lunedì 31 gennaio 2022

Scia


Consistente scia di fumo stamani all'alba, nei cieli varesini. Sembra più un razzo che un aereo. Forte vento, clima secchissimo, pericolo di incendi. E la mia amata neve che non arriva. 

 

Auguri Tommaso


 

Felice compleanno a mio nipotino Tommaso detto Tommy. 6 anni, come si evince facilmente dalla supertorta, una Sacher realizzata da sua mamma Maddalena.

domenica 30 gennaio 2022

Matteo: dalla Vidoletti al Palazzetto


 



Matteo Librizzi da Varese, classe 2002, altezza 1.81, inevitabilmente un futuro da play, iniziato presto alla scuola media Vidoletti, dove già in prima media evidenziava ottime qualità cestistiche. Eccolo nel 2016, partita finale squadre miste prof/alunni (Matteo secondo da sinistra, accosciati). In foto riconosciamo anche i due fratelli De Vita e Martino Rovera. Ieri ha segnato i suoi primi 4 punti in serie A, ha giocato parecchio. Immagino la sua emozione.  
Non me ne voglia Nicolò Virginio, anche lui giovanissimo e anche lui con i primi 2 punti in serie A; lui non ha frequentato la Vidoletti, e questo può fare la differenza!!!!

Una partita memorabile


 




Il proverbio dice: Non c’è due senza tre. Eccoci allora con Varese contro Trento, dopo la vittoria con Venezia e con Trento in Trentino. Quattro punti, il massimo ottenibile per il nuovo coach Johan Roijakkers (foto). Poi attendiamo la conferma del nuovo Reyes (foto) dopo una buona partita d’esordio. Insomma, Masnago ribolle di aspettative nei confronti di questa nuova OJM a trazione olandese. E Johan conferma Librizzi, classe 2002, nel quintetto. Inizio spumeggiante, una bella tripla di Mr Beane, e anche di Vene, il giovane centro Caruso, un altro giovane allo sbaraglio anche per necessità (vista la fuoriuscita di Egbunu) se la cava bene, è dinamico, lotta, 2 su 2 nei liberi…e poi il Ferrero show, tre triple di fila e Varese chiude avanti di dieci (28-18) dopo un quarto. Il pubblico esulta. Tornano i cori. Ma il secondo quarto è un disastro, un parziale di 23 a 10 per Trento, Keene il folletto folleggia un po’ troppo, forza, tira e sbaglia, perde palla, tiene Sorokas, per fortuna limitiamo i danni e si va al riposo lungo 38-41.

Si riparte con tre piccoli: Keene, De Nik e Librizzi, che deve stare simpatico al coach nordico visto l’ampio utilizzo, ripagato con il primo punto in serie A di Matteo (nei liberi…foto) e addirittura una tripla (più un’altra sputata fuori dalla retina), quindi 4 punti per Librizzi, che esce fra il tripudio generale. Intanto Marcus si è svegliato e comincia a segnare a suon di triple. Esordio e punti anche per Nicolò Virginio (classe 2003, 2.05 di altezza), bene Sorokas, bene De Nik, male invece il nuovo arrivato, Justin Reyes. Finiamo il quarto comunque avanti: 67-65. Si riparte, e ci si domanda come mai il coach continui ad utilizzare Virginio anziché Caruso, oppure Librizzi anziché Beane, nel quarto quarto, quello decisivo: boh…Trento ci castiga con Williams, Reynolds, Flaccadori, Trento fa quello che vuole, troppa facilità nelle conclusioni, e quando siamo 71-80 per i trentini chi ci crede più? Librizzi è ancora in campo negli ultimi 3’, esce per 5 falli, un triplone di Vene riaccende gli animi (79-85), poi un triplone di Keene infiamma gli animi (82-85 a – 1’34”), Trento però fa 2 su 2 (82-87), poi arriva la tripla di Reyes in un momento decisivo (85-87), poi arriva la cavolata di Keene, un passaggio lungo imprendibile e precipitoso, ma il folletto si rifà con una tripla che squarcia il Palazzetto (88-87), Trento segna sotto canestro (88-89) e a quel punto mancano solo 5”. Ovviamente toccherà a Marcus tentare il colpaccio, e infatti il Molten finisce a lui che si avvita in una bomba da lontanissimo, Trento fa fallo e sono tre liberi, ad un secondo dalla fine. Il Palazzetto ammutolisce, Keene scuote il capo come per dire (sì, giusto, il fallo ci sta, ora ci penso io…) e non palesa alcuna emozione. E infatti il primo entra (89-89), ma il secondo no. Accidenti! Marcus si carica ‘spiritualmente’, il pubblico fa un laico segno della croce. Ecco in foto l’attimo fatale, Marcus prima dell’ultimo libero…che entra! 90-89, tre su tre, Varese risorge!!!!

