ph carlozanzi
Tutti gli anni, qui in Val Gardena, un saluto speciale lo dedico agli amici Shalom, perché loro sanno di cosa parlo. Stasera Carla ha raccolto dei fiori, abbiamo entrambi pensato ai fiori che si raccoglievano proprio a quell'ora, da mettere sull'altare della chiesetta-garage dell'Alpenrose, per la nostra Messa quotidiana prima di cena. Gli stessi fiori che trovate qui.
domenica 31 luglio 2016
La mia scuola - 12
Non
ricordo particolari traumi, per il fatto di avere molti insegnanti e non un
solo maestro. Ed eccoli i miei prof. Italiano la professoressa Pedoja: severa,
pochi sorrisi, fra quelle che si lamentava con mia madre, per via dei miei
talenti non ben utilizzati. Storia e geografia la professoressa Bramanti: non
ho molti ricordi. Matematica la professoressa Musumeci: bassa,
meridionalissima, moderatamente severa. Il mio primo impatto con la lingua
straniera (inglese) non fu il massimo, ed ho subito evidenziato di non essere
portatissimo per le lingue non italiane. Inoltre la professoressa Isella ci
metteva del suo: molto bassa e rotondetta, lunatica, non simpaticissima.
Comunque in prima media arrivai al sette, come si nota dalla pagella. Musica la
professoressa Candela che, naturalmente, conosceva mia madre, anche lei prof.
di musica. Non ho molti ricordi, ma dovevo andare bene, visto che presi otto.
Disegno la professoressa Castano: una mamma, dolce e affettuosa. Applicazioni
tecniche il vicepreside Ermoli detto ‘Paperino’, per via della sua camminata.
Più che come prof. di tecnica (che era materia pratica) lo ricordo come
vicepreside, un finto severo, burbero per scherzo, che riprendeva i ragazzi,
segnava i nomi sul pacchetto delle Turmac (scatola rigida quadrata) ma poi
lasciava correre. Infine la mia materia preferita, ginnastica, con il mitico
Secchia. Mai visto in tuta una volta: pantaloni di velluto e giacchetta di
pelle scamosciata. Ma per questa materia dedicherò un capitoletto ad hoc. Non ricordo i miei insegnanti di religione.
12-continua
Auguri, Luisa
ph carlozanzi
Felice compleanno alla mia amica Luisa Oprandi che, pur poco gratificata in quanto a nomine in Consiglio comunale, non perde il suo buonumore.
Felice compleanno alla mia amica Luisa Oprandi che, pur poco gratificata in quanto a nomine in Consiglio comunale, non perde il suo buonumore.
Cambio d'umore
ph carlozanzi
Siamo a S.Cristina, in Val Gardena: due donne, dunque. E, come sanno gli uomini, basta una parolina non ben calibrata, e l'umore cambia. Alle 7 il sole, alle 9 nuvole e pioggia. Come per le donne, non è il caso di prendersela. Il sole tornerà.
Passo Gardena - 10°
ph carlozanzi
Stamani, domenica 31 luglio, la temperatura (sia a S.Cristina che al Passo Gardena) era di 10°. Alle 5.40 ero già in sella. Solo, la fatica-piacere della pedalata, i passi dolomiti che mi riportano al 1977 e poi ancora...Gli anni passano, il crono è sempre più alto, la soddisfazione resta immutabile. Piccole-grandi gioie della vita, senza le quali non ci sono scosse.
sabato 30 luglio 2016
venerdì 29 luglio 2016
La recensione di Donata
Solo oggi sono venuto a conoscenza di questa bella recensione, scritta dalla giornalista di Crema Donata Ricci (foto in alto, dal suo profilo fb) per la rivista 'Late for the sky', relativa al concerto di Mock & Greg Harris del 4 aprile 2015 a Castelleone. Pongo rimedio oggi.
