lunedì 30 dicembre 2019

Tolo Tolo

                                                                                               ph carlozanzi


Persino il nuovo film di Checco Zalone, Tolo Tolo, contribuirà al restauro del Duomo di Milano. Però chiede un po' di spazio sul bianco marmo di Candoglia. Giusto? Sbagliato? Comprensibile? Accettabile? Scandaloso? Ai posteri l'ardua sentenza. 

Assunzione

                                                                                            ph carlozanzi


Maria assunta, sale sopra i cieli di Milano. Vigila la stella del grande albero di Natale, in piazza Duomo. 
E' una fredda e serena giornata d'inverno. Milano è stracolma di turisti, di milanesi, di ricchezza, di povertà, esibita persino in Galleria, fratelli senza fissa dimora che dormono sopra cartoni, avvolti in coperte, mentre i più, compreso il sottoscritto, girano per negozi e scattano foto.  

domenica 22 dicembre 2019

Il racconto di Simone



Ecco il tradizionale racconto natalizio del mio amico Simone Mambrini.


Dinon.

Dinon (con l'accento sulla o), all'anagrafe Dino Pellizzari, faceva ancora il pescatore giù al lago. Era rimasto solo lui, ormai. Troppa fatica per pochi soldi, dicevano, ma lui era rimasto; e se la passava comunque discretamente, perché i ristoranti del paese non disdegnavano certo di offrire a sorpresa, fuori menù, del pescato fresco.
Aveva il suo capanno, poco distante dalla riva, e nei mesi caldi ci dormiva; le due stanze in paese gli servivano solo durante la stagione fredda. Abitava nel posto più strano che si potesse immaginare, per uno come lui: per raggiungere casa doveva aprire un portoncino che dava sulla strada, e salire una rampa di scale. E fin qui niente di particolare, solo che il portoncino si trovava sul lato sinistro della chiesa. Quando avevano ampliato l'edificio, prima della guerra, avevano forse pensato di ricavare un alloggio per il campanaro, o qualcosa del genere. Per cui ora, da quando aveva preso in affitto quei locali, si ritrovava come casa due stanze strette e lunghissime, con le finestre che davano sulla strada, e i muri interni curvi, perché seguivano dall'esterno la forma tondeggiante delle cappelle laterali.
Il suo rapporto con la Chiesa, però, era solo quello. Una volta al mese portava i soldi dell'affitto al parroco, che gli rilasciava la sua bella ricevuta, insieme alla battuta: “Salve, Dinon. Se qualche volta le scappasse di sbagliare ingresso ed entrare dalla piazza, non sarebbe mica male.” E lui rispondeva, invariabilmente: “Signor prete, si accontenti di avere almeno uno che entra in chiesa tutti i giorni, anche se da un'altra porta: di questi tempi non è poco, non crede?”. Poi gli voltava le spalle, dopo essersi toccato il cappello in segno di saluto.
Già, il cappello. Non se lo toglieva mai: inverno cuffia di lana calcata a coprire tutto il copribile, estate cappello con visiera. Ed era una cosa sufficiente, per un paese come quello, per canzonarlo o per discutere sul motivo. Chi diceva che sotto era pelato e che i capelli che uscivano dalla versione estiva in realtà fossero posticci e facessero parte del cappello, chi sosteneva che avesse saputo “da un amico dell'amico” che si fosse fatto tatuare un disegno orribile, volgare, o un simbolo politico.
