lunedì 30 marzo 2020
Il lago di Maurizio
Caro Maurizio, probabilmente l'ultima volta che abbiamo parlato io e te è stato per la festa dei 70 anni di Paolo, lo scorso ottobre. Pioveva. E avremo senz'altro parlato di lago e di pesci, del tuo lago di Varese e delle pesche che facevamo, quando eravamo ragazzi o poco più: scardole, gobbini, qualche persico reale, boccaloni, alborelle e tanti lucci sognati, soprattutto io. Forse tu qualcuno l'hai pescato per davvero, in barca, con la tirlindana. Ci si vedeva raramente, soprattutto negli ultimi anni. Stavi tagliando il prato, ti sei accasciato. La morte è così: ci può mettere una vita per imporre la sua legge, oppure è questione di un attimo. Mi sembra irreale. Avevi 66 anni, due più di me.
Ora tu sai se è tutto vero oppure no.
A me non resta che pregare.
Cara Patrizia, un grande abbraccio.
sabato 28 marzo 2020
E' stata l'età
Questa foto è di un anno fa, quando ci si poteva ancora abbracciare. Sono con mio nipotino Tommy. No, non è stato il Coronavirus a farmi capire che siamo fragili e che è importante nella vita il calore di un abbraccio, la presenza dell'altro. Ci ha pensato, molto prima, l'età. Ero un tipo che amava la solitudine e si credeva bastante a se stesso. Con gli anni il silenzio -se prolungato- mi è diventato insopportabile, la solitudine pesante, la presenza dei fratelli necessaria, il bisogno di comunicare, di condividere, di abbracciare impellente. Il virus bastardo non ha fatto che confermare il concetto, ribadirlo, renderlo indiscutibile.
mercoledì 25 marzo 2020
La poesia del mercoledì
ph silvia d'ambrosio
QUANDO
POI
Quando
poi sarò morto per davvero
datemi
vita con un semplice pensiero,
sfogliate
un mio libro così, a caso,
sorridete
per una frase nel contesto
che
scrissi anche per voi, che ora leggete;
sapevo
che da morto la mia vita
poteva
ritrovare la via persa
vagando
fra un soggetto e un predicato.
Se,
morto, vivrò ancora tanto o poco,
vi
guarderò, vi curerò con attenzione,
vi
amerò se farete la mia storia
fra
un brindisi e una fetta di salame.
Se,
morto, avrò in premio un’altra vita
vi
avviserò, fantasma dentro i sogni,
e
al risveglio non dite che era un sogno,
soltanto
un’altra perfida illusione.
24.03.2020
sabato 21 marzo 2020
Sassolungo
La copertina del mio nuovo romanzo, in uscita fra un mese. Coronavirus permettendo, la presentazione a Varese sarà sabato 13 giugno, ore 16, Salone Estense.
clicca sull'immagine per ingrandirla
Vento
Le Odle viste dalla Val di Funes (ph carlozanzi)
VENTO
La Verità nell'aria si respira
si tuffa nei polmoni, invade il cuore
d'inquieto vento segue le folate.
L'erba dei prati il fresco stelo china
vive, riluce mutando nel colore
e pare di toccarlo il Suo Mistero.
Cammino, ritto in piedi dalla gioia
di un incontro che gusto a passi spenti,
senza la fretta di trovare il Vero.
Soffiando viene a me
senza parole.
1988
VENTO
La Verità nell'aria si respira
si tuffa nei polmoni, invade il cuore
d'inquieto vento segue le folate.
L'erba dei prati il fresco stelo china
vive, riluce mutando nel colore
e pare di toccarlo il Suo Mistero.
Cammino, ritto in piedi dalla gioia
di un incontro che gusto a passi spenti,
senza la fretta di trovare il Vero.
Soffiando viene a me
senza parole.