GREG HARRIS with MARCO ZANZI
Castelleone (CR) Associazione Culturale ALICE NELLA CITTA’
4 aprile 2015
Alla vigilia di Pasqua, in un
tranquillo borgo della Bassa intento alla messa di mezzanotte, si officia il
rito pagano di un concerto country rock. Riflettendoci bene, chiamarlo
“concerto” mi sembra riduttivo, piuttosto parlerei di una ben più articolata
“esperienza”. In tanti anni di bulimia live non mi era mai capitato di
assistere ad un coming out
esistenziale di siffatta portata: “Ciao,
sono Marco Zanzi. Due anni fa i medici mi avevano dato tre mesi di vita, ma
sono ancora qui. Voglio continuare a fare musica per non sprecare neanche un giorno”. Dritto al cuore,
inchiodandoci alle sedie. “Niente paura
– aggiunge Marco – è proprio in questi
due anni che ho vissuto veramente, sono diventato addirittura più creativo.
Perciò lo dico a tutti: non mollate e tirate fuori il meglio anche dalle
situazioni più drammatiche”. A riprova, si materializza una serata
assolutamente scevra di cupezza, bensì luminosa e frizzante.
Dopo il breve set acustico di
Marco, lo raggiunge sul palco Greg Harris e da qui in poi i due pards,
supportati dalla sezione ritmica, liberano chitarre, banjo e violino in una
rilettura appassionata del songbook country rock. Ora, non voglio tediarvi con
note biografiche che già conoscete, al massimo permettetemi di rinviarvi alle
due esaustive monografie di Paolo Crazy Carnevale (LFTS n. 119 e 120). Soltanto
due cose: Greg Harris, classe 1952, è un californiano di San Diego, poi trasferitosi
in Texas, che tuttavia si è lasciato adottare di buon grado dal nostro paese,
tanto è vero che il suo ultimo disco, Long
lonesome feelin, è stato pubblicato, giusto l’anno scorso, dalla milanese
Appaloosa Records; Marco Zanzi invece è un varesino innamorato del suono
americano, tanto da dividere la propria attività artistica tra il Nord Italia
ed il North Carolina. Quello che piace è che insieme danno vita al mirabile
incontro di due culture. Ma Greg è anche un pezzo di storia del West Coast
sound e ha militato in formazioni leggendarie, Byrds e Flying Burrito Brothers
su tutte, cosa che non gli dispiace affatto ricordare questa sera. La scaletta
infatti è da brivido e si apre con un inequivocabile The gilded palace of sin, brano che appartiene alla sua recente
produzione ma che mutua il titolo, con legittimo senso di appartenenza,
dall’opera prima dei FBB. “I was only
seventeen in 1969…” potrebbe essere il classico incipit di innumerevoli
storie personali. Qui introduce il racconto dell’ iniziazione musicale di Greg,
in cui ci possiamo ritrovare in molti: l’amico che ha comprato un disco con le sudate
mance, il primo febbricitante ascolto carbonaro nella sua cameretta, il big
bang emozionale conseguente ed è fatta: con la musica si dividerà more uxorio la vita intera. Del resto si
trattava di Sweetheart of the rodeo. Poi
si dispiega un ventaglio di canzoni talmente storiche da comporre un bignami
del country rock: Streets of Baltimore,
Hickory wind, My back pages, Orange blossom
special, Christine’s tune (Devil in
disguise), Can you fool e potrei continuare. I Byrds
incontrano Dylan, Johnny Cash viaggia nello stesso vagone dei FBB e pure gli
Allman ci saltano sopra in corsa. Ballate epocali cui ogni parola recherebbe
danno: ci siamo cresciuti insieme e tanto basta. Qua e là Greg colloca le proprie
ultime composizioni, di ampio respiro e molto gradevoli, come Long road to nowhere e The last of the great old country rockers.
Il suono si colora talvolta di bluegrass, talaltra di western swing. E quando
annuncia “It’s fiddle time!” scatena
il violino in un’entusiasmante interpretazione di Take a city bride, con l’approvazione di Gene Parsons. Quando tocca
a Marco, ci propone la sua bella Time to
start again (Time to fly again), titolo decisamente autobiografico che ci
sentiamo di condividere e di considerare il nostro augurio affettuoso a questo
valente musicista e valoroso combattente. E così, mentre Greg e Marco duettano
in totale sintonia, il pubblico resta catturato per l’intera, generosa, durata
di due ore e mezza. Sono mancate all’appello della mia personale setlist
soltanto due canzoni, curiosamente corrispondenti ad altrettanti luoghi
geografici: Colorado, composta da
Rick Roberts nel periodo FBB e Mexico,
sognante ballata cofirmata Greg Harris/Rick Danko. Ma può bastare il ricordo
della genesi di Mexico secondo il
racconto dei protagonisti: Greg, Rick (Danko) e Rick (Roberts) sono sul bus
durante il tour per il ventesimo anniversario dei Byrds, anni 80; uno di loro
abbozza un ritornello, gli altri si uniscono con le armonie e ne viene fuori
una ballata che profuma di “sweet tequila”
e “soft warm nights down in Mexico”.
