martedì 31 maggio 2022

lunedì 30 maggio 2022

Auguri, Umberto


 

Buon compleanno al mio amico Umberto, grande sportivo. E auguri anche al suo alter ego Jurenito, cantautore polistrumentista.

I primi tuffi


 

Per imparare a tuffarsi con coraggio nella vita, si comincia dal trampolino di un metro.

Il fratino di Fano


 



I più li confondono per piccoli gabbiani che zampettano veloci sul bagnasciuga. In realtà sono fratini, specie protetta. Si raccomanda di non disturbarli e di non avvicinarsi ai nidi: impauriti, potrebbero lasciarli.

domenica 29 maggio 2022

sabato 28 maggio 2022

Varese è solidale

                                                                                                  ph mario zeni


Bellissima iniziativa quest'oggi a Varese, che ha messo in vetrina la sovrabbondanza di solidarietà, altro che città bottegaia che pensa dumà ai danée, secondo uno stereotipo duro a morire. Molte sono le realtà che si occupano di andare al di là del proprio orticello, per dare un contributo alla collettività, nei diversi campi d'azione.

Ecco ad esempio il gazebo della Famiglia Bosina. 

E stasera grande cena solidale.

Roby Bof direbbe: 'Ecco la Varese più bella!' 
 

Alex Covi re delle dolomiti


Impresa oggi, al Giro d'Italia, per il varesino Alessandro Covi, detto il puma di Taino, felino della bici che ha dimostrato di zampettare molto bene non solo sul Cuvignone e al Campo dei Fiori, ma anche sulle dolomiti. Ha infatti vinto la tappa più prestigiosa del Giro 2022, passando per primo dalla Cima Coppi al Passo Pordoi e sempre prima di tutti al traguardo del Passo Fedaja, superando indenne il famoso drittone di Malga Ciapela e molte altre fatiche.

Grande Alex!
 

Papà Mario saluta e ringrazia

                                                                                              ph paolozanzi


Da Santa Maria del Monte sopra Varese mio papà Mario (che ieri ha compiuto 96 anni) saluta e ringrazia quanti (e sono stati in molti!) si sono ricordati di lui, facendogli gli auguri.
             

venerdì 27 maggio 2022

c.zanzi56@gmail.com

 ricordo che ormai è fuori uso la mia vecchia mail, utilizzare:

c.zanzi56@gmail.com

Giovedì 27 maggio 1926


Questa è una copia della statua di Sant'Ambrogio con lo staffile in mano, collocata al culmine del campanile del rione varesino agli inizi del nuovo millennio. L'originale, citato nello scritto, si trova nel cortile della scuola materna del paese.



 

Giovedì 27 maggio 1926

 

Quando Piera iniziò il travaglio, per sgravarsi del quinto figlio, un giovedì mattino nel quarto anno dell’avventura fascista in Italia, si augurò che fosse per lei l’ultima sofferenza da parto.

La loro camera da letto, sua e di Luigi, confinava con il Circolo Cooperativa L’Avvenire di Sant’Ambrogio Olona, che aveva l’entrata principale in piazza Milite Ignoto e quella secondaria in via Oriani. Era mattina ma già qualcuno faceva festa lì al Circolo, una settimana di celebrazioni con brindisi per ricordare i vent’anni di fondazione; era infatti il 24 maggio del 1906 quando, davanti al notaro della provincia di Como dottor Guglielmo Piatti, con residenza in Barasso, venne firmato l’atto costitutivo della Società Anonima Cooperativa di Sant’Ambrogio Olona detta l’Avvenire. Venticinque i soci fondatori: tre possidenti, due meccanici, nove contadini, un calzolaio, due giardinieri, tre muratori, due vetturali un fonditore, un fabbro ferraio e un tagliatore di tomaie. Primo presidente fu eletto il signor Zanzi Pasquale fu Giulio.

Piera era madre di Lisa, di Miriam, di Fabio, di Gino e adesso nuovamente a penare, un altro figlio, dono di Dio e delle voglie del suo uomo, della sua arrendevolezza nel segno della pazienza, seguendo i consigli di mamma Celestina: “L’è n’omm…ghè da capìll…”

I suoceri erano morti, arrivò sua madre, la levatrice, Fabio, Gino e Miriam erano a scuola, Lisa al lavoro, Luigi dai Toeplitz, due vicine di casa erano pronte ad assisterla, Piera ebbe paura e voglia di dormire.

