Sono una sedia
di carlozanzi
Sono
una sedia. Ma non una sedia qualunque, bensì la sedia che si trova in camera da
letto, sopra la quale vengono provvisoriamente appoggiati i vestiti, perché non
si ha voglia di sistemarli correttamente su un appendiabiti. Sono quindi una
soluzione momentanea, un punto d’appoggio non definitivo, un’ancora di salvezza
quando si ha fretta o sonno. Mi usano impropriamente, mi fanno anche violenza –diciamolo-
soprattutto la sera quando ripongono sopra di me mutande e calze maleodoranti.
Supporto la stanchezza e di per sé non dovrei lamentarmi, ho un doppio utilizzo,
valgo di più. In verità ben raramente vengo utilizzata per la mia principale
funzione, per i miei talenti, quindi mi rattristo, costretta a cambiare ruolo.
Come sedia sono statica, immobile, poco pronta alla versatilità, quindi lo
sforzo è continuo e sfibrante.
Sono
una sedia-non sedia, un attaccapanni malriuscito, sempre in attesa di quelle promesse di ordine,
mai mantenute.
Svolazzano
indumenti sopra di me. Coperta, all’ombra, medito sul senso della mia vita… sperando
nella promozione da camera a sala.
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