Non
considero la pesca uno sport, soprattutto la pesca che ho praticato io, dalla
seconda media e per tre o quattro anni. Sport
troppo sedentario, anche se io spesso stavo in piedi. Inoltre le ore di
attesa hanno invogliato la nascita del vizio del fumo, che ho portato avanti
per qualche anno, per fortuna non superando le dieci sigarette al giorno (a
naja anche di più), e con periodi anche di stop, e che ho perso (il vizio)
definitivamente il 30 o 31 dicembre del 1979, con l’ultima sigaretta fumata
davanti al camino della casa Alberti, a Livo. Ma spendo comunque due parole per
la mia passione per la pesca. Nel 1969 andammo a trovare dei nostro lontano
parente, a Cassano d’Adda. Lì incontrai Mario, lo vidi pescare un luccio super
nelle acqua dell’Adda, lui notò i miei occhi estasiati e mi regalò una canna,
un mulinello Mitchell e il minimo per poter cominciare. Fu una passione
folgorante ma breve, come in genere sono le passioni forti. Ore ed ore in
piedi, soprattutto al lago di Varese. Ecco, sì, al lago di Varese di sport ne ho
fatto, perché andavo spesso in bici alla Schiranna o a Galliate Lombardo, dai
fratelli Crespi. All’andata era tutto facile, l’estasi dell’attesa e la
discesa; al ritorno era tutta una gran tristezza, il cestino semivuoto, la
disillusione e la salita. E poi pesca sportiva l’ho praticata le rare volte che
ho pescato sui fiumi in montagna, ma sono state davvero poche. A Laveno andavo
in motorino. Ho scritto anche qualche racconto, ricordando episodi di pesca.
15-continua
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