domenica 31 luglio 2016

Fiori

                                                                                       ph carlozanzi


Tutti gli anni, qui in Val Gardena, un saluto speciale lo dedico agli amici Shalom, perché loro sanno di cosa parlo. Stasera Carla ha raccolto dei fiori, abbiamo entrambi pensato ai fiori che si raccoglievano proprio a quell'ora, da mettere sull'altare della chiesetta-garage dell'Alpenrose, per la nostra Messa quotidiana prima di cena. Gli stessi fiori che trovate qui. 

Un sorriso serale

                                                                                           ph carlozanzi


Un rincuorante sorriso serale.

La mia scuola - 12



Non ricordo particolari traumi, per il fatto di avere molti insegnanti e non un solo maestro. Ed eccoli i miei prof. Italiano la professoressa Pedoja: severa, pochi sorrisi, fra quelle che si lamentava con mia madre, per via dei miei talenti non ben utilizzati. Storia e geografia la professoressa Bramanti: non ho molti ricordi. Matematica la professoressa Musumeci: bassa, meridionalissima, moderatamente severa. Il mio primo impatto con la lingua straniera (inglese) non fu il massimo, ed ho subito evidenziato di non essere portatissimo per le lingue non italiane. Inoltre la professoressa Isella ci metteva del suo: molto bassa e rotondetta, lunatica, non simpaticissima. Comunque in prima media arrivai al sette, come si nota dalla pagella. Musica la professoressa Candela che, naturalmente, conosceva mia madre, anche lei prof. di musica. Non ho molti ricordi, ma dovevo andare bene, visto che presi otto. Disegno la professoressa Castano: una mamma, dolce e affettuosa. Applicazioni tecniche il vicepreside Ermoli detto ‘Paperino’, per via della sua camminata. Più che come prof. di tecnica (che era materia pratica) lo ricordo come vicepreside, un finto severo, burbero per scherzo, che riprendeva i ragazzi, segnava i nomi sul pacchetto delle Turmac (scatola rigida quadrata) ma poi lasciava correre. Infine la mia materia preferita, ginnastica, con il mitico Secchia. Mai visto in tuta una volta: pantaloni di velluto e giacchetta di pelle scamosciata. Ma per questa materia dedicherò un capitoletto ad hoc. Non ricordo i miei insegnanti di religione.

12-continua

Auguri, Luisa

                                                                                       ph carlozanzi



Felice compleanno alla mia amica Luisa Oprandi che, pur poco gratificata in quanto a nomine in Consiglio comunale, non perde il suo buonumore.

Cambio d'umore


                                                                                                   ph carlozanzi


Siamo a S.Cristina, in Val Gardena: due donne, dunque. E, come sanno gli uomini, basta una parolina non ben calibrata, e l'umore cambia. Alle 7 il sole, alle 9 nuvole e pioggia. Come per le donne, non è il caso di prendersela. Il sole tornerà. 

Passo Gardena - 10°


                                                                                                ph carlozanzi


Stamani, domenica 31 luglio, la temperatura (sia a S.Cristina che al Passo Gardena) era di 10°. Alle 5.40 ero già in sella. Solo, la fatica-piacere della pedalata, i passi dolomiti che mi riportano al 1977 e poi ancora...Gli anni passano, il crono è sempre più alto, la soddisfazione resta immutabile. Piccole-grandi gioie della vita, senza le quali non ci sono scosse. 

sabato 30 luglio 2016

Le 'fatiche' del nonno


Le 'fatiche' del nonno

L'abbraccio della Val Gardena

                                                                                                   ph carlozanzi


L'abbraccio della Val Gardena è sempre molto affettuoso.

venerdì 29 luglio 2016

La recensione di Donata


Solo oggi sono venuto a conoscenza di questa bella recensione, scritta dalla giornalista di Crema Donata Ricci (foto in alto, dal suo profilo fb) per la rivista 'Late for the sky', relativa al concerto di Mock & Greg Harris del 4 aprile 2015 a Castelleone. Pongo rimedio oggi.