Lui continuava a fare la sua vita, e non entrava mai da nessuno, nemmeno dal parroco per consegnare i soldi dell'affitto. La faccenda avveniva nel porticato di ingresso della casa parrocchiale. Al bar ci andava solo se il tempo consentiva di usare i tavolini all'aperto, e ordinava il suo solito bicchiere. Così il cappello non se lo toglieva mai e non passava per maleducato. Ovviamente per lo stesso motivo (almeno così diceva quando gli amici lo prendevano di mira durante le bevute) non andava mai in chiesa “entrando dalla piazza, come vorrebbe il parroco”.
        “Ehi, Dinon! Ma il cappello in casa tu lo togli?”
“Ehi Dinon! Ma quando ce la farai vedere la tua testa?”
“Io il cappello lo tolgo solo quando entro in chiesa.”
“Eh ma tu non ci entri mai...”
“E tu cosa ne sai?”
Ogni volta il discorso, a quel punto, cadeva.
Una sera di novembre, dopo che una nebbia ostinata lo aveva inumidito fino alle ossa, si ritrovò col solito gruppetto. Arrivati al punto in cui il discorso cadeva, il Dinon con la coda dell'occhio vide che dietro di lui, sotto ai portici stava passando proprio il parroco, intento a fare il giro delle case per le benedizioni. E stavolta non lo fece cadere.
“Chi lo sa? Quest'anno magari alla messa di Natale ci potrei anche venire...certo, basterebbe non dover sentire un predicone infinito sulle solite storie...”
Il tono con cui si era espresso non sarebbe potuto sfuggire al parroco, né del resto a tutto il circondario, ma il prete fece finta di nulla. Ohibò, ma come poteva Dinon, che in chiesa non si faceva vedere mai, conoscere gli argomenti delle sue omelie? Rimuginando tra sé sull'accaduto, e pensando chi mai potesse parlare con Dinon di quelle cose (certo non i suoi amici del bar, che quanto a frequentazione non erano certo da meno) raggiunse più tardi la canonica, dove Armida, la donna che ogni giorno si occupava della casa e di lasciargli un piatto caldo per cena, stava concludendo le ultime operazioni prima di andarsene.
“Buonasera, Don Mario!”
Il prete rispose al saluto, e dopo due convenevoli sul tempo e su come era andata la giornata, le chiese a bruciapelo: “Mi toglie una curiosità? Cosa pensa delle mie omelie?” .
La donna oppose dapprima un silenzio imbarazzato, sorpresa di sentirsi rivolgere una domanda del genere, poi rispose: “Beh...direi che sono...belle...a volte magari un po' lunghine...”
“Ecco lo sapevo...nemmeno le ascolta. Eppure mi impegno così tanto a prepararle. Avrà mica ragione il Dinon?”. In effetti ogni venerdì sera si dedicava a preparare la predica, perfino provandola, stabilendo i punti in cui alzare la voce, o fare qualche gesto. Lasciava qualcosa all'improvvisazione; soprattutto se tra i fedeli scorgeva qualcuno cui doveva dir qualcosa, faceva in modo di far arrivare il messaggio. Stranamente, però, questa cosa non aveva un grande effetto, anzi a volte quella persona poi spariva...avrà mica ragione, il Dinon...
E di lì a qualche giorno, il Dinon arrivò, all'appuntamento mensile per l'affitto. Puntuale ed ignaro del fatto che il prete non si sarebbe comportato come sempre.
“Salve, Dinon. Come va la vita, il lavoro? Come stai?”
“Signor prete, si accontenti di avere qualcuno che...eh?! Cos'ha detto?”
