Sto leggendo con molto piacere il libro dell’amico Maniglio Botti ‘Mi
chiamo Maniglio e vi racconto una storia’. Perché le storie autobiografiche del
mio amico giornalista (morto troppo presto) catturano? Perché lui non si pone
mai con aria di superiorità, anzi, tende a rimarcare le sue carenze, si
presenta come lo sfigato di turno (non brillante nello studio e nello sport,
consapevole di non aver fatto stragi di cuori femminili...), e anche quando
sottolinea un suo pregio lo fa con umiltà, misurando le parole. Gli sfigati ci
sono simpatici. Chi non preferisce Paperino a Topolino? Chi non ama Fantozzi?
Nessuno vuole essere uno sfigato ma – paradossalmente – gli uomini di grande
insuccesso più che pena ci ispirano simpatia. E pensare che chi si atteggia con
realistica umiltà molto spesso (se non sempre) avrebbe numeri superiori a chi,
luccicando i suoi talenti, probabilmente avrebbe invece motivo di rammaricarsi
per la sua pochezza. Ampia premessa solo per dire questo: mi rendo conto di
essere più Topolino che Paperino, quindi dovrei cambiare un po’
personaggio.
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