Questa notte padana non è esattamente
una warm night, anzi è piuttosto
fredda. Uscendo dal locale di Alice nella
città (a proposito: un plauso a questi ragazzi che da anni portano la
cultura in provincia) già pregusto il tepore di casa. Allora un pensiero grato
va a Greg, a Marco e a tutti quei musicisti di nicchia che battono circoli e
teatrini fuorimano, macinando asfalto e appoggiando custodie in camere
d’albergo sempre diverse, eppure sempre uguali. Non è certo una novità: spesso
i migliori concerti, quelli che sanno offrire non soltanto buona musica, ma anche
esperienze, rivelazioni, epifanie, quelli dove puoi fare la conoscenza dei musicisti
e chiacchierarci come fossero vecchi amici, ecco, i concerti di questo genere
sono estranei al circuito delle grandi agenzie di promozione. Viaggiano
sottotraccia e si sostengono sul passaparola. Ma poi ogni sera si attacca il
jack e si compie un altro piccolo miracolo.
Donata Ricci
La mia scuola - 11
L’anno
scolastico 1967-1968 mi condusse alla scuola media ‘Augusto Righi’, con doppio
ingresso: via Como per i maschi (foto), via Rainoldi per le femmine. Una sola sezione
era mista, quella dove stava il mio amico Gigi Alberti, che invidiavo. Non
avevano ancora edificato la media Salvemini di via Brunico, che per me sarebbe
stata più comoda, quindi la Righi era la scuola più vicina. Ci andavo a piedi.
Alle medie principiò quella che sarebbe stata una mia caratteristica, così
denunciata dai prof: “Bravo, sì, ma potrebbe fare di più.” In effetti la
passione per la ginnastica artistica e per lo sport in generale mi stava
coinvolgendo, rendendo meno appetibile la fatica dello studio. Per dirla in
pillole: sognavo di andare alle Olimpiadi, non di diventare un cervellone, un
luminare. Ritrovai molti compagni delle elementari, fra i quali quel Massimo
Bertottilli, mio amico del cuore. Tutte le mattine passavo da casa sua (abitava
in via Cairoli, in un palazzo di nuova costruzione), salivo su all’ultimo
piano, entravo, oppure lui mi raggiungeva sotto. Era una famiglia benestante,
nutrivo una certa soggezione. Suo fratello, di qualche anno più grande di noi,
portava i capelli molto lunghi, vestiva con tuniche, pareva Gesù di Nazareth.
Fu tra i primi ‘capelloni sessantottini’ di Varese.
11-continua
Val Gardena
ph carlozanzi
Come tradizione (e passione) vuole, passerò qualche giorno in Val Gardena. Ma non vi libererete tanto facilmente di me. Dovrebbe esserci la connessione, posterò foto e news. Certo, avrò meno tempo per stare qui...senz'altro è un bene...per tutti....
Come tradizione (e passione) vuole, passerò qualche giorno in Val Gardena. Ma non vi libererete tanto facilmente di me. Dovrebbe esserci la connessione, posterò foto e news. Certo, avrò meno tempo per stare qui...senz'altro è un bene...per tutti....
giovedì 28 luglio 2016
La mia scuola - 10
Mi
dilungherò un po’ di più sull’anno scolastico 1966/1967, perché ho del
materiale e perché è stata la quinta elementare con il maestro Angelo Visconti.