GREG HARRIS with MARCO ZANZI
Castelleone (CR) Associazione Culturale ALICE NELLA CITTA’
4 aprile 2015

Alla vigilia di Pasqua, in un tranquillo borgo della Bassa intento alla messa di mezzanotte, si officia il rito pagano di un concerto country rock. Riflettendoci bene, chiamarlo “concerto” mi sembra riduttivo, piuttosto parlerei di una ben più articolata “esperienza”. In tanti anni di bulimia live non mi era mai capitato di assistere ad un coming out esistenziale di siffatta portata: “Ciao, sono Marco Zanzi. Due anni fa i medici mi avevano dato tre mesi di vita, ma sono ancora qui. Voglio continuare a fare musica per non sprecare neanche un giorno”. Dritto al cuore, inchiodandoci alle sedie. “Niente paura – aggiunge Marco – è proprio in questi due anni che ho vissuto veramente, sono diventato addirittura più creativo. Perciò lo dico a tutti: non mollate e tirate fuori il meglio anche dalle situazioni più drammatiche”. A riprova, si materializza una serata assolutamente scevra di cupezza, bensì luminosa e frizzante.
Dopo il breve set acustico di Marco, lo raggiunge sul palco Greg Harris e da qui in poi i due pards, supportati dalla sezione ritmica, liberano chitarre, banjo e violino in una rilettura appassionata del songbook country rock. Ora, non voglio tediarvi con note biografiche che già conoscete, al massimo permettetemi di rinviarvi alle due esaustive monografie di Paolo Crazy Carnevale (LFTS n. 119 e 120). Soltanto due cose: Greg Harris, classe 1952, è un californiano di San Diego, poi trasferitosi in Texas, che tuttavia si è lasciato adottare di buon grado dal nostro paese, tanto è vero che il suo ultimo disco, Long lonesome feelin, è stato pubblicato, giusto l’anno scorso, dalla milanese Appaloosa Records; Marco Zanzi invece è un varesino innamorato del suono americano, tanto da dividere la propria attività artistica tra il Nord Italia ed il North Carolina. Quello che piace è che insieme danno vita al mirabile incontro di due culture. Ma Greg è anche un pezzo di storia del West Coast sound e ha militato in formazioni leggendarie, Byrds e Flying Burrito Brothers su tutte, cosa che non gli dispiace affatto ricordare questa sera. La scaletta infatti è da brivido e si apre con un inequivocabile The gilded palace of sin, brano che appartiene alla sua recente produzione ma che mutua il titolo, con legittimo senso di appartenenza, dall’opera prima dei FBB. “I was only seventeen in 1969…” potrebbe essere il classico incipit di innumerevoli storie personali. Qui introduce il racconto dell’ iniziazione musicale di Greg, in cui ci possiamo ritrovare in molti: l’amico che ha comprato un disco con le sudate mance, il primo febbricitante ascolto carbonaro nella sua cameretta, il big bang emozionale conseguente ed è fatta: con la musica si dividerà more uxorio la vita intera. Del resto si trattava di Sweetheart of the rodeo. Poi si dispiega un ventaglio di canzoni talmente storiche da comporre un bignami del country rock: Streets of Baltimore, Hickory wind, My back pages, Orange blossom special, Christine’s tune (Devil in disguise), Can you fool e potrei continuare. I Byrds incontrano Dylan, Johnny Cash viaggia nello stesso vagone dei FBB e pure gli Allman ci saltano sopra in corsa. Ballate epocali cui ogni parola recherebbe danno: ci siamo cresciuti insieme e tanto basta. Qua e là Greg colloca le proprie ultime composizioni, di ampio respiro e molto gradevoli, come Long road to nowhere e The last of the great old country rockers. Il suono si colora talvolta di bluegrass, talaltra di western swing. E quando annuncia “It’s fiddle time!” scatena il violino in un’entusiasmante interpretazione di Take a city bride, con l’approvazione di Gene Parsons. Quando tocca a Marco, ci propone la sua bella Time to start again (Time to fly again), titolo decisamente autobiografico che ci sentiamo di condividere e di considerare il nostro augurio affettuoso a questo valente musicista e valoroso combattente. E così, mentre Greg e Marco duettano in totale sintonia, il pubblico resta catturato per l’intera, generosa, durata di due ore e mezza. Sono mancate all’appello della mia personale setlist soltanto due canzoni, curiosamente corrispondenti ad altrettanti luoghi geografici: Colorado, composta da Rick Roberts nel periodo FBB e Mexico, sognante ballata cofirmata Greg Harris/Rick Danko. Ma può bastare il ricordo della genesi di Mexico secondo il racconto dei protagonisti: Greg, Rick (Danko) e Rick (Roberts) sono sul bus durante il tour per il ventesimo anniversario dei Byrds, anni 80; uno di loro abbozza un ritornello, gli altri si uniscono con le armonie e ne viene fuori una ballata che profuma di “sweet tequila” e “soft warm nights down in Mexico”.
Questa notte padana non è esattamente una warm night, anzi è piuttosto fredda. Uscendo dal locale di Alice nella città (a proposito: un plauso a questi ragazzi che da anni portano la cultura in provincia) già pregusto il tepore di casa. Allora un pensiero grato va a Greg, a Marco e a tutti quei musicisti di nicchia che battono circoli e teatrini fuorimano, macinando asfalto e appoggiando custodie in camere d’albergo sempre diverse, eppure sempre uguali. Non è certo una novità: spesso i migliori concerti, quelli che sanno offrire non soltanto buona musica, ma anche esperienze, rivelazioni, epifanie, quelli dove puoi fare la conoscenza dei musicisti e chiacchierarci come fossero vecchi amici, ecco, i concerti di questo genere sono estranei al circuito delle grandi agenzie di promozione. Viaggiano sottotraccia e si sostengono sul passaparola. Ma poi ogni sera si attacca il jack e si compie un altro piccolo miracolo.
                                                                                                                                    Donata Ricci



