mercoledì 8 giugno 2016

Il mio Dio - 31

                                                                                            ph carlozanzi


Sabato 17 settembre 1994                     14.15

      Perché sto scrivendo di Dio? Pensando a Dio? Perché non esco incontro a questo sole vivacissimo di settembre? So per esperienza che potrei incontrarLo, vederLo, sentirLo, odorarLo, accarezzarLo anche -forse soprattutto, per la mia natura- con il naso appeso al cielo, con gli occhi fra il fogliame che muta tinta, con le suole che si consumano nel cammino. Tante volte l'ho sentito così, a mollo nella natura, questo Dio leggero come un palloncino che si smarrisce nel turchino, o fra i cirri.
     Oggi invece sono qui, chiuso nella prigione domestica, e penso a Dio. Ho ad altezza ombelico solo il computer: mi potrà aiutare anche il mio '386SX25'? Non credo. Come strumento è innovativo, assai utile, veloce. Ha una sua intelligenza, un suo fascino, una sua linea, un suo prezzo. Perché mi attardo a pizzicarne i tasti?
     Vorrei anzitutto stare con Dio, accantonare le troppe distrazioni e focalizzare l'obiettivo su di Lui. Credo sia già un atto di riguardo verso questo Dio che non conosco ma sento. Stargli vicino nel pensiero, ma a che pro'? Perché, come si dice, 'lontano dal pensiero, lontano dal cuore'? E' questa la ragione? E' la sottaciuta speranza di poter arrivare ad una convinzione più umanamente accettabile? Sono qui, il computer fa il suo dovere, riporta ciò che la mente elabora. E il pensiero è un ammasso, nel mio caso spesso disordinato, di letture, di immagini, di riflessioni mille e mille volte riprese. Ma il mio pensiero è anche, credo per fortuna, invenzione, intuizione. Ecco, in questo nuovo che raramente compare come un lampo nel buio forse è compreso un altro pezzetto di Dio.
     Comunque sì, vorrei pensare a Lui, e nel pensiero vorrei, da Lui, lasciarmi convincere. E, convinto, vorrei essere capace di seguirLo nella follia dei suoi insegnamenti.
     C'è stato un tempo, lungo anni e anni, nel quale osavo affermare l'evidenza di Dio. Dio è percepibile, altroché. Stolti, ciechi, insipienti, 'paraocchiari', distratti eccetera eccetera tutti coloro, la maggioranza, che non Lo incontravano nel Libro Sacro, nel bimbo paffuto, nelle naturali sculture di dolomie, piantate come canini nella mascella della terra, con la punta infissa, meglio, protesa a solleticare il cielo. Poco saggi -pensavo e dicevo- coloro che non sapevano scorgerLo (a fatica, si capisce) persino nel vastissimo oceano della miseria, dello squallore che è l'uomo, costretto infine a morire. Francis Bacone, scienziato inglese, pare abbia detto: "Chi parte dalle certezze trova dubbi, chi inizia dai dubbi troverà certezze." Trovo parte del mio cammino. Dalla certezza su Dio (per Grazia Sua, credo) sono arrivato ai dubbi, oggi dai dubbi invoco certezze. Sì, certezze, perché l'uomo (non necessariamente l'uomo corrotto, del dopo Adamo ed Eva) ha bisogno di certezze. Sono un suo diritto.

31-continua


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