Sabato 17 settembre
1994 14.15
Perché sto scrivendo di Dio? Pensando a Dio?
Perché non esco incontro a questo sole vivacissimo di settembre? So per
esperienza che potrei incontrarLo, vederLo, sentirLo, odorarLo, accarezzarLo
anche -forse soprattutto, per la mia natura- con il naso appeso al cielo, con
gli occhi fra il fogliame che muta tinta, con le suole che si consumano nel
cammino. Tante volte l'ho sentito così, a mollo nella natura, questo Dio
leggero come un palloncino che si smarrisce nel turchino, o fra i cirri.
Oggi
invece sono qui, chiuso nella prigione domestica, e penso a Dio. Ho ad altezza
ombelico solo il computer: mi potrà aiutare anche il mio '386SX25'? Non credo.
Come strumento è innovativo, assai utile, veloce. Ha una sua intelligenza, un
suo fascino, una sua linea, un suo prezzo. Perché mi attardo a pizzicarne i
tasti?
Vorrei
anzitutto stare con Dio, accantonare le troppe distrazioni e focalizzare
l'obiettivo su di Lui. Credo sia già un atto di riguardo verso questo Dio che
non conosco ma sento. Stargli vicino nel pensiero, ma a che pro'? Perché, come
si dice, 'lontano dal pensiero, lontano dal cuore'? E' questa la ragione? E' la
sottaciuta speranza di poter arrivare ad una convinzione più umanamente
accettabile? Sono qui, il computer fa il suo dovere, riporta ciò che la mente
elabora. E il pensiero è un ammasso, nel mio caso spesso disordinato, di
letture, di immagini, di riflessioni mille e mille volte riprese. Ma il mio
pensiero è anche, credo per fortuna, invenzione, intuizione. Ecco, in questo
nuovo che raramente compare come un lampo nel buio forse è compreso un altro
pezzetto di Dio.
Comunque sì, vorrei pensare a Lui, e nel pensiero vorrei, da
Lui, lasciarmi convincere. E, convinto, vorrei essere capace di seguirLo nella
follia dei suoi insegnamenti.
C'è stato un tempo, lungo anni e anni, nel quale osavo affermare l'evidenza di Dio. Dio è
percepibile, altroché. Stolti, ciechi, insipienti, 'paraocchiari', distratti
eccetera eccetera tutti coloro, la maggioranza, che non Lo incontravano nel
Libro Sacro, nel bimbo paffuto, nelle naturali sculture di dolomie, piantate
come canini nella mascella della terra, con la punta infissa, meglio, protesa a
solleticare il cielo. Poco saggi -pensavo e dicevo- coloro che non sapevano
scorgerLo (a fatica, si capisce) persino nel vastissimo oceano della miseria,
dello squallore che è l'uomo, costretto infine a morire. Francis Bacone,
scienziato inglese, pare abbia detto: "Chi parte dalle certezze trova
dubbi, chi inizia dai dubbi troverà certezze." Trovo parte del mio
cammino. Dalla certezza su Dio (per Grazia Sua, credo) sono arrivato ai dubbi,
oggi dai dubbi invoco certezze. Sì, certezze, perché l'uomo (non
necessariamente l'uomo corrotto, del dopo Adamo ed Eva) ha bisogno di certezze.
Sono un suo diritto.
31-continua
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