La mia scuola - 11


L’anno scolastico 1967-1968 mi condusse alla scuola media ‘Augusto Righi’, con doppio ingresso: via Como per i maschi (foto), via Rainoldi per le femmine. Una sola sezione era mista, quella dove stava il mio amico Gigi Alberti, che invidiavo. Non avevano ancora edificato la media Salvemini di via Brunico, che per me sarebbe stata più comoda, quindi la Righi era la scuola più vicina. Ci andavo a piedi. Alle medie principiò quella che sarebbe stata una mia caratteristica, così denunciata dai prof: “Bravo, sì, ma potrebbe fare di più.” In effetti la passione per la ginnastica artistica e per lo sport in generale mi stava coinvolgendo, rendendo meno appetibile la fatica dello studio. Per dirla in pillole: sognavo di andare alle Olimpiadi, non di diventare un cervellone, un luminare. Ritrovai molti compagni delle elementari, fra i quali quel Massimo Bertottilli, mio amico del cuore. Tutte le mattine passavo da casa sua (abitava in via Cairoli, in un palazzo di nuova costruzione), salivo su all’ultimo piano, entravo, oppure lui mi raggiungeva sotto. Era una famiglia benestante, nutrivo una certa soggezione. Suo fratello, di qualche anno più grande di noi, portava i capelli molto lunghi, vestiva con tuniche, pareva Gesù di Nazareth. Fu tra i primi ‘capelloni sessantottini’ di Varese.