“Ti ho chiesto come va...anzi, facciamo così, hai voglia di farti un bicchierino al bar?”. Prima che Dinon avesse il tempo di rifiutare, lo aveva già preso sottobraccio e stavano camminando sulle pietre che lastricavano la piazza.
Sorpreso dall'interesse del sacerdote, Dinon aveva cominciato a parlare: di sé, del lavoro che gli dava da vivere “anche se non son più i pesci di una volta”, e così via. E si diedero appuntamento per un altro bicchiere la settimana successiva, e quella dopo ancora. Dai suoi discorsi, Don Mario capì che dietro a quella faccia scolpita dalla fatica c'era un uomo attento, sensibile, e soprattutto che era sempre al corrente di quello che aveva detto in predica: “Domenica scorsa ha fatto un discorso che mi sembrava di sentire l'assessore ai servizi sociali, ma io a messa mica ci vengo per quello che dice lei, sa?”
“A parte il fatto che tu a messa non ci vieni...e io non so come tu faccia a sapere quello che dico io, sarebbe bello che tu ci venissi perché lì c'è il Signore, non ti pare?”
“E io è per quello che ci vengo, anche se lei non mi ha visto, ed è per questo che so cosa dice in quei prediconi che fa...”
Il prete ormai era fuori di sé dal nervoso: “Ma come fa quell'uomo a sapere cosa dico? E' un solitario, i quattro amici che ha son come lui...possibile che lui venga in chiesa e io non lo veda?”. La domenica successiva, poco dopo l'inizio della messa sentì provenire dalla volta un cigolio, alzò istintivamente lo sguardo, e capì: una finestrella, poco più di una presa d'aria, che Dinon apriva dalla cucina del suo nido, verso l'interno. Spariva la faccia di un angelo che completava l'affresco della volta e appariva la sua.
E non se ne era mai accorto prima!
“Ti ho beccato, Dinon!” Gli disse poi, in uno dei loro incontri al bar.
“Solo perché stavolta ero in ritardo, altrimenti il primo canto mi avrebbe coperto quel maledetto rumore...”
“Prima o poi lo avrei sentito comunque,  i fedeli son sempre di meno...”
“Non dopodomani, Don Mario. Vedrà che ci sarà tutto il paese. Da quando ho detto che forse verrò alla Messa di Natale son tutti in fibrillazione per vedermi senza cappello”.
“Ah... bel motivo per venire in chiesa!”, rispose il prete.
“E io cosa le avevo detto? Mica vengo in chiesa per quello che dice lei...e neanche loro, a quanto pare...”
E arrivò anche la Vigilia di Natale, e la messa di mezzanotte. La chiesa era già piena un'ora prima, e Don Mario sbirciava dalla sacrestia tutta la gente che aspettava Dinon. In realtà lo aspettava anche lui, nonostante ogni tanto buttasse un occhio alla finestrella. “E' capace di aver messo in piedi lo scherzone, quello lì...” 
Ma a un certo punto entrò, con il cappello in mano, e rimase in fondo, dove del resto era obbligato a stare visto il pienone. Il sacerdote non diede tempo ai curiosi di girarsi, perché spense le luci e l'organista attaccò...
Dopo aver letto il Vangelo scese alle prime file, e si avvicinò alla Signora Luisa, che teneva in braccio il primogenito, nato da poco. Le sussurrò qualcosa e un istante dopo era in mezzo alla navata centrale, con il bimbo serenamente addormentato in braccio,
E con voce chiara, netta e udibile anche in fondo alla piazza, pronunciò l'omelia: “Se non siete venuti qui per questo, siete venuti per niente.”
Dinon, in fondo alla chiesa, sorrise.
E nessuno badò al fatto che sulla testa, sotto al cappello, aveva dei normalissimi capelli.

