domenica 2 dicembre 2018
Assolti o coinvolti?
Sebbene in extremis, ieri sono riuscito a passare alla mostra sul Sessantotto, aperta nella sede di VareseVive, vicino all'oratorio di San Vittore, in via San Francesco. Una mostra nata dall'interesse di alcuni studenti, organizzata da Comunione e Liberazione, già presentata al Meeting di Rimini di quest'anno.
Due gentilissime ragazze mi hanno permesso un giro rapido, fra immagini e parole. Le nuove tecnologie, le comodità per tutti (o quasi), la televisione, un boom di cose che non soddisfano i bisogni più radicali, quindi la ribellione dei giovani, per lo più universitari, di buona famiglia, si parte dagli Usa, la Francia, l'America Latina, anche l'Italia, non va più bene la società borghese, non si sopporta l'autorità (compresa quella ecclesiale), si contestano i padri, si lotta contro il razzismo, la dittatura. Pochi mesi di occupazioni, manifestazioni, anche violenza e sangue, proteste che lasceranno il segno, che in Italia apriranno il triste periodo del terrorismo, e non solo in Italia la crisi della famiglia tradizionale, divorzio, aborto...
Non ho vissuto direttamente il Sessantotto, avevo 12 anni e volevo andare alle Olimpiadi. 25 anni prima altri ventenni avevano vissuto un'esperienza analoga, di piena partecipazione a cambiamenti epocali, vivendo sui monti, armi in pugno, la resistenza contro il nazifascismo. C'è una domanda che attraversa la storia, sempre, in ogni uomo e per ogni generazione: come fare ad essere felice? Come soddisfare i bisogni più profondi? Ci sono risposte facili, che danno l'impressione di essere assolti, ed altre più coinvolgenti e impegnative. In genere si sceglie la prima via, altre volte chi sceglie la seconda fa comunella, si aggrega, il numero lievita, si riempiono le piazze. Con esiti che possono persino tradire le buone intenzioni iniziali. Ma resta la domanda di felicità: inesauribile.
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