11-continua 

Val Gardena

                                                                                        ph carlozanzi


Come tradizione (e passione) vuole, passerò qualche giorno in Val Gardena. Ma non vi libererete tanto facilmente di me. Dovrebbe esserci la connessione, posterò foto e news. Certo, avrò meno tempo per stare qui...senz'altro è un bene...per tutti....

giovedì 28 luglio 2016

Auguri, Marta



Felice onomastico a mia nipote Marta

La mia scuola - 10






Mi dilungherò un po’ di più sull’anno scolastico 1966/1967, perché ho del materiale e perché è stata la quinta elementare con il maestro Angelo Visconti. Non ho foto di classe di quell’anno, quindi sfrutto quella di mia fratello Marco, che ebbe Visconti per ben tre anni. Un maestro all’antica, elegante, signorile, severo, con tanto di bacchetta. Amavo molto la sua cannuccia con pennino, l’inchiostro rosso che usava per i voti, la sua grafia, soprattutto quando scriveva dall’otto in su, ma non regalava certo i voti e i dieci arrivavano ogni morte di Papa. Ho conservato tre quaderni della mia quinta, ogni tanto rileggo i temi, torno a quel tempo. Aveva diviso i banchi in file. In quella dei bravi sedevano Lorefice, Vedani, Amatulli, Coppola, Zanzi e Tenca. In quella dei bravini Mazzoleni, Rossi, Canedoli, Giannelli, Guarnieri e Miraglia. In quella degli incerti Mirabito, Calaciura, Caravati, Bertottilli e Gavioli. In quella degli asini Cornelli, i fratelli Ramondino, Ferioli e Marchiorato. Era arrivato forse proprio in quinta Massimo Bertottilli, che sarà uno dei miei migliori amici alle medie. Ricordo che il maestro bacchettava soprattutto Claudio Mazzoleni, che era spesso agitato e giocherellava con gli oggetti sul banco. Una mattina prese quegli oggetti e li fece volare giù dalla finestra. Non ricordo nulla degli esami. Sul libretto scolastico così scriverà di me Angelo Visconti: ‘Alunno serio, disciplinato, dotato di buona intelligenza, che completa con una continua e costante applicazione nello svolgimento di ogni suo dovere. Promette bene per gli studi futuri.’

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Baci


Casualmente mia figlia Maddalena ha scattato questa foto in via Verdi, proprio sotto l'appartato terrazzino dei Giardini Estensi dove, nell'estate della mia terza media, 1970, io e pochi altri ci esercitavamo nel 'gioco della bottiglia', il gioco dei primi baci. 
Oggi bacio il piedino di Tommi.  

La differenza



Ho sempre ascoltato musica. La differenza fondamentale è che da giovane non avevo le cuffie e stavo sdraiato sul letto, la musica usciva da un registratore a nastri e sognavo ad occhi aperti (o chiusi)...oggi ho le cuffie senza filo, ascolto musica mentre cucino o rifaccio i letti....E i sogni? Qualcuno sì, ancora......

Mock torna in un libro



Anche se mancano ancora due mesi, oggi ho avuto la conferma definitiva della data e del luogo, quindi comincio ad avvisare chi è interessato. Sabato 24 settembre, ore 16, Sala Campiotti della Camera di Commercio, in piazza Monte Grappa, a Varese, verrà presentato il libro 'Marco Mock Zanzi, the banjoman'. Vedete in alto la copertina, curata nel disegno e nella grafica da Manuela Huber, mentre in quarta di copertina ci sarà Mock fotografato da mia figlia Valentina, durante lo spettacolo a Castelleone dell'aprile 2015. Altro per ora non aggiungo.  

mercoledì 27 luglio 2016

Luce

                                                                                                ph carlozanzi


Stamani Varese è accarezzata da una bella luce. Questa è la prima immagine che ho incontrato, uscendo sul balcone alle 7 del mattino. Buona luce. 

