sabato 18 maggio 2019
Guttuso e Nuvolone
Domani, domenica 19 maggio, aprirà al pubblico varesino, a Villa Mirabello, una mostra dedicata a Renato Guttuso, pittore siciliano che operò per trent'anni a Varese, nella sua villa-studio a Velate. La mostra, curata da Serena Contini, che prevede l'esposizione di una ventina di grandi opere, in comodato d'uso al nostro Comune dalla Fondazione Pellin, ha creato molte aspettative e qualche critica. Ne parlerò diffusamente più avanti. Ora mi soffermo su Renato Guttuso, che personalmente non ho mai conosciuto e del quale non sono molto esperto. Ma il sottoscritto, come la maggior parte dei varesini, non può non aver notato il segno più colorato e vistoso della presenza del pittore siculo a Varese, e cioè l'acrilico dal titolo 'Fuga in Egitto', che si trova di fianco alla Terza Cappella del Sacro Monte. Mi sono riletto ciò che ha scritto al riguardo Gianni Spartà sul suo bel libro 'Questa è la storia'. Nel 1980 divenne arciprete della Madonna del Monte il varesino Mons. Pasquale Macchi, che era stato segretario di Papa Paolo VI. Iniziò un lungo lavoro di restauro del santuario e delle cappelle, che vide coinvolto Carlo Alberto Lotti. Si partì dalla Terza Cappella, la nascita di Gesù. Con scelta che trovò non pochi contestatori, venne eliminato l'affresco originario della Fuga in Egitto (vedi foto in alto) realizzato nel Seicento da Carlo fr Nuvolone detto Panfilo (considerato irrecuperabile) e venne contattato Renato Guttuso, che realizzò l'attuale dipinto, in chiaro contrasto con lo stile artistico delle statue e delle altre opere pittoriche. Nella foto centrale (tratta dal libro di Spartà) vediamo il pittore di Bagheria intento agli ultimi ritocchi. L'acrilico venne inaugurato il 26 novembre del 1983. Stando al libro di Spartà, l'opera divise anche due famiglie molto conosciute a Varese, gli Zanzi (non miei parenti) pro-Guttuso e i Bortoluzzi, per nulla convinti di quella scelta. Ricordo di aver parlato anni fa con il pittore Tonino Antonio Ceregatti, che aveva seguito i lavori: mi confidò che in verità Guttuso ben poco aveva fatto, affidando l'opera soprattutto ai suoi allievi. Spartà invece parla di un Guttuso preso da quel lavoro, attivo e collaborativo. Sia quel che sia, Guttuso morì qualche anno dopo, nel 1987, lasciando questo suo segno indelebile nella nostra terra prealpina.
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