1988
venerdì 20 marzo 2020
Il sesso di Francesco
ph carlozanzi
Ho appena finito di leggere il libro di Francesco Piccolo, 'L'animale che mi porto dentro' (Einaudi). Di che si tratta? E' un libro-confessione (anche coraggioso) sull'animalità maschile, soprattutto per ciò che riguarda l'impulso, la carica, la forza, la 'prepotenza' del sesso. Piccolo è un narratore e sceneggiatore fra i più bravi in Italia, classe 1964, un marcantonio di oltre centro chili, uomo del sud che ho conosciuto personalmente, grazie al Premio Chiara. Non è un testo semplice, e richiede una certa libertà di approccio alla materia. Chi mi conosce sa che non ho difficoltà a scrivere di sesso, quindi non ho avuto problemi a risalire la corrente delle pagine di Francesco.
Ho appena finito di leggere il libro di Francesco Piccolo, 'L'animale che mi porto dentro' (Einaudi). Di che si tratta? E' un libro-confessione (anche coraggioso) sull'animalità maschile, soprattutto per ciò che riguarda l'impulso, la carica, la forza, la 'prepotenza' del sesso. Piccolo è un narratore e sceneggiatore fra i più bravi in Italia, classe 1964, un marcantonio di oltre centro chili, uomo del sud che ho conosciuto personalmente, grazie al Premio Chiara. Non è un testo semplice, e richiede una certa libertà di approccio alla materia. Chi mi conosce sa che non ho difficoltà a scrivere di sesso, quindi non ho avuto problemi a risalire la corrente delle pagine di Francesco.
mercoledì 18 marzo 2020
Noia
ph carlozanzi
Ho scattato questa foto esattamente un anno fa. Sono al Passo Gardena verso le 9 del mattino, pronto a partire per il Sellaronda sugli sci. Davanti a me il Sassolungo e lo Sciliar in lontananza. Un anno dopo altro che neve della Val Gardena: il Coronavirus bastardo è venuto a minacciarmi. A chiudermi in casa. Come altri (non dico tutti ma qualcuno sì), nonostante mi dia da fare, riesco ad avere anche attimi di noia. Tale stato d'animo è dannoso, irritante, opprimente, insensato e vuoto non solo perché non ci si sente utili, si avverte il tempo che scorre, si prova un malessere diffuso (non siamo fatti per la noia), ma soprattutto perché (non a caso si parla di noia mortale) fa affiorare il pensiero della morte. La vita non è che il tentativo continuo di dimenticare la morte, è la riaffermazione (non a parole ma nel vissuto interiore, profondo) del nostro crederci immortali. Nessuno può pensare (seriamente) alla morte, alla propria morte, senza impallidire e immediatamente scacciare tale immagine, assolutamente insopportabile.
Ho scattato questa foto esattamente un anno fa. Sono al Passo Gardena verso le 9 del mattino, pronto a partire per il Sellaronda sugli sci. Davanti a me il Sassolungo e lo Sciliar in lontananza. Un anno dopo altro che neve della Val Gardena: il Coronavirus bastardo è venuto a minacciarmi. A chiudermi in casa. Come altri (non dico tutti ma qualcuno sì), nonostante mi dia da fare, riesco ad avere anche attimi di noia. Tale stato d'animo è dannoso, irritante, opprimente, insensato e vuoto non solo perché non ci si sente utili, si avverte il tempo che scorre, si prova un malessere diffuso (non siamo fatti per la noia), ma soprattutto perché (non a caso si parla di noia mortale) fa affiorare il pensiero della morte. La vita non è che il tentativo continuo di dimenticare la morte, è la riaffermazione (non a parole ma nel vissuto interiore, profondo) del nostro crederci immortali. Nessuno può pensare (seriamente) alla morte, alla propria morte, senza impallidire e immediatamente scacciare tale immagine, assolutamente insopportabile.
giovedì 12 marzo 2020
L'Africana
Il giornalista e narratore varesino Riccardo Prando, 13 anni fa, già prefigurava la pandemia, che oggi si chiama Coronavirus. E che puntualmente è arrivata. A metterci in guardia: i progressi della medicina sono strabilianti, ma la fragilità dell'uomo viaggia di pari passo.