Forza Varese!


Preghiera bruciata


 

Preghiera bruciata

di carlozanzi

 

 

Ho riposto l’auto in garage. La porta metallica si è chiusa, sbrodolando sull’asfalto del mio cortile un rumore di ferro e un cigolio di ruggine. E’ inverno ma la notte è mite. E’ buio ma non ho voglia di risalire in casa. Mi fermo davanti alla porta che apre la via agli appartamenti. Alzo gli occhi alla volta stellata. E’ sereno, nessuna nuvola a coprire le stelle, che traforano la notte con la loro punta colore dell’oro. I rami spogli dei platani s’allungano verso il niente che è il buio e si perdono nella notte. Poche auto parcheggiate sulla via, tre lampioni mandano una tenue luce color arancio, nessuno per strada, un aereo nel cielo, piccole luci intermittenti giallorosse che scivolano verso le stelle. Rumori di vetture in lontananza, un cane abbaia, altri gli fanno eco. La notte nella mia via periferica brulica di rumori lontani e di pensieri vicini: i miei.

Guardo le stelle da qualche minuto, il collo in tensione fa male, è tempo di tornare con gli occhi alla terra; resisto perché ho bisogno del cielo stellato di questa notte tiepida. Ho bisogno che il cielo mi parli. Non mi basta la voce intossicata del mondo qui in basso. Una fettina di luna galleggia con la gobba non a ponente non a levante: guarda verso di me, guarda verso le nostre tristezze che si comunicano. La chiamano luna che ride.  

La nera vastità mi parla di Dio. Un Dio necessario. Lo immagino lassù, grande come il cielo, lo sento, lo vedo nel manto che mi protegge senza soffocarmi.

Ma stanotte la protezione non basta. Vorrei parole chiare, vorrei che sollevasse quel suo mantello colore petrolio e apparisse nel cielo la luce, un sole coi raggi capaci di scrivere parole convincenti. Perché la mancanza che provo deve essere spiegata. Perché il soffrire che sento non è adatto a chi si considera pronto per la felicità. Perché il dolore lavato dal pianto non può reggere a lungo, non sono adatto all’incomprensione di un mistero di privazione. Ma la notte incombe e Dio non risponde. Eppure lo sento, lo immagino e il desiderio di Lui alimenta la speranza che la notte darà un senso al mattino che già si prepara, verso oriente.

‘Dio del cielo stellato e delle mie paure, spalanca il tuo manto e parla al mio cuore’ urlo in silenzio alla luna. E piango, poche lacrime che sostano al limitare degli occhi, per pudore non scivolano verso la bocca, sostano in attesa di una risposta.

Ma la risposta tarda a venire. Arrivano invece lungo la via fari abbaglianti e il fastidio di un rumore che frigge e tossicchia. Luce violenta che incendia e brucia la mia preghiera della sera. Rumore che impedisce di ascoltare.

E Dio, forse, proprio in quel momento ha parlato.   

 

 

 

sabato 29 gennaio 2022

Nutria


 

Tutto sommato, le nutrie non sono poi così diverse dalle marmotte. peccato però che somiglino anche alle pantegane, ai grossi topi, quindi non godono di buona fama in pianura padana. Diciamo che le marmotte hanno come sfondo, che so, le dolomiti. Anche la pianura ha panorami interessanti, fatto sta che questo similcastoro non è amato da nessuno. Ecco un bell'esemplare di nutria castelleonese, che si gode il tramonto mangiucchiando su un prato. 

Tramonto


 

Tramonto a Castelleone (Cremona).

venerdì 28 gennaio 2022

Il rag. Carlo Zanzi


 

Fa sempre una certa impressione trovare uno che si chiama come te, nome e cognome. Eccone uno che ho identificato sul Calandari do ra Famiglia Bosina par or 1968: il ragionier Carlo Zanzi, che è stato anche Revisore dei conti proprio alla Bosina. Leggo però che se ne è andato un po' troppo presto, 65 anni, la mia attuale età!!!

