lunedì 20 maggio 2019
Guttuso: Spes contra spem - 1
La mostra di Guttuso in Villa Mirabello un po' mi intriga. Non sono un esperto d'arte e ho pochissimi quadri in casa mia, ma sono interessato alla creatività, a come l'uomo esprime il suo vissuto, la sua razionalità e la sua emotività attraverso le varie forme artistiche, nel mio caso l'interesse è soprattutto per la scrittura.
Desidero soffermarmi un attimo sul quadro più grande della mostra, che si intitola 'Spes contra spem'. Il titolo latino fa certamente riferimento alla frase di San Paolo, che applicò quella speranza contro la speranza al patriarca Abramo, il quale sperò contro ogni speranza, dimostrando la sua fede oltre ogni limite. Una frase che non pochi utilizzarono, uomini politici e non solo. Quindi la utilizza anche Guttuso per uno dei suoi quadri più emblematici, dipinto a Velate nel 1982, a 5 anni dalla sua morte, un quadro complesso, che vorrebbe essere anche un suo testamento artistico.
Per capire qualcosa in più ci viene in aiuto l'assessore alla cultura del Comune di Varese, Roberto Cecchi:
"...In quest'opera manifesto -una tela di considerevoli dimensioni di tre metri per tre e cinquanta- si scorge tutta l'importanza dell'esperienza varesina. Gli scorci di paesaggio che si intravedono sono quelli del lago di Varese. Le figure che animano il dipinto, molte sono cittadine. E le ragioni di quest'opera le ha spiegate lo stesso Guttuso, in un articolo apparso su L'Unità di agosto del 1983 -In fondo il vero tema del quadro, tema non predeterminato, poiché sono partito da un'idea assai vaga, risulta consistere nell'unità di passato, presente, avvenire. Potrebbe anche questo essere un 'trionfo della morte', non nel significato moralistico di questo tema come era nell'intenzione dei pittori medioevali, borgognoni, catalani, siciliani, ma nel metodo narrativo, in cui essi svolgevano il tema: piaceri della gioventù, potere dell'età matura, sovrani, papi e mendicanti livellati dalla falce. Il significato, se pure uno ce n'è per me, non è il sueno di Calderon, nel quale grandi e poveri vivono il sogno del loro presente. E', vorrebbe essere, la realtà della vita. Per queste ragioni prima di pensare a San Paolo (la frase di San Paolo mi fu suggerita da Antonello Trombadori) pensavo di intitolare il quadro Le tre età della vita....-"
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