“L'Africana”
- da “Giuda. 25 racconti fra cuore e ragione” - Macchione Editore- 2007
Concludiamo
il nostro notiziario serale con un'informazione che interesserà parecchi nostri
ascoltatori. Ci riferiamo all'influenza che, anche quest'anno, sta costringendo
a letto molti cittadini. Il ceppo influenzale, isolato dai ricercatori di Hong
Kong, sembra avere le caratteristiche di sempre, con febbre alta, dolori
muscolari e nausea. L'Africana, come viene definita l'influenza di quest'anno,
colpirà soprattutto verso la metà del mese. A rischio, come al solito, sono
prima di tutto anziani e bambini.
Con
questo è tutto, grazie per essere stati con noi e arrivederci a domani sera
alla stessa ora.
Eva
quasi non si accorse che il tg era finito. Anche se quel nome, Africana, le
pennellò un angolo di sorriso sulle labbra. “Chissà perché, Africana... ma già,
dopo la Spagnola e l'Asiatica... per forza” e spense la tv per continuare a
leggere in santa pace il romanzo che Giorgio le aveva regalato per il suo
compleanno.
Dopo
un paio di pagine, però, dovette arrendersi: era stata una giornata faticosa e
il sonno già le faceva socchiudere le palpebre. Si alzò, s'infilò il pigiamone
giallo e blu che le piaceva tanto e passò dal bagno. Allo specchio si soffermò
un attimo davanti ad un brufolo rosso sull'orecchio destro. “Troppo salame,
oggi a mensa” pensò e si ripromise di iniziare una bella settimana vegetariana,
minestrone di verdure, formaggi, insalate e roba del genere. Addio grassi! Si
adagiò sotto le coperte e s'addormentò nel giro di due minuti.
E
dopo le notizie dalla borsa di New York, quelle di casa nostra, dove pare che
l'epidemia di Africana sia in piena espansione. Nella sola capitale, la nuova
ondata influenzale ha costretto addirittura al ricovero al pronto soccorso oltre
un centinaio di bambini ed anziani, soggetti cioè privi di forti difese contro
gli attacchi del virus. I consigli degli esperti sono sempre gli stessi: due o
tre giorni di riposo, tanta vitamina C e consultare il medico solo se i normali
antibiotici non dovessero abbassare la febbre sotto i 38 gradi. Ma forse qualche
giorno lontano dal lavoro è sempre la medicina migliore.
Grazie
per averci ascoltati. Noi ci vediamo, come sempre, domani sera.
Sarà
stata la giornata intensa (“ma cosa ho fatto di speciale, poi?, prima in
ufficio, poi la seduta in palestra... anche se ho fatto una fatica alla
spalliera...”), forse quell'imbecille di Arturo che l'aveva proprio fatta
imbestialire, con certe sue battutine sulla gonna troppo corta... le solite da
anni... (“e crede pure di essere divertente... di colleghi così ne farei
volentieri a meno”): ma insomma non si sentiva appetito.
“Avrò
mica preso l'influenza!” pensò allarmata. “Proprio adesso che arrivano le prime
dichiarazioni dei redditi e il lavoro aumenta. Ci fosse almeno qui Giorgio,
accidenti a lui e al suo safari. Vedrai che ti ci porto, in Africa! Sì, come
no. Intanto lui è là che se la spassa e io sono qui che lavoro”. Si passò una
mano dietro la nuca, come per sistemare una ciocca di capelli e le dita avvertirono
quel brufolo all'orecchio destro. Andò in bagno e le parve più grosso e più
rosso della sera precedente. “Speriamo non sia influenza davvero” concluse e pensò
al lavoro del giorno dopo, quasi volesse esorcizzare quel timore. Di mangiare
qualcosa neanche a parlarne e poi un po' di dieta stretta non le avrebbe fatto
che bene. Decise di infilarsi a letto nonostante fossero appena le nove: un
buon sonno avrebbe sistemato tutto.
Buonasera.
Due morti e migliaia di ricoverati in tutti il Paese: è il resoconto per la
giornata di oggi dell'epidemia di influenza atipica che comincia a mettere a
dura prova le strutture medico-ospedaliere. I decessi riguardano persone
anziane affette da altre patologie e sono avvenuti entrambi nella capitale. Ma
c'è motivo di seria preoccupazione? Abbiamo girato la domanda al professor
Antonio Suriv, esperto virologo del Ministero della Sanità.
