Cominciai
a prendere sul serio quei pensieri che avevo sempre fatto abortire sul nascere,
perché considerati poco produttivi rispetto al mio bisogno di impegnarmi per l’ideale
cristiano, incarnato nella Chiesa cattolica. Dubbi che mi avevano solo sfiorato,
messi ora in evidenza da vari fattori. Fra questi, la lettura non solo di
autori cattolici ‘inquadrati’, ma anche di autori (soprattutto narratori)
dichiaratamente cristiani, o aperti alla trascendenza, ma carichi di domande e
senza certezze, se non il bisogno di Dio. E poi: quale Dio? Mi era evidente ciò
che un tempo neppure consideravo: perché il mio Dio doveva essere il migliore?
L’unico depositario dei segreti della Salvezza? Perché gli altri erano da
considerare dei minori? Solo passi di avvicinamento verso il Cristo? Solo
espressioni dell’innata religiosità, spiritualità dell’uomo, bisognoso di un
trascendente che lo rassicuri? I limiti della Chiesa cattolica, le povertà
umane di taluni sacerdoti, le contraddizioni della Chiesa….tutto mi balzava all’occhio
e non riuscivo più a cancellarlo, a dimenticarlo con un semplice sforzo della
mente. Per un certo periodo cercai lumi con un nuovo direttore spirituale, che
mi regalò segni di incoraggiamento nella mia ricerca, che mi invogliò a
continuare nella mia nuova passione per la scrittura, ma insieme aggiunse altra
confusione nella mia testa che stava accettando la scomodità di un viaggio
senza una meta precisa, senza qualcuno cui fidarsi, che ti prendesse per mano
e, con la sua autorità data dall’Alto, ti indicasse la via. Stare in compagnia
dei dubbi non era piacevole, anche perché dovevo confrontarmi con gli amici,
che non stavano vivendo il mio stesso percorso esistenziale.
24-continua
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