“Su, su fa la brava” disse la levatrice. “Fa no la stüpida…Te sètt ma l’è la storia…Pàsa tuscòss…”

Con le gambe larghe guardò il crocifisso sopra il comò, chiuse gli occhi, con il pollice si accarezzava la fede d’oro, piatta, cinque millimetri di larghezza, pensava a quella vita in più in famiglia, si consolava perché gli altri crescevano in fretta e avrebbero portato qualche lira in casa, come Lisa. Miriam aveva undici anni, era una bambina devota e ligia. Il dolore cresceva, cercava di distrarsi, la scelta più rassicurante, efficace era la preghiera.

Le donne trafficavano, mamma Celestina le accarezzava la fronte, i capelli…”Tusa, tusa…Brava la me tusa…”, il travaglio si prolungava, fece in tempo a tornare Luigi, a mangiare di malavoglia un boccone, a spiare in camera, a riprendere il lavoro mentre la festa al Circolo si preparava per il culmine serale.

Mauro non attese il volo delle rondini di maggio, che a sera si radunano per fare strage di moscerini. Non attese il tramonto né i brindisi nel salone confinante con la camera dei patimenti di Piera. Scivolò alla vita a metà pomeriggio, poco dopo i quattro colpi pesanti delle campane del vecchio campanile in via Sacro Monte, torre sorta sul fianco dell’antica parrocchiale, che recava in cima non una croce ma la statua di Sant’Ambrogio con lo staffile in mano.

“’N’altar masc” disse la levatrice.

Il neonato venne lavato. Rosso di pianto, venne adagiato fra le braccia di Piera, che lo accolse con un sorriso sofferto.

“Ga manca nagòtt” disse Celestina.

“L’è ‘n bell turèll” disse la levatrice.

Ai ragazzi fu concesso di salutare il fratellino, arrivò anche Lisa dal lavoro, ultimo il padre, che entrò in camera togliendosi il cappello. Luigi aveva addosso tutto lo sporco di un magütt, fu invitato a darsi una pulita prima di avvicinarsi troppo. Vide che non era stato necessario chiamare il medico e questo gli bastò. Per lui maschio o femmina era lo stesso.

Andò a lavarsi. Insieme al piacere dell’acqua, che gli toglieva di dosso la fatica, provò la gioia di essere nuovamente padre. Pensò che sarebbe andato al Circolo, gli amici gli avrebbero offerto da bere, o avrebbe offerto lui, senza ubriacarsi, a tanto non arrivava mai. 

(Fuga da Charleroi)

   

L' attesa

                                                                                            ph valentina zanzi


Sembra paradossale ma più si avvicina l'epilogo (e quindi bisognerebbe non perder tempo) più sto apprezzando il piacere dell'attesa, la lentezza di un progetto che si realizza poco alla volta, il privilegio di saper dire: "Non fa niente, per oggi basta, continuerò domani...E se un domani non ci sarà, va bene così...Qualcosa si è già fatto..."

Niente affanno ma degustazione, come se mi trovassi davanti ad un pranzo luculliano e con una sola ora a disposizione: meglio abbuffarsi senza piacere, o gustare solo qualche assaggio?

E' l'accettazione del limite che ti permette quel minimo di felicità che ci è concessa.  
 

Auguri, Patrizia


 Felice compleanno alla mia amica Patrizia.

giovedì 26 maggio 2022

Roberta Frattini fa quello che può


 



Roberta Frattini è fra le più prolifiche, giovani narratrici varesine. Dopo aver recentemente presentato il romanzo ‘Ad occhi aperti’ (Macchione editore – 2020) eccola nuovamente in sala Morselli alla biblioteca varesina. Fra le mani la sua più recente storia letteraria, sempre edita da Macchione. Titolo: ‘Faccio quello che posso…e voglio’. Protagonista è sempre lei, Libby (un nome che prende ispirazione sia dalle libellule che dalla libertà), giovane varesina freelance che nel primo romanzo aveva vent’anni e passava la giornata in lavori precari, amicizie, amori e movida in corso Matteotti e dintorni. Ora Libby ha una decina di anni in più, non ha dimenticato il mondo adolescenziale ma si incammina verso la maturità: un lavoro stabile, la ricerca di un amore duraturo, di un equilibrio meno precario e – soprattutto – l’incontro con i temi dolorosi della vita. La presenza di Martina, adolescente che già ha sulle spalle un fardello di domande senza risposte facili, porta Libby ad approfondire il senso della vita. Si imbatte quindi nella drammatica realtà della violenza sulle donne e della presenza di uno stalker.