Non ho foto di classe di quell’anno, quindi sfrutto quella di mia fratello
Marco, che ebbe Visconti per ben tre anni. Un maestro all’antica, elegante,
signorile, severo, con tanto di bacchetta. Amavo molto la sua cannuccia con
pennino, l’inchiostro rosso che usava per i voti, la sua grafia, soprattutto
quando scriveva dall’otto in su, ma non regalava certo i voti e i dieci
arrivavano ogni morte di Papa. Ho conservato tre quaderni della mia quinta,
ogni tanto rileggo i temi, torno a quel tempo. Aveva diviso i banchi in file.
In quella dei bravi sedevano Lorefice, Vedani, Amatulli, Coppola, Zanzi e
Tenca. In quella dei bravini Mazzoleni, Rossi, Canedoli, Giannelli, Guarnieri e
Miraglia. In quella degli incerti Mirabito, Calaciura, Caravati, Bertottilli e
Gavioli. In quella degli asini Cornelli, i fratelli Ramondino, Ferioli e
Marchiorato. Era arrivato forse proprio in quinta Massimo Bertottilli, che sarà
uno dei miei migliori amici alle medie. Ricordo che il maestro bacchettava
soprattutto Claudio Mazzoleni, che era spesso agitato e giocherellava con gli oggetti
sul banco. Una mattina prese quegli oggetti e li fece volare giù dalla
finestra. Non ricordo nulla degli esami. Sul libretto scolastico così scriverà di
me Angelo Visconti: ‘Alunno serio,
disciplinato, dotato di buona intelligenza, che completa con una continua e
costante applicazione nello svolgimento di ogni suo dovere. Promette bene per
gli studi futuri.’
10-continua
Baci
Casualmente mia figlia Maddalena ha scattato questa foto in via Verdi, proprio sotto l'appartato terrazzino dei Giardini Estensi dove, nell'estate della mia terza media, 1970, io e pochi altri ci esercitavamo nel 'gioco della bottiglia', il gioco dei primi baci.
Oggi bacio il piedino di Tommi.
La differenza
Ho sempre ascoltato musica. La differenza fondamentale è che da giovane non avevo le cuffie e stavo sdraiato sul letto, la musica usciva da un registratore a nastri e sognavo ad occhi aperti (o chiusi)...oggi ho le cuffie senza filo, ascolto musica mentre cucino o rifaccio i letti....E i sogni? Qualcuno sì, ancora......
Mock torna in un libro
Anche se mancano ancora due mesi, oggi ho avuto la conferma definitiva della data e del luogo, quindi comincio ad avvisare chi è interessato. Sabato 24 settembre, ore 16, Sala Campiotti della Camera di Commercio, in piazza Monte Grappa, a Varese, verrà presentato il libro 'Marco Mock Zanzi, the banjoman'. Vedete in alto la copertina, curata nel disegno e nella grafica da Manuela Huber, mentre in quarta di copertina ci sarà Mock fotografato da mia figlia Valentina, durante lo spettacolo a Castelleone dell'aprile 2015. Altro per ora non aggiungo.
mercoledì 27 luglio 2016
Luce
ph carlozanzi
Stamani Varese è accarezzata da una bella luce. Questa è la prima immagine che ho incontrato, uscendo sul balcone alle 7 del mattino. Buona luce.
Stamani Varese è accarezzata da una bella luce. Questa è la prima immagine che ho incontrato, uscendo sul balcone alle 7 del mattino. Buona luce.
La mia scuola - 9
E
siamo all’anno scolastico 1965-1966, la mia quarta elementare. Nuovo cambio di
maestra, arriva un’altra giovane maestrina, Luciana Pappafava Cassini. E’ la
moglie del direttore didattico Pier Paolo Pappafava, che ogni tanto viene a trovare
la moglie. Ricordo più lui che lei, soprattutto perché era molto abile nel
disegno e ogni tanto faceva disegni alla lavagna. E’ l’unica maestra che vedo
ancora, abitano entrambi dietro casa mia. I voti sono buoni, la voglia di
studiare c’è. Probabilmente è proprio in quarta elementare che presi l’abitudine
di alzarmi presto la mattina. Mio fratello Guido era in prima media,
probabilmente aveva qualche difficoltà di studio e mia mamma Ines si alzava
presto la mattina, per aiutarlo. Vedendo la luce accesa, iniziai anch’io a
sfruttare le prime ore dell’alba, facendo presto colazione. Ricordo che mi
venne la fissa di imparare poesie a memoria. Fra le altre, ricordo ‘La
cavallina storna’. E’ una consuetudine (quella di sfruttare le ore del mattino,
che hanno l’oro in bocca, come si dice) che da allora ho sempre conservato.