Le mie lucciole

 


Da quasi trent'anni, regolarmente, partecipo al concorso Poeta Bosino. E naturalmente vi ho preso parte anche in questa edizione. Ecco una delle mie due poesie.


Lüsacüü

 

Dumànda mia all’autün da regalàtt

chi ser senza ‘na fin, ciòcch par la lüüs

quand, setà giò, i nostar man ligà,

serum lì a specià la mort dul su

par vidè ul dadrè di lüsacüü

 

e ‘l piasè al büjva ciàr e nètt,

ul dùulur l’eva via di nostar part,

mort i rogn e l’aghett du la zanzara

l’eva dulz, inucent ul calabrun.

 

Dumànda no all’autün da cuntà ball,

disarà che, matòcc, semm stai fregà.

Incöö sèmm chi, gulùus da chela età,

anell cuntra l’anell, or cuntra l’or,

brascià sü me chi ser, perdü tesor.

 

 

                                                

 

Lucciole

 

Non chiedere all’autunno di regalarti

quelle sere senza una fine, ubriache di luce

quando, seduti, le nostre mani legate,

stavamo lì ad aspettare la morte del sole

per vedere il di dietro delle lucciole

 

e il piacere bolliva chiaro e netto,

il dolore era via dalle nostre parti,

morti i fastidi e l’aghetto della zanzara

era dolce, innocente il calabrone.

 

Non chiedere all’autunno di mentire,

dirà che, stupidi, siamo stati ingannati.

Oggi siamo qui, golosi di quell’età,

anello contro l’anello, oro contro l’oro,

abbracciati come quelle sere, un tesoro perduto.

 

giovedì 27 gennaio 2022

Festa du ra Giobia e Poeta Bosino

 






Giovedì 27 gennaio 2022, tradizionale Festa du ra Giöbia ma il Covid ancora impedisce alla Famiglia Bosina, per il secondo anno, di festeggiarla con la cena, con i balli, con l’allegria. Grazie al giornale online Varesenoi e al suo direttore Andrea Confalonieri è stato possibile almeno vivere una versione televisiva della festa di dònn varesina, antesignana di San Valentino e dell’8 marzo. Ecco allora le immagini, che hanno permesso ai varesini di entrare nella sede della Bosina in via Speroni dove, ad attenderli, vi erano il regiù Luca Broggini, il suo vice Giuseppe Micalizzi, Mario Zeni, Marco Dal Fior, Marco Broggini ed Elena Zoja. Dopo i saluti del regiù, Lidia Munaretti e Antonio Borgato (i veri mattatori della serata, e vedremo il perché) hanno illustrato con abbondanza di particolari e citazioni dialettali il significato della festa du ra Giöbia, un appuntamento che la città di Varese tende a dimenticare (non tutte le pasticcerie, ad esempio, avevano in vetrina il dolce a forma di cuore) ma che grazie alla nostra Famiglia torna ogni anno di attualità.

E’ poi toccato a Marco Broggini, segretario del premio Poeta Bosino, illustrare in sintesi la storia di questo concorso poetico in dialetto, nato dieci anni dopo la fondazione della Famiglia Bosina, e cioè nel 1966. Un premio poetico che da allora ha sempre camminato a braccetto con la Festa du ra Giöbia. 25 i poeti partecipanti (un lieve aumento rispetto ai numeri degli ultimi anni), 48 le poesie in gara, questa la classifica.

 

Primo classificato  Poeta Bosino 2021

 

Antonio Borgato

 

con la poesia

 

Anca par ti

 

con la seguente motivazione: “Il componimento è ben strutturato e organizzato su tre quartine ritmate e musicali e utilizza un dialetto ricercato, con particolare attenzione alla disposizione degli accenti, nel cogliere un momento particolare di meditazione e riflessione sul destino dell’uomo, cercando di dare un segno di speranza, una piccola luce per tutti dentro il buio della notte che ci avvolge.

 

Anca par ti

 

Scüür d'inciòstar intùrna, dumà 'na finèstra inlüminàda:

l'è un lüm piscinìn, 'na candìra pizzàda in sül scòss.

La lüsìss tremurént e la riéss mia a sciarì i umbrìi du la nòcc,

ma la sa véd, 'mè 'n fàru in màar, fìna da inscì tant luntàn.

 

Chi l'è che l'avrà pizzàda e quàal sarà ul sò parchè?