La mia scuola - 9


E siamo all’anno scolastico 1965-1966, la mia quarta elementare. Nuovo cambio di maestra, arriva un’altra giovane maestrina, Luciana Pappafava Cassini. E’ la moglie del direttore didattico Pier Paolo Pappafava, che ogni tanto viene a trovare la moglie. Ricordo più lui che lei, soprattutto perché era molto abile nel disegno e ogni tanto faceva disegni alla lavagna. E’ l’unica maestra che vedo ancora, abitano entrambi dietro casa mia. I voti sono buoni, la voglia di studiare c’è. Probabilmente è proprio in quarta elementare che presi l’abitudine di alzarmi presto la mattina. Mio fratello Guido era in prima media, probabilmente aveva qualche difficoltà di studio e mia mamma Ines si alzava presto la mattina, per aiutarlo. Vedendo la luce accesa, iniziai anch’io a sfruttare le prime ore dell’alba, facendo presto colazione. Ricordo che mi venne la fissa di imparare poesie a memoria. Fra le altre, ricordo ‘La cavallina storna’. E’ una consuetudine (quella di sfruttare le ore del mattino, che hanno l’oro in bocca, come si dice) che da allora ho sempre conservato.

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A me non manca nulla


Visitando la comunità romana di Villa Nazareth, lo scorso mese di giugno, Papa Francesco ha accolto con molta disponibilità la domanda di un giovane: "Ha mai avuto dubbi di fede?" Così ha risposto il sommo (e assai umano) pontefice: "Sì, da ragazzo, da seminarista, da religioso, da prete, da vescovo e anche da Papa...Se un cristiano qualche volta almeno non ha avuto dubbi di fede, a quella fede manca qualcosa."
Consideravo che a me non manca proprio nulla.

Il nuovo libro di Laura





Complimenti alla mia amica e collega Laura Veroni, oggi in festa per l'uscita del suo nuovo romanzo, un thriller che evidenzia il lato 'inquietante' della tranquilla Città Giardino, una Varese che non ti aspetti. Per ora si trova (il libro) alla Feltrinelli, ma a breve anche alla Mondadori e alla Giunto. Mi ha persino citato fra i ringraziamenti. Auguro al libro un avvenire radioso! 

martedì 26 luglio 2016

La mia scuola - 8



Apro una parentesi, per ricordare la caratteristica del sabato mattina, alle elementari ‘Cairoli’, negli anni Sessanta. Si finiva a mezzogiorno, e verso le 11 le classi venivano radunate nell’atrio d’ingresso e sulle scale. Quante classi erano? Suppongo almeno dieci, visto che le classi erano divise in maschili e femminili. A quel punto il protagonista diventava il maestro Angelo Visconti, che suonando un piccolo organo, faceva lezione di canto corale. Ricordo il ‘Va’ pensiero’ (dal Nabucco di Giuseppe Verdi), ‘Erompa spontaneo…Varese tu sei la più bella…’ e poi un canto ridicolo e infantile (‘Il gattino accanto al fuoco’). Non ricordo il ruolo del maestro Carinella durante i canti, so che veniva a scuola in bici. Una volta al mese, e forse proprio al sabato, per finire in gloria una mattinata già di per sé leggera, veniva regalato ai ragazzo il mensile ‘La via migliore’, edito dalla Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde. Lo scopo della rivista era l’educazione al risparmio, io amavo alcuni fumetti, che ora non ricordo.  

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Auguri, Adelio


Sebbene prendendo l'ultimo treno, arrivo in tempo per gli auguri di buon compleanno al mio amico Adelio...nonno Adelio!

