mercoledì 1 giugno 2016

Il mio Dio - 18



Se ripenso al mio ritorno dal militare, fine 1979, e poi al 1980, al 1981, anno del mio matrimonio, noto un crescendo di ‘intensità esistenziale’, di impegno nel lavoro e in Comunità. La Shalom, nel 1980, festeggia i dieci anni di vita con varie iniziative e un pellegrinaggio a Roma, che vivo con fede. Fra le persone che ricordo più intensamente rivedo don Gabriele Castelli, un nostro amico diventato prete proprio nella Capitale. Di lui ammiravo la dedizione, l’attenzione ai ragazzi di borgata. E in quel periodo un altro mio amico ha segnato non poco la mia vita: Mauro Serragli, che proprio in quegli anni diventava missionario Comboniano, con destinazione Uganda. Esempi di amici capaci di scelte radicali. Sull’entusiasmo della scelta vocazionale di Padre Mauro, contribuii ad animare un gruppo missionario parrocchiale, entrai anche nel Gruppo missionario decanale, moltiplicai gli impegni in servizi ecclesiali. In Comunità ero lettore, cantavo nel gruppo canti, ero fra i responsabili del giornalino parrocchiale, cercavo di dire la mia agli incontri (mai con posizioni di critica), prendevo persino gli appunti delle prediche di don Angelo, durante la Messa. Curavo la vita spirituale, non avevo dubbi di fede, ma il desiderio forte di ‘piegare’ il mio egoismo, per donarmi agli altri. Avevo stretto amicizie importanti, fra gli altri con Paolo e Carla, con i quali Carla ed io decidemmo di condividere il matrimonio: stesso giorno di nozze, un solo rito per due coppie, per testimoniare l’appartenenza ad una comunità più grande di quella matrimoniale. Pur di non allontanarci da Biumo, ricordo che ipotizzavamo anche una abitazione comune. Andammo a vedere una vecchia casa sulle rive del nauseabondo torrente Vellone, un luogo malsano: oggi non ci passerei una sola giornata. Ma allora la forza dell’ideale era tale che ci rendeva capaci di scelte rischiose, come quella di andare in viaggio di nozze in Uganda, a trovare l’amico Padre Mauro. Scelta che fu scartata all’ultimo momento, causa la guerra. Per fortuna (oggi lo posso affermare) non trovammo casa lì e accettammo (nostro malgrado!!!???) un appartamento a Sant’Ambrogio, che era di mio suocero.    

18-continua

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