sabato 15 luglio 2017
Youth e il testamento
Ieri sera, alla tele, ho visto un bel film di Paolo Sorrentino, del 2015, Youth, la giovinezza. Temi a me cari: la giovinezza perduta, la bellezza della giovinezza, la bellezza femminile, l'anzianità, la morte, l'arte (scrittura, cinema, musica...), stupendi paesaggi di montagna (Davos, Flims). Un film da rivedere, non tanto e non solo per l'avvincente calata in piscina, nuda, di Miss Universo (la bellissima Madalina Diana Ghenea, che ammutolisce i due anziani protagonisti, e non loro soltanto) ma per i dialoghi, che meritano un riascolto. Tanti gli spunti, ottimi attori e una colonna sonora super. Fra le suggestioni, questa. Uno dei due vecchi protagonisti è uno sceneggiatore-regista, convenuto nel grande albergo elvetico, insieme ai suoi collaboratori, per la stesura finale del copione, che vorrebbe essere il suo ultimo film, un testamento spirituale, culturale, esistenziale. Che è un po' ciò che ho in mente io rispetto alla mia scrittura, pur non essendo ancora un ottantenne. Il vecchio regista viene preso a male parole da un'attrice ormai in età, che gli dice papale papale: "I tuoi ultimi film sono una merda, e poi questa storia del testamento....Non rovinare le cose buone che hai fatto..." Ogni film, ogni romanzo dovrebbe essere considerato quello finale, il contenitore di tutto ciò che l'autore, in quel momento, vuole comunicare.
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