La pompa



In genere la mattina parto bello gonfio come un pallone pronto per la partita. Poi durante la giornata qualche spillo malandrino buca e sgonfia a poco a poco la palla, sicché ciò che sembrava utile, creativo, importante diventa inutile, banale, secondario. Mi affloscio e non rimbalzo più, ma corro subito a cercare la pompa. A volte la trovo, altre volte ci metto un po'. E se va male, occorre una nuova notte per riprendere, la mattina, la partita. 

lunedì 25 luglio 2016

La mia scuola - 7


E siamo all’anno scolastico 1964-1965, la mia terza elementare. Altro cambio di maestra, arrivò Maria Pedretti, giovane e bella. E mi innamorai anche di lei. Ricordo ancora l’usanza della mia famiglia di regalare la colomba pasquale alle maestre. Non so come ci arrivai da lei, che abitava in viale Aguggiari. Certo mi accompagnarono i miei genitori, suppongo, ma non in auto, visto che non l’avevamo ancora acquistata. O in bici o in bus. Ancora ricordo quella mattina, durante le vacanze pasquali. Come si nota dalla pagella, me la cavavo bene. Mi ha colpito il alto a destra il timbro della S.p.A. Magazzini Standa di piazza Monte Grappa. Che ci faceva quel timbro su una pagella scolastica? Probabilmente una forma di sponsorizzazione, la Standa avrà pagato il costo della stampa delle pagelle. Non capisco perché uno dei voti più bassi resta l’educazione fisica, solo otto, quando proprio in quel 1965 diedi inizio alla mia brillante carriera di ginnasta alla Varesina.   

7-continua

Lentezza

                                                                                          ph carlozanzi




Stamani, salendo (lentamente) con gli skiroll verso il Sacro Monte, pensavo alla lentezza, caratteristica della mia età....e di chi è più vecchio di me. A parte Morandi e Baglioni (che cercano di ripetere esattamente allo stesso modo, anche nei gesti, le loro canzoni, alla ricerca dell'eterna giovinezza), molti altri cantanti, riproponendo i loro pezzi forti, lo fanno a ritmo più lento, curando l'accompagnamento, i dettagli. Ho in mente ad esempio 'Alice' cantata da De Gregori-Ligabue, ma penso anche a James Taylor e a tanti altri. Lentezza, cioè gustare l'attimo sapendo che non ce ne saranno ancora molti, che non è il caso di affannarsi, che la qualità supera la quantità.    

La mia scuola - 6


Senz’altro in prima e seconda elementare usavamo per scrivere la penna-cannuccia col pennino. Ricordo almeno tre tipi di pennini: quello a forma di Tour Eiffel, quello diritto e quello a forma di cuore, il mio preferito (vedi foto, anche se il mio era di color argento). I banchi avevano il calamaio, e quando l’inchiostro era finito si chiamava il mitico bidello Venzin, alto, magro, naso lungo, che arrivava con la bottiglia dell’inchiostro e uno straccio per pulire le gocce. Ricordo che il calamaio aveva un coperchietto rosso, per chiudere e non far evaporare il liquido nero. Con Venzin lavorava da bidella anche la moglie, bassa e con problemi di udito. Erano anche i custodi della scuola. Nel quaderno avevamo sempre la carta assorbente, da utilizzare dopo la scrittura, per non sporcare la pagina. Non ricordo esattamente quando passammo alla stilografica con inchiostro incorporato, credo in quarta o in quinta elementare. Della refezione ricordo la pastasciutta a forma di conchiglia, con il grana attaccaticcio, servita nelle scodelle, e una ragazza più grande di me. Ricordo il profumo del suo grembiule bianco. Ricordo che dopo mangiato, se lei sedeva vicino a me, io reclinavo la testa sulle sue gambe. Era un po’ mamma un po’ ragazza, della quale certamente e segretamente mi innamorai.    

6-continua

domenica 24 luglio 2016

Auguri a Ines e Mario



Felice anniversario di nozze ai miei genitori Ines e Mario. Qui siamo nel luglio del 1978, in occasione del loro 25° di nozze, all'ingresso della chiesa del Lazzaretto, con don Angelo Morelli. Immagino che la foto l'abbia scattata mio fratello Guido, visto che manca all'appello. 