-
Di allarme vero e proprio non si può parlare. Anzi, direi che forme e modi
dell'Africana ricalcano modelli già conosciuti. Il consiglio è di porre
particolare attenzione ai cosiddetti “soggetti deboli”, bambini ed anziani, nonché
alle mamme in attesa, ricorrendo subito al medico ai primi sintoni della
malattia.-
Grazie
professore e con queste assicurazioni proseguiamo il nostro notiziario.
E
no, questa era influenza bella e buona! Estrasse il termometro da sotto
l'ascella e controllò: 38 e 2. però non si trattava di una febbre da
costringere a letto. E come avrebbe potuto, poi, con tutto il lavoro che il
capo le aveva lasciato da fare! Ed era solo martedì. “Bisogna che mi prenda
subito un'aspirina, meglio prevenire... E se telefonassi al dottore? Sì, per
un'influenza! Cosa vuoi che sia... una bella sudata sotto le coperte...”.
Da
un po' di giorni si sentiva strana, anche se non voleva farci caso. Sempre
quella pesantezza nelle ossa, quel mal di testa appena accennato che non voleva
andarsene via. E poi l'appetito, scomparso come d'incanto, proprio lei che alla
sera avrebbe divorato da sola un pollo intero, certe volte.
Invece,
niente. Voleva dire che avrebbe fatto una prima colazione più abbondante del
solito. Spense la tv e la luce sul comodino.
Apriamo
il nostro telegiornale con le ultime notizie sull'epidemia di Africana,
l'influenza che pare stia dilagando a macchio d'olio e con risultati preoccupanti:
nelle ultime ventiquattr'ore si sono verificati nel nostro Paese ben
cinquantadue decessi per insufficienze respiratorie, senza particolari
distinzioni fra nord e sud. I centralini degli ospedali risultano intasati e
gli ambulatori dei medici di base presi d'assalto dai mutuati, specie mamme con
bambini e persone anziane.
Il
Ministro della Sanità ha convocato proprio mentre vi parlo una conferenza
stampa per fare il punto della situazione. Ci colleghiamo in diretta con Davide
Anacifra... Davide mi senti?
-
Si, eccomi collegato in diretta dalla sala stampa del ministero. Vi dico subito
che le notizie ufficiale sembrano rassicuranti. Secondo il ministro si tratta
di un'epidemia influenzale solo un po' più forte delle altre e comunque non c'è
motivo di...-
Niente.
Neanche una mela riusciva a mandar giù. “Mi spiace, ma domani dovranno
arrangiarsi da soli” disse fra sé pensando all'ufficio. E intanto quel
maledetto brufolino s'era ingrossato ancora un po'. Ogni tanto se lo toccava,
lo sfiorava appena con l'indice e il pollice della mano destra, ma senza
insistere perché le faceva male. “O no, adesso anche il vomito... santa
pazienza, da quanto tempo non vomito più?”.
Fece
per alzarsi in direzione del bagno, ma un giramento di testa le fece perdere
l'equilibrio.
Si
ritrovava una flebo nel braccio destro e una in quello sinistro. L'ospedale era
l'ultima cosa alla quale avrebbe pensato. “Per un'influenza? Non è possibile.
Ci dev'essere dell'altro” iniziò a pensare appena le raccontarono com'era
capitata là dentro (la donna delle pulizie l'aveva trovata distesa per terra,
due metri dal divano del salotto, la mattina presto quando era entrata per la
solita spolveratina quotidiana).
S'era
fatta portare radio e tv in camera, visto che i giornali non riusciva a sfogliarli
e comunque leggere le dava fastidio. Specialmente la radio era sempre accesa,
perché voleva capire quanto stava succedendo: “Morire per un'influenza,
possibile?”.
Iniezioni,
flebo, prelievi di sangue. All'inizio gliene facevano tutti i giorni, anche se
lei si sentiva come sempre, stanca e senza appetito. Ma dopo un paio di giorno,
gli interventi dei medici s'erano diradati. “Dottore, come sto?” chiedeva
sempre, ma le pareva di ascoltare risposte casuali, evasive, deboli. Anzi, sia
il primo sia il secondo medico non si erano più fatti vedere e anche il
personale infermieristico era cambiato, oltre che diminuito.
