Fiori
per la danza macabra
A
poco più di un anno dal suo ultimo romanzo giallo (L’uomo che guarda il lago), Angela
Borghi saluta il suo nuovo romanzo, sempre per Morellini editore, e sempre
nella collana Delitti di lago. Cambia però il lago: non quello di Varese ma il
Maggiore, dove si compie il duplice delitto, evento scatenante la trama de ‘Fiori
per la danza macabra’. I due attori principali sono sempre quelli de ‘L’uomo
che guarda il lago’ e cioè Teodolinda Caretti detta Teo (medico legale amante
della corsa e delle indagini, anche se non richieste) e Arno Brandstatter,
commissario altoatesino distaccato alla Questura di Varese. Il titolo fa
riferimento all’affresco della Danza macabra, che si trova all’Eremo di Santa
Caterina del Sasso (dove viene rinvenuto a pelo d’acqua il cadavere di una
giovane donna), mentre i fiori, presenti sul lago, vicino al corpo della prima
ma anche della seconda vittima (sempre giovane donna, sempre capelli rossi,
sempre vicino a riva distesa in acqua) paiono far riferimento al noto quadro
‘Ophelia’ di Millais. La storia è ricca di attori secondari, alcuni già conosciuti
nella vicenda ambientata sul lago di Varese, altri ovviamente del tutto nuovi,
rispetto ai quali il lettore dovrà fare uno sforzo di memoria per districarsi,
perché i nomi sono tanti. Ma la Borghi sa come scrivere per non rendere ardua
la lettura, che per contro scorre quieta, e a tratti burrascosa, come ben sa
chi vive sulle sponde del Verbano. Angela Borghi sfrutta tutte le sue
competenze (studi classici, professione di medico internista, amore per la
lettura e per lo sport, per la natura e per i cani) e tesse una trama che
convince, evitando sbavature o ingenuità che possono rovinare una buona idea.
Vi è da dire che l’immaginazione non manca a questa prolifica scrittrice
varesina, e del resto una delle sue certezze è la seguente: l’immaginazione è
il modo più alto di pensare. Immaginazione che è ‘arte’ di Teo, perché il
freddo commissario Arno è meno incline alla divagazione e più rigido nei suoi
ragionamenti. L’unione di entrambi i metodi di indagine aiuterà i protagonisti
a trovare il bandolo della matassa. Ma sarà, fra Teo e Arno, una vicinanza non
solo ‘professionale’? La lettura scioglierà anche questo nodo. O forse no.
Chissà.



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