Stamani, in occasione della presentazione del libro 'Fausto, il mio Coppi' ho avuto modo di conoscere Alfredo Bonariva. Classe 1934, una somiglianza spiccata con mio papà Mario, Bonariva fu gregario di Fausto Coppi nel 1957/1958. Grazie alla sua memoria formidabile e alla sua lucidità, Alfredo (nella sede della Società Binda, e lui se si chiama Alfredo lo devo al papà, ammiratore del Campione di Cittiglio) ha catturato la mia attenzione con aneddoti molto interessanti. Abitava in via Varesina, alle porte di Milano, molto vicino al Vigorelli, e lì si allenava soprattutto su pista. Prese parte alle Olimpiadi di Melbourne del 1956 (mio anno di nascita) nelle gare su pista, gareggiò anche nella Binda (eccolo in foto, alla destra della valletta di Mike Bongiorno, Edy Campagnoli) e per oltre un anno fu alla Bianchi, proprio con il Campionissimo (in foto, Giro del Piemonte del 1958, Alfredo passa la borraccia a Fausto). Nella Tre Valli Varesine del 1958 Coppi, ormai al termine della carriera, aveva bisogno di un buon piazzamento, per poter partecipare ai Mondiali di Reims. Così aveva detto il commissario tecnico, Alfredo Binda. In quella Tre Valli fu proprio Bonariva ad aiutarlo, passandogli la ruota dopo una foratura. Fausto arrivò nei primi dieci, si meritò la convocazione. Ai Mondiali del '58 vinse Ercole Baldini, e nel 1959 Bonariva andò proprio alla Ignis del cumenda Giovanni Borghi, alle dipendenze di Ercole. Perché lasciò Coppi? "Fu anche per questioni economiche" dice Alfredo, "ma non solo. In verità ero molto indeciso. Coppi era al termine della carriera, Baldini all'apice. Avrei guadagnato di più ma mi dispiaceva lasciare Fausto, eravamo amici. Poi ci pensò la Dama Bianca..." In che senso? "Andai da Fausto per risolvere la questione, ma Giulia neppure mi fece entrare in casa. Era così. Era in un certo senso gelosa degli amici di Fausto." Così Bonariva andò con Baldini. "La Dama Bianca voleva Fausto tutto per sè. Noi gregari di Coppi non l'abbiamo mai avuta in simpatia. Qualcuno addirittura malignò, incolpandola di essere la causa della morte di Coppi, perché ritardò la ricerca della diagnosi corretta e della cura." A questo proposito val la pena di leggere il bel libro 'Giulia e Fausto' di Alessandra De Stefano (Rizzoli), perché da queste testimonianze la Dama Bianca esce non proprio candida, e probabilmente la verità sta nel mezzo. Ciò detto, torniamo al simpatico Bonariva, che invece ha ammesso stamani di avere un debole per le donne, tanto da diventare uno fra i dirigenti-allenatori che più si diede da fare, per far nascere in Italia, negli anni Sessanta, il ciclismo femminile. "Morena Tartagni, grande campionessa, abitava a 50 metri da casa mia. A parte la pioniera Alfonsina Strada, che gareggiava con i maschi, diciamo che la Tartagni, con i suoi successi, ha contribuito alla nascita del ciclismo femminile. Vi è da dire che ho sempre trovato difficoltà, a livello di Federazione, ad organizzare gare per le ragazze. Mi dicevano di lasciar perdere, era meglio puntare sulle categorie maschili. Ma a me piacevano le donne!" Considerazione indiscutibile, ed è grazie a personaggi come Bonariva se oggi il ciclismo femminile sta vivendo la sua primavera.
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