“Sì” racconta l’autrice, “la protagonista del mio nuovo romanzo ha più coscienza di sé, è più matura. Per affrontare il tema dello stalker mi sono confrontata con un ispettore di Polizia, ho approfondito molto l’argomento.”

Con Roberta Frattini, ieri in Sala Morselli, era presenta il giornalista e scrittore Mario Visco, che nel suo intervento ha anzitutto ringraziato Guido Morselli (cui è dedicata la sala, scrittore poco riconosciuto in vita e oggi caso letterario fra i più interessanti) e l’editore Pietro Macchione (sempre generoso nel dare spazio a chi desidera comunicare il suo vissuto attraverso la scrittura), paragonando poi la giovane scrittrice in alcuni passaggi a Liala, in altri rimarcando la sua sincerità e freschezza; una narrazione libera da pregiudizi, da ipocrisie, vera come è vera la vita.


Auguri, papà Mario


 Oggi mio papà Mario compie 96 anni. So di fare cosa gradita scrivendo qui qualche notizia su di lui, perché ha molti amici. Come sta? Come vive lo scorrere dei giorni al Centro Polivalente Asfarm di Induno Olona, noto fra l'altro per il suo meraviglioso giardino e le sue rose? Sta come tutti coloro che arrivano ad un'età avanzata, che hanno qualche malattia e limitazione e fanno fatica, molta fatica a trovare un senso alla giornata, che quindi risulta pesante. Per fortuna dai primi di giugno sarà più facile andare a trovarlo, perché le limitazioni del Covid certo non gli hanno fatto bene. Comunque mi è di esempio perché si intuisce che vorrebbe protestare, arrabbiarsi, sfogarsi ma resiste, accetta e chiede sempre come stiamo noi, e sentendo che stiamo bene mostra cenni di felicità, quello stato d'animo da tutti desiderato e che a tarda età diventa un dono raro, rarissimo. 

mercoledì 25 maggio 2022

0332-1821969

 Per chi è interessato, comunico il mio nuovo numero di telefono fisso: 0332 - 1821969

Con Giovanni


 

L'odierna salita in bici al Campo dei Fiori ho avuto la fortuna di pedalarla con Giovanni Montini, l'ironman di Barasso, grande atleta di ultragare, socio Panathlon, amico.

martedì 24 maggio 2022

Papaveri di benvenuto



Stamani alle 6 ho trovato ad attendermi, al limitare del prato, due papaveri. Lo considero un segno positivo, un benvenuto della natura nella mia nuova abitazione, dopo 41 anni nello stesso appartamento.
Via, si riparte.

 

lunedì 23 maggio 2022

Luigi Zanzi: libertà e responsabilità


 




Sette anni fa moriva Luigi Zanzi, avvocato, docente universitario, scrittore, camminatore di mente e di gambe, amante della montagna e tanto altro ancora. Aveva 77 anni. Un doveroso e gradito ricordo è arrivato ieri dalla sua amata Varese grazie al Premio Chiara, che ha voluto onorare il cittadino illustre con un pomeriggio davvero intenso, uno spazio nella Primavera della Cultura fortemente voluto da Romano Oldrini e Bambi Lazzati. A ricordare Luigi erano presenti in sala ‘Ambrosoli’ a Villa Recalcati la figlia Barbara Zanzi (foto), la nipote Laura Caterina Corsi (foto), il già rettore dell’Università dell’Insubria Renzo Dionigi, l’architetto Riccardo Blumer e il fotografo Carlo Meazza, oltre a Bambi Lazzati, all’assessore alla Cultura del Comune di Varese Enzo Laforgia e all’Assessore alla Cultura della nostra Provincia, Emanuela Quintiglio. Partecipazione molto nutrita di pubblico, in prima fila il fratello di Luigi, Paolo.