9-continua
A me non manca nulla
Visitando la comunità romana di Villa Nazareth, lo scorso mese di giugno, Papa Francesco ha accolto con molta disponibilità la domanda di un giovane: "Ha mai avuto dubbi di fede?" Così ha risposto il sommo (e assai umano) pontefice: "Sì, da ragazzo, da seminarista, da religioso, da prete, da vescovo e anche da Papa...Se un cristiano qualche volta almeno non ha avuto dubbi di fede, a quella fede manca qualcosa."
Consideravo che a me non manca proprio nulla.
Il nuovo libro di Laura
Complimenti alla mia amica e collega Laura Veroni, oggi in festa per l'uscita del suo nuovo romanzo, un thriller che evidenzia il lato 'inquietante' della tranquilla Città Giardino, una Varese che non ti aspetti. Per ora si trova (il libro) alla Feltrinelli, ma a breve anche alla Mondadori e alla Giunto. Mi ha persino citato fra i ringraziamenti. Auguro al libro un avvenire radioso!
martedì 26 luglio 2016
La mia scuola - 8
Apro
una parentesi, per ricordare la caratteristica del sabato mattina, alle
elementari ‘Cairoli’, negli anni Sessanta. Si finiva a mezzogiorno, e verso le
11 le classi venivano radunate nell’atrio d’ingresso e sulle scale. Quante
classi erano? Suppongo almeno dieci, visto che le classi erano divise in
maschili e femminili. A quel punto il protagonista diventava il maestro Angelo
Visconti, che suonando un piccolo organo, faceva lezione di canto corale.
Ricordo il ‘Va’ pensiero’ (dal Nabucco di Giuseppe Verdi), ‘Erompa spontaneo…Varese
tu sei la più bella…’ e poi un canto ridicolo e infantile (‘Il gattino accanto al
fuoco’). Non ricordo il ruolo del maestro Carinella durante i canti, so che
veniva a scuola in bici. Una volta al mese, e forse proprio al sabato, per finire
in gloria una mattinata già di per sé leggera, veniva regalato ai ragazzo il
mensile ‘La via migliore’, edito dalla Cassa di Risparmio delle Provincie
Lombarde. Lo scopo della rivista era l’educazione al risparmio, io amavo alcuni
fumetti, che ora non ricordo.
8-continua
Auguri, Adelio
Sebbene prendendo l'ultimo treno, arrivo in tempo per gli auguri di buon compleanno al mio amico Adelio...nonno Adelio!
La pompa
In genere la mattina parto bello gonfio come un pallone pronto per la partita. Poi durante la giornata qualche spillo malandrino buca e sgonfia a poco a poco la palla, sicché ciò che sembrava utile, creativo, importante diventa inutile, banale, secondario. Mi affloscio e non rimbalzo più, ma corro subito a cercare la pompa. A volte la trovo, altre volte ci metto un po'. E se va male, occorre una nuova notte per riprendere, la mattina, la partita.
lunedì 25 luglio 2016
La mia scuola - 7
E
siamo all’anno scolastico 1964-1965, la mia terza elementare. Altro cambio di
maestra, arrivò Maria Pedretti, giovane e bella. E mi innamorai anche di lei.
Ricordo ancora l’usanza della mia famiglia di regalare la colomba pasquale alle
maestre. Non so come ci arrivai da lei, che abitava in viale Aguggiari. Certo
mi accompagnarono i miei genitori, suppongo, ma non in auto, visto che non l’avevamo
ancora acquistata. O in bici o in bus. Ancora ricordo quella mattina, durante
le vacanze pasquali. Come si nota dalla pagella, me la cavavo bene. Mi ha
colpito il alto a destra il timbro della S.p.A. Magazzini Standa di piazza
Monte Grappa. Che ci faceva quel timbro su una pagella scolastica?
Probabilmente una forma di sponsorizzazione, la Standa avrà pagato il costo
della stampa delle pagelle. Non capisco perché uno dei voti più bassi resta l’educazione
fisica, solo otto, quando proprio in quel 1965 diedi inizio alla mia brillante
carriera di ginnasta alla Varesina.
