E
che scrivere della Comunità Shalom? Il suo destino ormai era segnato. Una parte
di amici avrebbe fatto la scelta di Comunione e Liberazione, un’altra avrebbe
continuato con la presenza in parrocchia, e qualcuno avrebbe fatto e l’uno e l’altro.
Si passò da un incontro la settimana a uno ogni quindici giorni, poi uno al
mese, mantenendo però le vacanze insieme e altri momenti comuni. Non intendevo
affatto andarmene, per vari motivi: l’amicizia con quei compagni di viaggio era
molto forte e non volevo privarmene; inoltre speravo sempre che potessero
essermi di aiuto. Sapevo bene che io avrei potuto dare ben poco a loro, se non
dubbi, che preferibilmente tenevo per me, lasciando filtrare solo di tanto in
tanto qualche nota stonata. Quindi -a parte le vacanze- ho sempre cercato in
quegli anni di mantenere i contatti, ma non posso nascondere che ero in
difficoltà, mi sentivo una voce fuori dal coro, un pesce senz’acqua, un po’
imbarazzato e me ne stavo silenzioso, ad ascoltare gli amici. Io non li aiutai,
loro non aiutarono me. Naturalmente nessuno ha colpa, la colpa semmai è di
questo Dio misterioso, che non si fa trovare ma resta necessario.
26-continua
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