Il ricordo è stato introdotto da un filmato, in anteprima assoluta, girato subito dopo la morte dello Zanzi, voluto dalla famiglia per ricordarlo nei luoghi della sua vita (la casa sul Colle Campigli, lo studio da avvocato in via San Martino e la sua abitazione a Macugnaga, al cospetto della parete est del Monte Rosa), così come erano al momento della sua morte. Un video commovente, la voce di Luigi e la lettura di alcune sue lettere, indirizzate soprattutto alla figlia e alla nipote.

Mi soffermerò qui più in dettaglio soprattutto sull’intervento della figlia Barbara, che mi ha permesso (insieme al filmato) di conoscere un personaggio varesino che avevo incontrato raramente, in occasione di alcuni suoi interventi, dai quali avevo ricavato la seguente impressione: un uomo dalla grande cultura, probabilmente troppo vasta e articolata per il mio livello, tanto da giudicare le sue relazioni lunghe e per un uditorio erudito.

Barbara Zanzi, nel ringraziare il destino che le ha permesso di avere Luigi come padre, si è soffermata su alcune sue priorità: l’amore per la libertà, mai disgiunta dalla responsabilità che la libertà porta con sé. “Mio padre era solito ripetere che la libertà è un dono che ci è dato all’atto della nascita, non è un diritto da conquistare” ha detto Barbara. Altra sua caratteristica era l’umiltà, unita alla generosità, doti accompagnate da un irrefrenabile entusiasmo vitale.

Altri hanno raccontato di come era strutturata l’intensissima giornata di Luigi Zanzi: arrivava nel suo studio in via San Martino sul tardi, verso le 10, non a seguito di una levata da fannullone ma perché le prime ore del mattino erano dedicate allo studio, alla scrittura. Arrivava con una brusca frenata d’auto, entrava in ufficio e cominciava a dettare, a organizzare, a lavorare su più fronti. Del resto dalla nonna aveva ereditato il seguente messaggio: “Se vuoi essere veramente libero, devi esercitare almeno due professioni e parlare almeno due lingue.” Le serate erano spesso occupate da incontri pubblici, convegni, cene al Rotary, momenti conviviali durante i quali Zanzi era solito esporre il suo pensiero, rispettando però sempre le opinioni altrui. Era un uomo che sapeva gestire la solitudine, che la ricercava, ma non era una solitudine fine a se stessa, era uno spazio che serviva poi ad alimentare i rapporti d’amicizia, d’amore. Scriveva moltissimo, anche innumerevoli lettere ai familiari, toccando ogni argomento. Si rammaricava di non riuscire a dedicare un tempo più congruo alla sua famiglia, era sempre portato altrove, spesso in cammino sulle sue amate montagne.   


Francesca e gli altri eroi


Francesca, Giovanni, Rocco, Vito, Antonio...mai dimenticare. 

 

sabato 21 maggio 2022

Ciao, Nicola



 

Lo scorso mese di luglio io, il mio amico Nicola e altri amici, in un pomeriggio caldo come questi giorni (ma a luglio è normale) siamo saliti due volte di fila in bici al Campo dei Fiori. Nicola era stato mio collega alla Vidoletti un anno, per passare poi alla media di Casciago. Gli dissi che era un po' troppo magro (Nicola in foto ha la maglietta nera con maniche gialle), lui rispose che mangiava, stava bene, probabilmente praticava troppo movimento. Era sempre in movimento. Lui disse anche che io ero un tipo vintage (bici e abbigliamento) ma ci stava, cioè non ero troppo fantozziano. Dopo la seconda salita scappò subito in discesa, perché era atteso dalla moglie: dovevano uscire a cena. Era felice anche perché una recente operazione era andata bene, aveva ripreso il suo amato sport. Sportivo a 360°, eccelleva in bici e sugli sci.

Un paio di mesi dopo quella nostra salita Nicola si è ammalato gravemente, non ce l'ha fatta a venirne fuori.

Martedì 24 maggio, alle ore 14.30, nella chiesa parrocchiale di Masnago, i funerali. 

