Da
questo momento, fine anni Ottanta, anche la scrittura testimonia i miei
pensieri, sia quella in forma narrativa e poetica sia quella più esplicita, in
forma di ‘saggio’ o di diario. Non starò a ripetere ciò che ho già scritto
nella storia della mia scrittura, aggiungerò qui qualche annotazione. Nel mio
primo libro ‘Papà a tempo pieno’ Dio appare solo come portatore di vita e di
bellezza. Ma già nelle poesie della raccolta ‘Un anno’ e nel mio primo ‘romanzo’
(mettiamo fra virgolette, che è meglio) ‘La Comune di Barbara’, ci sono tracce
del mio percorso. Il missionario che diventa protagonista della fine di quel
romanzo di formazione termina la giornata con una domanda. E la malattia, il
dolore, la morte fanno irruzione nelle mie tematiche. E’ di questo periodo
anche un mio breve ‘saggio teologico’, mai pubblicato (In cammino con il
Signore della Vita) che cerca di trovare una soluzione ad un Mistero che, col
tempo, non farà che complicarsi, annodandosi nell’irrisolvibile. Con tutto ciò continuavo
la mia presenza in parrocchia a Sant’Ambrogio, ma non la interrompevo
soprattutto perché volevo portare avanti la rivista ‘Sul Sagrato’, che mi
pareva un buon strumento di comunicazione e mi gratificava rispetto alla mia
passione giornalistica. Partecipare al Consiglio Parrocchiale o ad altre
riunioni era però di un peso mortale. Lasciai ogni altra forma di servizio in parrocchia,
anche perché era nata Caterina, la famiglia si era ulteriormente allargata.
Inoltre ora avevo impegni come giornalista. Il giornalismo, soprattutto seguire
da cronista il Consiglio comunale, mi aprì il mondo della città, che avevo
trascurato, dato che la Comunità Shalom era il luogo privilegiato delle mie
giornate. I miei orizzonti si allargarono.
25-continua
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