7-continua
Lentezza
ph carlozanzi
Stamani, salendo (lentamente) con gli skiroll verso il Sacro Monte, pensavo alla lentezza, caratteristica della mia età....e di chi è più vecchio di me. A parte Morandi e Baglioni (che cercano di ripetere esattamente allo stesso modo, anche nei gesti, le loro canzoni, alla ricerca dell'eterna giovinezza), molti altri cantanti, riproponendo i loro pezzi forti, lo fanno a ritmo più lento, curando l'accompagnamento, i dettagli. Ho in mente ad esempio 'Alice' cantata da De Gregori-Ligabue, ma penso anche a James Taylor e a tanti altri. Lentezza, cioè gustare l'attimo sapendo che non ce ne saranno ancora molti, che non è il caso di affannarsi, che la qualità supera la quantità.
Stamani, salendo (lentamente) con gli skiroll verso il Sacro Monte, pensavo alla lentezza, caratteristica della mia età....e di chi è più vecchio di me. A parte Morandi e Baglioni (che cercano di ripetere esattamente allo stesso modo, anche nei gesti, le loro canzoni, alla ricerca dell'eterna giovinezza), molti altri cantanti, riproponendo i loro pezzi forti, lo fanno a ritmo più lento, curando l'accompagnamento, i dettagli. Ho in mente ad esempio 'Alice' cantata da De Gregori-Ligabue, ma penso anche a James Taylor e a tanti altri. Lentezza, cioè gustare l'attimo sapendo che non ce ne saranno ancora molti, che non è il caso di affannarsi, che la qualità supera la quantità.
La mia scuola - 6
Senz’altro
in prima e seconda elementare usavamo per scrivere la penna-cannuccia col pennino.
Ricordo almeno tre tipi di pennini: quello a forma di Tour Eiffel, quello
diritto e quello a forma di cuore, il mio preferito (vedi foto, anche se il mio
era di color argento). I banchi avevano il calamaio, e quando l’inchiostro era
finito si chiamava il mitico bidello Venzin, alto, magro, naso lungo, che
arrivava con la bottiglia dell’inchiostro e uno straccio per pulire le gocce.
Ricordo che il calamaio aveva un coperchietto rosso, per chiudere e non far
evaporare il liquido nero. Con Venzin lavorava da bidella anche la moglie, bassa
e con problemi di udito. Erano anche i custodi della scuola. Nel quaderno
avevamo sempre la carta assorbente, da utilizzare dopo la scrittura, per non sporcare
la pagina. Non ricordo esattamente quando passammo alla stilografica con
inchiostro incorporato, credo in quarta o in quinta elementare. Della refezione
ricordo la pastasciutta a forma di conchiglia, con il grana attaccaticcio,
servita nelle scodelle, e una ragazza più grande di me. Ricordo il profumo del
suo grembiule bianco. Ricordo che dopo mangiato, se lei sedeva vicino a me, io
reclinavo la testa sulle sue gambe. Era un po’ mamma un po’ ragazza, della quale
certamente e segretamente mi innamorai.
6-continua
domenica 24 luglio 2016
Auguri a Ines e Mario
Felice anniversario di nozze ai miei genitori Ines e Mario. Qui siamo nel luglio del 1978, in occasione del loro 25° di nozze, all'ingresso della chiesa del Lazzaretto, con don Angelo Morelli. Immagino che la foto l'abbia scattata mio fratello Guido, visto che manca all'appello.
La mia scuola - 5
Ecco
le mie pagelle di prima e seconda elementare, che mi permettono di completare
ciò che ho scritto sino ad ora. Anzitutto scopro che la maestra di prima si
chiamava Carla, e scopro che tutto sommato, visti i voti, non è che fossi
proprio discolo e non studioso. Soprattutto mi ha colpito il nove in condotta, confermato
anche alla fine dell’anno, nonostante il grave episodio della penna
stilografica. Il che significa che fu tremendo soprattutto nella mia memoria, e
nelle reazioni di mio padre. In seconda elementare comunque il nove diventa
dieci in condotta, a giustificare il mio cambiamento. Inoltre non ricordavo che
la secondo si concluse con gli esami, i miei primi esami. Infatti con la
maestra Angela Spotorno abbiamo la firma di una commissione, composta fra gli
altri dal maestro Angelo Visconti. Si andava a scuola tutto il giorno, mattino
e pomeriggio. Il giovedì vacanza, il sabato solo al mattino. Nonostante la
vicinanza della mia abitazione, e il fatto che mamma Ines non avesse ancora
ripreso ad insegnare, a mezzogiorno mi fermavo alla refezione.