Simone Mambrini

E' nata Sveva

                                                                                             ph carlozanzi


Ieri, 21 dicembre, primo giorno d'inverno, alle 18.10 è nata Sveva, figlia di mia nipote Silvia e di Andrea, nonché prima nipotina di mio fratello Guido e di Nicoletta. Evviva! La neve di Santa Lucia sulle camelie invernali (foto) in verità si è sciolta, Sveva ha trovato nel suo secondo giorno di vita la primavera.

giovedì 19 dicembre 2019

Nei giorni di pioggia

                                                                                                ph carlozanzi


Nelle tristi giornate di pioggia guardo le nuvole e immagino il sole. O guardo foto scattate nei giorni sereni, come questa che mostra i grattacieli di Milano, visti dal mio amato Sacro Monte. E così sopravvivo.

lunedì 16 dicembre 2019

Cori Vidoletti e Amici miei



Concerto di Natale sabato sera, nella chiesa di Calcinate del Pesce, per i cori 'Vidoletti' di Varese e 'Amici miei' di Calcinate del Pesce.



sabato 14 dicembre 2019

Il sorriso di Cesare

                                                                                              ph carlozanzi


E' stato presentato ieri sera, nell'aula magna della Scuola Manfredini alla Valle Olona, il libro 'Il sorriso di Cesare', biografia di Cesare Montalbetti, morto sette anni fa dopo una vita spesa al servizio della famiglia, della Chiesa, della società, dell'uomo nel bisogno. Presenti i due autori (Riccardo Prando che ha curato la prima parte, quella più istituzionale) e la figlia di Cesare, Anna Montalbetti (che ha curato la sezione più intima). Moderatore il giornalista Paolo Grosso, era presente anche l'editore Pietro Macchione, che ancora una volta ha voluto raccogliere la storia di un illustre personaggio varesino, che meritava un simile ricordo. Molte le testimonianze raccolte nel volume, ad esempio quella dell'ex prevosto Mons. Peppino Maffi, che definisce Cesare "...cristianamente esemplare, un santo, cioè una persona che ha saputo interpretare bene la vita..." Prando ha parlato di testimonianze belle, forti e vere, riconoscendo di aver scoperto una persona con la P maiuscola, un testimone della fede, capace di non cedere ai compromessi, consapevole della forza della fede. Anna Montalbetti ha invece aperto le Agende sulle quali Cesare scrivere puntualmente, sino agli ultimi giorni quando, sofferente per la malattia, trovava la forza di scrivere che la vita è bella, chi si affida a Dio gusta  il paradiso in anticipo... Hanno portato la loro testimonianza, fra gli altri, Raffaele Cattaneo, Costante Portatadino, Alessandro Alfieri, Robi Ronza, Roberto Molinari.    

venerdì 13 dicembre 2019

Bianco e rosa

                                                                                                ph carlozanzi


13 dicembre 2019: neve sulle camelie invernali

giovedì 12 dicembre 2019

Una notte, tanti anni fa

                                                                                             ph carlozanzi


Una discussione fra marito e moglie, su un tema importante: chi porta i doni ai bambini, la notte di Natale? Due tesi contrapposte: Gesù Bambino e Babbo Natale. Marta e Fabio cercano un accordo, ma è soprattutto Marta che ci si mette d'impegno, pensa, immagina una mediazione a tutto vantaggio di Martino, il loro bimbo di tre anni. L'idea, un testo scritto, i disegni, un libretto che deve restare intimamente familiare. Marta trova la chiave per aprire la porta di una possibile, fattiva collaborazione fra il bimbo di Maria e Giuseppe e il nordico omone dalla barba bianca. Marta è una giovane donna che non ama farsi pubblicità, che conserva gelosamente ciò che è della sua famiglia. Ma -sollecitata da voci amiche- l'autrice di 'Una notte, tanti anni fa' comincia a pensare che quella storia semplice potrebbe interessare ad altri, favorire un dialogo su un tema non secondario. Ecco allora la pubblicazione del libro da 'Youcanprint' e la presentazione ieri sera, presso la Scuola per l'infanzia 'Foscarini' (con Asilo nido integrato Il Bozzolo) di Cartabbia, frequentata da Martino. Ecco in foto l'autrice, Marta Zanzi (a destra) con la maestra Sara, che con entusiasmo ha accolto la proposta. 
Molti libri per bambini parlano di Babbo Natale, decisamente meno di Gesù Bambino, in rari casi le due storie si incontrano...Marta ha avuto una buona idea, val la pena cercare il libro nelle librerie varesine o visitare il sito www.unanottetantiannifa.it  

lunedì 9 dicembre 2019

Il sorriso di Cesare



Verrà presentato venerdì 13 dicembre (ore 17.30, Scuola Manfredini, via Merano 3, Varese Valle Olona) il libro scritto da Anna Montalbetti e Riccardo Prando 'Il sorriso di Cesare', cioè la storia di Cesare Montalbetti, che ho avuto il piacere di conoscere e che così mi piace ricordare:


Cesare, ‘imperatore’ di solidarietà

Ho conosciuto Cesare Montalbetti alla fine del 1992. Io cominciavo la mia carriera di giornalista politico per il settimanale ‘Luce’, lui, da poco in pensione, dava inizio alla sua esperienza in Consiglio comunale a Varese, un’assise che vedeva la Dc all’opposizione, la Lega Nord dominare (e lo farà per molti anni) la scena. Dopo tangentopoli e l’epurazione di un’intera classe politica, la Democrazia Cristiana cercava il riscatto, la sopravvivenza e uomini nuovi. Avevano preparato un pieghevole che aveva per titolo ‘Le ragioni del cuore’….sottotitolo ‘Non è necessario distruggere tutto per cambiare gli uomini che hanno sbagliato. Non votare contro qualcuno, ma per la rinascita della città.’ Montalbetti si era buttato con coraggio e passione, era stato eletto in consiglio comunale a Palazzo Estense e lì ebbi modo di notare in quegli anni la sua gentilezza e la sua serietà. Nell’estate del 1993 venne eletto come segretario cittadino della Dc, feci cronaca dell’evento sul settimanale ‘Luce’, con il pezzo dal titolo ‘Un Cesare per l’ex impero Dc’. L’articolo così attaccava: “Non Cesare Giulio, o Augusto, ma solo Montalbetti, come non è più un impero la Dc, ma un fantasma in cerca del suo corpo: anzitutto quello elettorale, che ha mutato abito. Il Cesare delle Acli, socio della Coop. Primavera 84, uomo della solidarietà, prende la poltrona di Angelo Monti…”
Così si definiva il nuovo segretario di Varese: “Non sono strumentalizzato da nessuno, né dai dorotei né dal Movimento popolare né da altre correnti. Ho amici in Cl ma sono amico di Navarro, Chirillo, di Fiori e di tanti altri. Le correnti hanno appiattito il partito. Non si dialogava più. Questa è la lotta da combattere…La mia linea politica è quella dei grandi valori e dei grandi uomini: De Gasperi, La Pira, Moro. La politica deve permettere di incarnare i valori evangelici nella vita di tutti i giorni, primo fra tutti la solidarietà…”
Poi nacque il Partito popolare e poi anche Cesare lasciò la politica e si occupò d’altro. Io stesso agli inizi del nuovo millennio smisi di seguire il Consiglio comunale.
Proprio in quegli inizi Duemila incontrai Montalbetti in centro, a Varese. Era sempre sorridente e attivo, ci fermammo a dialogare, si parlò della famiglia, dei figli, io gli feci notare la mia apprensione di padre, messo alle corde dall’adolescenza delle mie ragazze. Lui disse: “Caro Carlo, non ti preoccupare, c’è sempre un nonno che prega per i nipoti!” E io risposi: “Caro Cesare, se è per quello, c’è anche un padre che prega per i suoi figli…” Una stretta di mano e ci salutammo. Non lo rividi più.

Una questione di luce

                                                                                              ph carlozanzi


Dopo aver risolto due intricate questioni di morti ammazzati (si leggano i libri 'Il quadrato del cerchio' e 'Assassinio in sagrestia'), Chiara Dolci, fra scartoffie da analizzare e barrette di cioccolato da mangiare, ci aggiunge una nuova indagine da detective dilettante, dall'esito però professionistico. Torno dunque nelle librerie con il suo terzo romanzo giallo Giancarla Giorgetti, già nota ai lettori varesini. Titolo: 'Una questione di luce', primo volume della collana giallo NEM (Nuova Editrice Magenta). Abbiamo una foto di una cordata di giovani sul nevaio della Fradusta, foto che diventa un quadro, quadro che nasconde un segreto. Dice l'autrice: "E' la giusta dose di luci e ombre che conduce alla verità." Il libro è stato presentato sabato 7 dicembre all'oratorio 'Molina' di Biumo Inferiore. La Giorgetti ha dialogato con Paola Mazzucchelli. Presenti fra gli altri Dino Azzalin (editore NEM), il giornalista Rai Alberto Mentasti, la poetessa Rita Clivio e Claudio Mazzoleni,  il fotografo autore dello scatto incriminato. Bene, leggeremo e vi diremo. Intanto chi già conosce l'autrice o desidera 'incontrare' questa scrittrice varesina, non ha che da recarsi in libreria.
Per info: www.nemeditore.it

sabato 7 dicembre 2019

Cuore e Benessere

                                                                                            ph carlozanzi

'Amici del cuore Onlus' ha organizzato stamani, sabato 7 dicembre, al Collegio De Filippi di Varese, un interessante convegno dal titolo 'Cuore e Benessere-Conoscere il nostro cuore per poterlo curare'. Ed è il caso di fare attenzione al nostro cuore, visto che le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di mortalità nel mondo occidentale. Presidente del Convegno il cardiologo Giuseppe Calveri, non nuovo a queste iniziative aperte alla cittadinanza. Ed è un vero peccato che la cittadinanza non abbia partecipato in massa, vista fra l'altro la qualità dei relatori, cardiologi del nostro ospedale: Ylenia Bertelli, Fabio Buzzetti, lo stesso Calveri, Battistina Castiglioni, Carlo Dajelli Ermolli, Emilio Miglierina, Alessandro Orrù, Manuela Pace e Claudio Tamborini (in foto). 
Per info: Amici del Cuore Onlus Via Speroni 1 Varese 0332-282328