Ciao, Nicola.  

venerdì 20 maggio 2022

La Vidoletti fa strike


 

Dopo aver ben figurate alle recenti finali regionali dei Giochi Sportivi Studenteschi di atletica leggera di Brescia, i ragazzi della scuola media Vidoletti di Varese fanno strike, vincendo la finale provinciale del progetto 'Scuola e Bowling'. Nemmeno il tempo di mettere in bacheca il grosso birillo bianco, ed ecco un nuovo impegno sportivo: martedì 24 maggio, sul tartan di Gavirate, i primini saranno in pista per le finali provinciali di atletica leggera, categoria 'ragazzi'. E' bello vedere che finalmente tornano in libertà le attività sportive scolastiche, ma non è di minor valore constatare che ai primi posti (e spesso prima) si distingue la scuola media Vidoletti di via Manin, la cui tradizione di eccellenza sportiva (e non solo) si perde nella notte dei tempi!!!!!

giovedì 19 maggio 2022

Come a Spoon River


 




Davvero un bell’evento culturale, premiato da un folto pubblico, quello che si è svolto ieri pomeriggio, giovedì 19 maggio, in Sala Morselli alla civica biblioteca varesina, nell’ambito degli incontri con l’autore. E’ stato presentato il libro ‘Come a Spoon River’ – Arte e arcani misteri nel cimitero di Ganna (Macchione editore), scritto da Alberto Bertoni e Vincenzo Capodiferro, docenti al liceo artistico ‘Frattini’ di Varese (foto in alto). Gli autori sono stati presentati da Chiara Merlotti. Si legge in quarta di copertina: “Il testo nasce con l’intento di valorizzare il patrimonio storico e artistico del cimitero di Ganna. L’occasione viene data dalla ristrutturazione di un’edicola funeraria in cotto, appartenente alla famiglia Orelli. A partire da questo progetto di restauro, curato da Mauro Manzoni e Stefano Russo, abbiamo voluto mettere in risalto tutti gli artisti – e le opere ad essi legate – per buona parte sepolti a Ganna, piccolo ma importante sacrario dell’arte italiana. Pochi cimiteri possono vantare il fatto che un artista rinomato quale Vittorio Grubicy de Dragon, il padre del Divisionismo italiano, dedichi loro ben due tele. Grubicy era in stretta amicizia con Giuseppe Grandi, una delle figure più autorevoli della scultura italiana della seconda metà dell’Ottocento, nato e sepolto a Ganna. Il libro è stato strutturato con un taglio divulgativo e originale, che si ispira all’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters. Non è un testo scientifico ma letterario, dove si intrecciano episodi reali ed immaginari. L’abbiamo perciò suddiviso in parti, consacrate ai personaggi, che parlano della loro vita e delle loro opere, cui sono associati degli epitaffi, redatti dai poeti Gianfranco Galante e Umberto Belardinelli. (foto in basso)”

Il testo è corredato da un ricco apparato fotografico e da un serie di tavole in china, realizzate dalla classe 4^A di grafica del liceo artistico varesino, lavoro coordinato dalla docente Rosalia Azzarello, nell’ambito di un laboratorio di PCTO alternanza scuola-lavoro, progetto interdisciplinare che ha visto la supervisione del fumettista Corrado Roi. Tavole davvero pregevoli, realizzate da Ginevra Amelotti, Giada Antonini, Matteo Yves Assamoi, Beatrice Bau, Asia Cattarin, Giulia Confessore, Sara Conforto, Ella Clara Di Ciccio, Filippo Fochi, Martina Morassi, Roxy, Maria Grazia Tocco, Andrea Torri, Lara Ranieri e Zoe Merlino. Il momento culturale è stato arricchito dall’intervento dell’attore Gaetano Giovi (che ha riportato all’attualità la figura di Giuseppe Grandi, autore del monumento alle 5 giornate di Milano) e da un contributo musicale di Elisa e Francesca, chitarra e voce (foto).  

Fra gli altri, Alberto Bertoni ha voluto ringraziare Gabriele Scazzosi, già docente di scultura al ‘Frattini’ di Varese, che ha indirizzato i numerosi attori di questa bella ‘rappresentazione culturale’ verso il piccolo camposanto della Valganna, meritevole di essere valorizzato. Ecco allora un altro esempio concreto di attenzione al territorio, alla sua storia artistica, che per fortuna non sempre è destinata ad essere invasa dalle erbacce e dall’incuria, dimentichi di un passato che non merita l’oblio. Abbiamo quindi una Spoon River varesina, dove c’è chi ‘dorme’ sulle prealpi, le nostre amate colline.  