Fórzi la cumpàgna i uraziun par chi l'è pü a sto mund;

fórzi l'è 'n ségn da sperànza parchè ga sia salüüt e pàas;

fórzi l'è 'n invìid a turnà a cà par chi l'è nài o l'è sperdüü.

 

Quàal che 'l sia 'l sentimént, 'l desidéri, la paüra l'è no impurtànt.

Déntar ul tò cör gh'è sèmpar 'na quài sperànza, 'n tripilamént:

l'è assée 'n lüüm piscinìn, tremurént, in la nòcc pussée scüra,

te 'l vàrdet ben e te podet réndas cünt ca l'è pizz anca par ti.

 

 

 

Anche per te

Buio d'inchiostro intorno, solamente una finestra illuminata:

è un piccolo lume, una candela accesa sul davanzale.

Brilla tremolante e non riesce a svelare le ombre della notte,

ma si vede, come un faro in mare, persino da così tanto lontano.

Chi l'avrà accesa e per quale motivo?

Forse accompagna una preghiera per chi non c'è più;

forse è un segno di speranza perché ci sia salute e pace;

forse è un invito a tornare a casa per chi se n'è andato o è disperso.

Quale sia il sentimento, il desiderio, la paura non è importante.

Dentro al tuo cuore c'è sempre una speranza, un'agitazione:

è sufficiente un lume piccino, tremolante, nella notte più scura,

lo guardi bene e ti accorgi che è acceso anche per te.

 

 

Secondo classificato

 

Carlo Piccinelli

 

con la poesia

 

Prima ca riva nott

 

con la seguente motivazione: “La poesia riflette pessimisticamente sul senso della vita umana, con la sua caducità e le sue ferite che si accumulano nel tempo ma invita comunque alla fine a sorridere e se possibile a lasciar correre sui tanti problemi che affliggono il cuore dell’uomo. La profondità del messaggio si accompagna poi all’utilizzo di un dialetto che usa termini ricercati e inusuali.

 

Prima ca riva nòtt                                                            Prima che giunga notte

 

Su àar da parpài vugàn via i ùr,                                      Su ali di farfalla volano le ore,

un bòff da vènt e sa cambia direzion;                           un soffio di vento e si cambia direzione;

i  medesìn cumedàn i dulùr,                                            le medicine leniscono i dolori,                             

ma sòtt a ra scèndra nìsan i quèstion.                           ma sotto alla cenere dormono i problemi.

 

Ra gloria da ier l’è péna svapuràva,                                La gloria di ieri è appena evaporata,

i danée a quéll’ora là varéran nagòtt;                            il denaro all’ora fatale varrà nulla;

na scurléra sul cor la scund na ferìva:                            una smagliatura sul cuore cela una ferita:

rid e lassà cùur prima ca riva nòtt!                                 sorridi e lascia correre prima che giunga notte!

 

 

Terzo classificato

Lidia Enrica Munaretti

con la poesia

Distraziun…in utubar

 

con la seguente motivazione: “Il componimento delinea un quadretto autunnale in cui la natura partecipa della vita dell’uomo in maniera giocosa e positiva, utilizzando un dialetto vivace e ricco di riferimenti all’allegria, al colore, all’infanzia, alla leggerezza, fino ai due versi finali in cui emerge il tipico elemento umoristico a interrompere improvvisamente la situazione idilliaca delineata nei versi precedenti.

 

distraziùn… IN utùbar

 

Crìan i föj sécch sóta i mè pass ligér,

’n sù tevidìn ‘l ma scalda i penséer.

Sü ’n fò quasi biótt rampega ’n nisciulìn

’n gatt al pisòca in sül mür dul giardìn.

 

Sa scürtan i giurnàa, ma che bèi culùur!

L’aütünn al pitüra i sò caplaùur,

i a fà sü in d’un véel tant ‘mè ‘na spùsa,

da rimirà  bianca e maestùsa.

 

Vùus da fiö ca giügan pién de légrìa;

setàa in sü ‘na banchéta, a l’umbrìa,

dó dònn ciciaràn; ’n cagnö ‘l cùrr in sül pràa,

da ‘na finèstra ’n càntich passiunàa.

 

E mi camìni dàsi in sü sto santée

in mèzz a risciö, castégn e rüedée.

Ho ciapàa sü ’n scarpüsc… ma pògi al bastùn:

varda indùa ta métat i pée, ma dabùn!