venerdì 6 dicembre 2019

Festa degli Auguri e Calandàri 2020

                                                                                                ph carlozanzi


Ieri sera, giovedì 5 dicembre, il Salone Estense del Palazzo Comunale di Varese ha accolto i varesini che hanno partecipato alla tradizionale Festa degli Auguri natalizi della Famiglia Bosina. Il regiù Luca Broggini ha fatto gli onori di casa, accogliendo autorità e cittadini senza titoli ‘nobiliari’, desiderosi di trascorrere una serata fatta di buon cibo, dialoghi e serenità. Fra gli ospiti, erano presenti alcuni rappresentanti del Volo a Vela varesino e della Fondazione Comunitaria del Varesotto. Sempre secondo uno schema ormai consolidato negli anni, la Festa è stata occasione per presentare il Calandàri dra Famiglia Bosina par ur 2020, che ha compiuto 63 anni. Ci ha pensato il professor Robertino Ghiringhelli. In copertina il fotografo varesino Carlo Meazza (presente in sala), meritevole della ‘prima pagina’ per la sua professionalità, la sua idealità e il suo amore per Varese, testimoniato da migliaia di foto e decine di libri. Proprio quarant’anni fa, nel 1979, usciva il primo libro fotografico di Meazza, dedicato al nostro Sacro Monte. E per restare in tema sacromontino, il regiù ha pensato bene di portare in sala le pietre della Prima Cappella, piccoli pezzi di roccia ricavati da uno scavo in profondità…a dire delle nostre radici…della solidità della ‘roccia’ varesina. Campanilismo a parte, Luca Broggini non manca di inventiva, e fa di tutto per scrivere (in questo caso su una pietra) Famiglia Bosina!   

martedì 3 dicembre 2019

Monviso

                                                                                        ph carlozanzi


Sfuma la nebbia sul lago di Varese...sul Monviso splende il sole.

Una notte, tanti anni fa




Può una giovane mamma, fra lavoro, casa, figlio e tant’altro, trovare il tempo di scrivere una storia per il suo bambino? Un racconto illustrato, che sappia conciliare la presenza natalizia di Gesù Bambino e di Babbo Natale, complice anche una stella di nome Cometa? Può una mamma pubblicare il suo racconto, regalo per il suo bimbo ma dono anche per altri? Certo che è possibile; la piccola-grande impresa letteraria è riuscita a Marta, mamma varesina che ha dato alle stampe ‘Una notte, tanti anni fa. La storia di Gesù Bambino, Babbo Natale e una stella di nome Cometa’. Il racconto illustrato verrà presentato mercoledì 11 dicembre, alle ore 21, presso la Scuola per l’Infanzia Camilla Riva Foscarini in via Stoppani 7, a VARESE (Cartabbia). Ingresso libero ma con prenotazione obbligatoria, inviando un messaggio al numero di cellulare della scuola 3319245554. La Scuola dell’Infanzia ‘Foscarini’, con Asilo Nido integrato Il Bozzolo, asilo frequentato da Martino, figlio di Marta, di buon grado ha scelto di promuovere questa iniziativa.  “La nostra scuola dell’Infanzia con Asilo Nido Integrato di ispirazione cristiana” dice Sara, maestra della ‘Foscarini’ “è basata su valori come la collaborazione, la condivisione, l’accoglienza, pertanto la scuola vorrebbe farsi promotrice di questo evento perché crede profondamente e lavora ogni giorno in questa direzione di accoglienza e inclusione delle diverse culture. Pur valorizzando il proprio credo, si accolgono i bisogni di ogni famiglia, di ogni bambino.”
La ‘Foscarini’e il Bozzolo offrono un percorso educativo-didattico che parte dai primi mesi di vita sino ai cinque anni. Open Day sabato 11 gennaio 2020.