5-continua
Ammutolisco
Ieri sono stato a cena da carissimi amici. Soprattutto quando sono a cena con amici di Comunione e Liberazione, o della Comunità Shalom (la mia comunità) arriva, in genere verso le 22.30, il momento del discorso serio, quando anche l'espressione dei volti cambia, e così il tono della voce. Finché si parla di sport, libri, scrittura, figli, nipoti, del meteo, di scuola....me la cavo, quando si fanno discorsi seri, su Dio, su problemi etici, su fatti di cronaca che abbisognano di profonda preparzione, ecco, allora ammutolisco. Non avendo una linea di 'partito' da seguire, non so che dire. Ma avrai pure una tua opinione....Direi che in quel campo ci sono sempre i lavori in corso.
La mia scuola - 4
Quelle
botte mi cambiarono. Dalla seconda elementare diventai il classico bravo
bambino studioso. Quelle botte forse furono l’ultima goccia, nel senso che già
da tempo, a seguito delle sgridate, stavo cercando di modificare il mio
carattere vivace, condizionato da un forte senso del dovere. In seconda ci
riuscii. Non so se fu un bene o un male, persi spontaneità. E ho anche la foto
di quell’anno scolastico 1963-64, sempre alla ‘Cairoli’. Ho un dolce ricordo
della maestra Spotorno. La classe si era dimezzata rispetto alla prima, dato
che i bambini del Belforte entrarono nella loro nuova scuola. Arrivarono i
banchi singoli, moderni, si usava la penna col pennino e l’inchiostro. Fra i
miei compagni di classe, alcuni sono ancora miei amici e ci vediamo: Dino
Lorefice, Enrico Giannelli. Altri non li vedo da tempo: Raffaele Vedani,
Fabrizio Canedoli, Massimo Calaciura, Luciano Guarnieri, Toto Coppola, Fabio Liberatore…alcuni
non li ho mai più rivisti. Io e Toto Coppola eravamo i migliori della classe, e
saremmo rimasti tali sino in terza media.
4-continua
sabato 23 luglio 2016
Auguri a Benedetta e Paolo
Augurissimi alla mia ex alunna Benedetta (grande sportiva) e a Paolo, sposi da ieri, 23 luglio. Evviva!
La mia scuola - 3
Il
primo ottobre del 1962 davo inizio alla mia carriera scolastica vera e propria,
cioè quella nella quale si studia, si scrive, si legge….alla scuola elementare
‘Cairoli’ di via Cairoli, a Biumo Inferiore, a pochi metri dalla mia abitazione
di viale Belforte 10/m. La mia prima maestra si chiamava Buizza, eravamo oltre
40 alunni, non era ancora completata la scuola elementare di via Brunico, che
avrebbe accolto l’anno dopo i bambini di quella zona. Ricordo poco: i banchi di
legno, dove si stava in due (foto), e ricordo che ero un alunno piuttosto discolo. Con
noi anche il figlio della maestra, Carlo (oggi noto medico), che aveva un anno
in meno e che la mamma non lesinava a rimproverare. Era una classe di soli maschi. Ma soprattutto ricordo
quella lunga nota, che meritai verso la fine dell’anno e che segnò un passaggio
fondamentale nel mio mutamento. Mentre la maestra girava fra i banchi a
guardare i quaderni, salii in cattedra, affascinato dalla sua penna stilografica,
la aprii, cercai di scrivere qualcosa, non so, la richiusi di fretta, piegai il
pennino. Mi vide (o forse qualcuno fece la spia), mi scrisse una nota lunga una
pagina. A casa ricevetti da mio padre una punizione corporale clamorosa.
3-continua