martedì 30 settembre 2025
Varese: la Provincia con gli artigli
Si fa presto a dire ignavia
lunedì 29 settembre 2025
Auguri, Sauro
domenica 28 settembre 2025
Io sono Lago
Paola sessantenne
Tadej, the king
sabato 27 settembre 2025
15 La fotografia oltre l'umano
venerdì 26 settembre 2025
Coppa Campo dei Fiori rinviata
giovedì 25 settembre 2025
Pietro e Marco, ex alunni Vidoletti
I voli radenti di Riccardo Durione
mercoledì 24 settembre 2025
Una vittoria da pareggio
martedì 23 settembre 2025
lunedì 22 settembre 2025
'Il Walser dell'imperatore' di Anna Lina Molteni
Conosco
Anna Lina Molteni dal gennaio del 1992, quando mi autografò, con dedica, il suo
romanzo ‘La stagione del gufo dorato’. Avevamo partecipato entrambi al premio
Montblanc per giovani narratori, lei arrivò in finale, io no, lei vide il suo
libro pubblicato dalle Paoline, io dovetti aspettare altro tempo. La invitai,
negli anni successivi, a presentare alcuni miei lavori, lei venne molto
gentilmente, dimostrando di saper scrivere, ma anche di saper leggere gli
scritti altrui e di dare interpretazioni interessanti. Poi un lungo silenzio di
anni, non ci siamo più incontrati ma abbiamo continuato a dare seguito alla ‘malattia’
dello scrivere, completando, arricchendo i nostri mestieri (lei veterinaria, io
insegnante) con romanzi e racconti. Di Anna Lina posso citare ‘Falsa staffa’ e
poi i romanzi recenti, che l’hanno condotta dalla brughiera e dal suo amore per
i cavalli sino alle montagne, con una particolare attenzione alle figure
femminili e alla loro condizione nella storia. Ecco allora ‘L’ombra dei Walser’,
‘Lo specchio verde-I libri e le montagne di Giovanna Zangrandi’, ‘Nient’altro
che un nome’. E sul mondo dei Walser la Molteni è tornata con ‘Il Walser dell’imperatore’
(MonteRosa edizioni). Si legge nel risvolto di copertina: ‘…è un romanzo
ispirato alla straordinaria epopea di Antonio De Toma (1821-1895), ragazzino
walser che, partito dalla Valsesia a undici anni come semplice garzone
gessatore, divenne il più celebre stuccomarmista dell’Europa Centrale. Conteso
dai sovrani, gli affidarono la decorazione dei propri palazzi Oscar I di
Svezia, Ludwig II di Baviera, Francesco Giuseppe d’Austria. De Toma fu
profondamente legato alle proprie radici walser e orgoglioso delle origini mai
dimenticate, al punto da continuare a usare il titszchu come lingua di scambio
con i propri collaboratori valsesiani.’ Rivelata la trama, dirò che la prosa della
scrittrice varesina è una prosa ‘classica’, con ciò intendendo un corretto uso
di grammatica e sintassi (non è sempre scontato), un narrare accurato senza
essere ricercato, una scorrevolezza che facilita la lettura. Ecco un esempio: ‘Hai
mai pensato che l’autunno viene solo per il bosco ceduo? E’ bastata una mattina
di vento perché gli aghi che ancora resistevano sui rami dei larici si
staccassero definitivamente e ora sul sentiero dello chalet De Toma c’è un
pavimento di fiammiferi gialli, regolari nella forma, ma mischiati in una
distribuzione casuale, come tessere di uno dei tanti mosaici veneziani che hai
composto negli anni in cui sei stato il più abile decoratore d’Europa.’
domenica 21 settembre 2025
Auguri a Valentina e Umberto
Gli 80 anni di Carlo Meazza
22
settembre 1945: c’è ancora odore di guerra in giro, le rovine della AerMacchi
non fumano più, è tempo di ricostruzione e a Varese nasce Carlo Meazza, che
farà il fotografo. Quindi oggi sono 80 anni di vita per Carlo, che dopo un
percorso scolastico che lo portò alla laurea in Sociologia a Trento, dopo tanto
basket e camminate in montagna, eskimo da sessantottino e qualche supplenza
anche al liceo classico ‘Cairoli’ (fu mio prof), dal 1973 è fotografo
professionista, dopo aver rifiutato un posto da giornalista nel giornale che fu
il luogo di lavoro di suo padre Giuseppe, cioè il quotidiano La Prealpina. E da
quel ’73 (uscì il suo primo libro, Sacromonte) non ha più smesso di far foto,
collezionando una ottantina di libri, l’ultimo dei quali è un omaggio al suo
amato Monte Rosa, e il nuovo sarà un’antologia, Meazza 80, proprio per celebrare
la cifra tonda. Ho avuto il piacere di collaborare con Carlo, lui foto e io parole.
La foto che vedere è del 2004, più di vent’anni fa, scattata per il libro ‘Una
città in cornice’. Sono stato poi l’insegnante di suo figlio Pietro, ho fatto
praticare sport (soprattutto sci nordico) alla figlia Rachele. Insomma: ci
conosciamo. E quindi lo abbraccio, augurandogli ogni bene.