 


martedì 17 maggio 2022

Man Ray e Debora Barnaba


 

E’ di ieri, lunedì 16 maggio, la notizia che è stata battuta all’asta la fotografia di Man Ray (1890-1976, pittore, fotografo, regista…), ‘Le violon d’Ingles’ (nudo di donna, modella Alice Prin detta Kiki de Montparnasse) per la straordinaria cifra di 12,4 milioni di dollari, record per una fotografia. La notizia relativa alla celebre donna-violino, ripresa di schiena da Ray, oltre ad altre considerazioni mi ha fatto tornare alla mostra aperta in questi giorni in galleria Ghiggini (via Albuzzi, Varese), dal titolo ‘Body Architecture’, che espone foto di Debora Barnaba.

Già ne ho parlato in questo blog. Voglio aggiungere qualche nota personale.

Faccio riferimento principalmente alla foto che qui vedete. Si tratta di un autoscatto in bianco e nero. Debora ha posato per se stessa e per la sua idea di corpo, di carnalità. Michele Liuzzi ha curato la parte scenografica, la cornice, l’architettura sulla quale si posa la donna.

Prima impressione: il piacere alla vista di un nudo di donna, un corpo giovane, atletico. Ho immaginato i punti centrali del piacere come un volto: gli occhi, la bocca. Anche perché il viso di Debora è semicoperto dal braccio, spunta un occhio che ci guarda, una porzione di bocca. Fra le foto esposte, questa è la foto dove il viso è più riconoscibile. La fotografa ci ha mostrato il suo corpo ma ha tenuto per sé il volto, i lunghi capelli neri, capelli poi sacrificati in un taglio radicale con cambio di colore.

Seconda impressione: il piacere della vista comprende il desiderio di impossessarsi di quel corpo, di entrare in contatto.

Terza impressione, o meglio, domanda: quanto coraggio è stato necessario per arrivare ad esporsi così, sull’altare dell’arte? So che Debora Barnaba non è la sola fotografa che ha fatto questa scelta, come so bene che il nudo di donna è frequentissimo nella storia dell’arte, pittura, scultura, fotografia. Ma qui stiamo all’autoscatto e alla scelta di mostrarsi in pubblico, per testimoniare quanto un nudo femminile possa essere espressivo, generare emozioni, raccontare. Sul coraggio dovrebbe esprimersi la protagonista, io posso solo immaginare che sia stato necessario credere con fermezza nel proprio lavoro.

  

...e se non vuoi, è ancora così


 

Di fronte alla nostra riluttanza di bambini, obbligati a svolgere mansioni non gradite, i miei genitori solevano dire: "Se vuoi è così...e se non vuoi, è ancora così!" Un imperativo educativo che era - diciamolo - anche un'apertura al mistero che regge l'universo. Non tutto ha spiegazione, non tutto è gradito ma ci tocca. Mi è tornata alla mente la frase di mamma e papà leggendo che qualcuno ancora resta stupito: "Ma come? Mi dicono di pregare per la pace, io prego, e digiuno pure, eppure la pace non arriva, Dio non mi spiega, non mi accontenta..." Ho imparato dalla vita che è giusto pregare, che è un bisogno pregare, ma che restiamo sempre bambini che non capiscono, che non apprezzano, che faticano e che, con riluttanza, obbediscono al mistero.   

lunedì 16 maggio 2022

Ludi florales con Joanna e Zofia


 





Ieri sera ho avuto il piacere di assistere ad un concerto, tenuto da Joanna Dobrowolska (violino barocco) e da Zofia Kozlik (organo) nella chiesa di Sant'Antonio Abate alla Motta di Varese. 
Un Concerto di Ensemble Perseidi a sostegno del progetto 'Linfa per le proprie radici', iniziativa della Fondazione La Casa di Varese onlus, con il sostegno della Fondazione Comunitaria del Varesotto onlus.
Titolo: 'Ludi florales', un inno alla primavera, nel ricordo della festa di primavera della Roma Antica. Musiche di Bach, McGibbon, Fischer e Bertali.
Un momento musicale commovente, due giovani musiciste davvero pregevoli. Complimenti agli organizzatori.

La Vinotheque


 




Ha aperto un nuovo locale a Casbeno, cucina e mescita: La Vinotheque, al n° 65 di viale Sant'Antonio. 
Ho assaggiato, ho apprezzato e quindi consiglio agli amici.
Locale piccolo e carino, pochi posti quindi prenotare con anticipo.
info@lavinothequecasbeno.it
www.lavinothequecasbeno.it
379-1094330