Prima di lamentarci perché i nostri libri non vanno a ruba, noi
cosiddetti autori dovremmo domandarci con quale ardire e ardore ci permettiamo
di chiedere dei soldi alla gente, affinché legga le nostre parole. Davvero ce
lo meritiamo? Davvero non perdiamo tempo noi e lo facciamo perdere ad altri?
Anni fa probabilmente erano gli editori a rispondere a queste domande,
pubblicando solo ciò che – a loro giudizio – meritava carta e inchiostro. Oggi
molti editori non si fanno simili scrupoli, nihil obstat quominus
imprimatur, purché l’autore contribuisca con pecunia in corso di validità.
Quindi, cari autori, non lamentatevi...non lamentiamoci.
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