 

 

 

DISTRAZIONE… IN OTTOBRE

 

Scricchiolano le foglie secche sotto i miei passi leggeri,

un sole tiepido mi scalda i pensieri:

Su un faggio quasi spoglio si arrampica uno scoiattolo,

un gatto sonnecchia sul muro del giardino.

 

Si accorciano le giornate, ma che bei colori!

L’autunno dipinge i suoi capolavori,

li avvolge in un velo come una sposa,

da ammirare bianca e maestosa.

 

Voci di bambini che giocano pieni di allegria;

sedute su una panchina, all’ombra,

due donne chiacchierano; un cagnolino corre sul prato,

da una finestra un cantico appassionato.

 

E io cammino adagio su questo sentiero

in mezzo a ricci, castagne e roveti.

Sono inciampata… mi appoggio al bastone:

guarda dove metti i piedi, ma davvero!

 

 

Come anticipato, Lidia e Antonio, grandi mattatori della serata, moglie e marito premiati entrambi. La serata si è conclusa con le parole del regiù, che ha presentato (Covid permettendo) i successivi momenti che vedranno la Famiglia Bosina impegnata nella sua ‘missione’: mantenere viva la bosinità.

 

 

 

 

 


Par ul dutùr Monti


 


 PAR UL DUTÙR MONTI

 

Incöö ‘l dutùr Monti ‘l cumpìss nuant’ànn:

‘L vintisètt da genàar l’è ‘l sò compleànn!

’N traguàrd bèn meritàa par un ómm da pàas

preparàa, ümil, da bun séns, mia par càas!

 

Ul sò bagàli l’è pién da ròbb preziùus;

‘l sò entüsiàsmu sèmpar s’cétt e cuntagiùus

l’ha tirà in mézz di giùin par laurà

parchè ciapassan la sò ereditàa.

 

In “Camera di Commercio”, davéra,

tanti ann, pròpi ‘na bèla cariéra;

l’Uratòri da San Vitùr in dul cöör

e la “Robur et Fides” cun ‘l baticöör!

 

Di “Monelli della Motta” ‘l nümar vün,

ai sò “delfini” ‘l gh’ha insegnàa l’atenziùn

par lùur, quìj ca fann fadìga a tirà là

sénza salüüt, laùur e nànca la cà.

 

Quand l’hann fai sìndich, dumà par trédas dì,

l’è nai da i ültim e dai vegìtt, sì, lì;

con la sò féed spòtiga l’è stai ’n mùdell,

par la sò comünitàa tant ‘mè ’n fradèll.

 

‘L cugnòss ‘l dialètt da Varées: l’è ’n busìn!

I sò amìs, incöö, vöran stagh visìn

par fagh i augüri in sta ricurénza

e digh dabùn la sò ricunuscénza.


 In Salone Estense, in occasione dei 90 anni del dottor Angelo Monti, la poetessa bosina Lidia Munaretti ha letto una poesia in dialetto appositamente scritta par ul dutùr Monti! Eccola qui sopra.



Il prossimo sindaco di Lozza


 

Stamani in Salone Estense ha stretto (virtualmente e distanziatamente) la mano ad Angelo Monti per i suoi primi 90 anni anche il più volte Ministro e Governatore della Lombardia Roberto Maroni. Abbiamo scambiato due parole. Ha detto che sta bene, che fa il pensionato e che ha un importante incarico al Ministero degli Interni. Gli ho ricordato che molti anni fa quando, agli inizi degli anni Novanta, divenne Ministro degli Interni, aveva fatto una previsione: avrebbe concluso la sua carriera politica come sindaco di Lozza. Ha sorriso. "Vedremo alle prossime elezioni amministrative..." 

Le stilografiche di Angelo Monti


 

Stamani, giovedì 27 gennaio, festa a sorpresa in Salone Estense e in Camera di Commercio per i 90 anni di Angelo Monti, varesino illustre. Qui dò per scontato che si sappia chi è e cosa ha fatto. Mi limito a riferire ciò che ha detto fra l'altro Luigi Barion, di Varese per l'Italia: "Angelo Monti tiene sempre nel taschino della giacca due penne stilografiche. Non lo fa per vezzo, lo fa perché le usa, e le usa sempre quando qualcuno lo avvicina per chiedergli un favore, un consiglio. Tira fuori dal taschino la penna e annota il nome e la richiesta."

Già, Angelo Monti è una persona seria, non dice sì tanto per dire, non finge di ascoltare, non promette a vanvera.