Tutto
ciò mentre i notiziari radiotelevisivi si facevano sempre più allarmanti e
coglieva all'improvviso, dietro le spalle, sottoforma di edizioni speciali.
Buona
sera. Ormai è vera e propria pandemia. Non solo il nostro Paese, ma Germania,
Francia, Inghilterra, Stati Uniti sono colpiti dall'Africana, alla quale sembra
ormai da ricondurre il 50 per cento delle morti nelle ultime 48 ore. Le frontiere
sono state chiuse ed è stato convocato d'urgenza il Consiglio Europeo della
Sanità. Pare che il virus si manifesti con la comparsa di un piccolo foruncolo
alle orecchie e che colpisca in maniera fulminea facendo alzare la temperatura
corporea fino sopra i 40 gradi nel giro di due ore.
Per
le ultime notizie ci colleghiamo con il nostro inviato all'unità di crisi del
Ministero della Sanità. Davide Anacifra, a te la linea.
-
Mi date la linea mentre sono in attesa, assieme a centinaia di giornalisti italiani
e stranieri, che si concluda il vertice convocato d'urgenza per discutere il
punto della situazione e... ma ecco che il vertice si è concluso proprio in questo
momento...ascoltiamo cos'ha da dire il ministro...
“L'epidemia
di Africana s'è diffusa in tutto il Paese e, di concerto con le autorità
europee, abbiamo deciso di chiudere temporaneamente le frontiere. Non dobbiamo
allarmarci eccessivamente, ma non possiamo neppure nascondere la preoccupazione
derivante dal fatto che nessun vaccino sembra essere in grado al momento di
debellare il virus...”.
-
Ma non doveva essere un'influenza come le altre? Quindici giorni fa lei ci
aveva assicurato che...
“Quindici
giorni fa sembrava effettivamente una normale epidemia influenzale...”.
-Allora
siamo in balìa del virus senza che si possa fare nulla...
“I
consigli sono quelli di sempre: riposo, vitamina C, bere molta acqua, evitare i
luoghi affollati...
-Ministro,
il Paese ha bisogno di conoscere tutta la verità...
“E'
quello che sto facendo...”.
-Ma
gli ospedali sono pieni... i morti sono sempre più numerosi... cosa avete
intenzione di fare... quali notizie arrivano dall'Organizzazione mondiale della
sanità?
“E'
strano -pensò nel dormiveglia-. Sono due ore che suono il campanello e non si
fa vedere anima viva. Almeno fossi in camera con qualcuno... non ho voglia
neanche di fare pipì... sarà questa febbre da cavallo... e ho una sete
tremenda”.
In
più, le faceva male l'orecchio destro, le pareva che tutto il cuore le pulsasse
lì dentro. Vedeva forme strane alla tv e non riusciva a sentire bene quello che
dicevano.
“Morire
per un'influenza? Dai, sei ridicola! Cent'anni fa abbiamo sconfitto il cancro,
poi l'aids, poi l'infarto... e adesso dovremmo morire...per una stupida
influenza? Impotenti come duemila anni fa... antibiotici e compagnia bella,
tutto inutile?... Possibile... per una... stupida...”.
martedì 10 marzo 2020
sabato 7 marzo 2020
Un giovane racconto
ph carlozanzi
Per colpa di questo virus antipaticissimo, i giovani hanno tempo in avanzo. Perché non scrivere un bel racconto per il Premio Chiara Giovani? C'è tempo sino al 27 aprile. Ogni info su www.premiochiara.it
Per colpa di questo virus antipaticissimo, i giovani hanno tempo in avanzo. Perché non scrivere un bel racconto per il Premio Chiara Giovani? C'è tempo sino al 27 aprile. Ogni info su www.premiochiara.it
mercoledì 4 marzo 2020
Ma a Dio daremo del tu?
Forse un giorno Dio mi dirà: "Perché hai perso tempo a fotografare magnolie, anziché portare il pane all'affamato?" e io risponderò: "Ha ragione..." o forse mi verrà di dirGli "Hai ragione..."
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