La mia scuola - 5




Ecco le mie pagelle di prima e seconda elementare, che mi permettono di completare ciò che ho scritto sino ad ora. Anzitutto scopro che la maestra di prima si chiamava Carla, e scopro che tutto sommato, visti i voti, non è che fossi proprio discolo e non studioso. Soprattutto mi ha colpito il nove in condotta, confermato anche alla fine dell’anno, nonostante il grave episodio della penna stilografica. Il che significa che fu tremendo soprattutto nella mia memoria, e nelle reazioni di mio padre. In seconda elementare comunque il nove diventa dieci in condotta, a giustificare il mio cambiamento. Inoltre non ricordavo che la secondo si concluse con gli esami, i miei primi esami. Infatti con la maestra Angela Spotorno abbiamo la firma di una commissione, composta fra gli altri dal maestro Angelo Visconti. Si andava a scuola tutto il giorno, mattino e pomeriggio. Il giovedì vacanza, il sabato solo al mattino. Nonostante la vicinanza della mia abitazione, e il fatto che mamma Ines non avesse ancora ripreso ad insegnare, a mezzogiorno mi fermavo alla refezione.

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Ammutolisco


Ieri sono stato a cena da carissimi amici. Soprattutto quando sono a cena con amici di Comunione e Liberazione, o della Comunità Shalom (la mia comunità) arriva, in genere verso le 22.30, il momento del discorso serio, quando anche l'espressione dei volti cambia, e così il tono della voce. Finché si parla di sport, libri, scrittura, figli, nipoti, del meteo, di scuola....me la cavo, quando si fanno discorsi seri, su Dio, su problemi etici, su fatti di cronaca che abbisognano di profonda preparzione, ecco, allora ammutolisco. Non avendo una linea di 'partito' da seguire, non so che dire. Ma avrai pure una tua opinione....Direi che in quel campo ci sono sempre i lavori in corso.

La mia scuola - 4



Quelle botte mi cambiarono. Dalla seconda elementare diventai il classico bravo bambino studioso. Quelle botte forse furono l’ultima goccia, nel senso che già da tempo, a seguito delle sgridate, stavo cercando di modificare il mio carattere vivace, condizionato da un forte senso del dovere. In seconda ci riuscii. Non so se fu un bene o un male, persi spontaneità. E ho anche la foto di quell’anno scolastico 1963-64, sempre alla ‘Cairoli’. Ho un dolce ricordo della maestra Spotorno. La classe si era dimezzata rispetto alla prima, dato che i bambini del Belforte entrarono nella loro nuova scuola. Arrivarono i banchi singoli, moderni, si usava la penna col pennino e l’inchiostro. Fra i miei compagni di classe, alcuni sono ancora miei amici e ci vediamo: Dino Lorefice, Enrico Giannelli. Altri non li vedo da tempo: Raffaele Vedani, Fabrizio Canedoli, Massimo Calaciura, Luciano Guarnieri, Toto Coppola, Fabio Liberatore…alcuni non li ho mai più rivisti. Io e Toto Coppola eravamo i migliori della classe, e saremmo rimasti tali sino in terza media.


4-continua

sabato 23 luglio 2016

Auguri a Benedetta e Paolo


Augurissimi alla mia ex alunna Benedetta (grande sportiva) e a Paolo, sposi da ieri, 23 luglio. Evviva!

La mia scuola - 3


Il primo ottobre del 1962 davo inizio alla mia carriera scolastica vera e propria, cioè quella nella quale si studia, si scrive, si legge….alla scuola elementare ‘Cairoli’ di via Cairoli, a Biumo Inferiore, a pochi metri dalla mia abitazione di viale Belforte 10/m. La mia prima maestra si chiamava Buizza, eravamo oltre 40 alunni, non era ancora completata la scuola elementare di via Brunico, che avrebbe accolto l’anno dopo i bambini di quella zona. Ricordo poco: i banchi di legno, dove si stava in due (foto), e ricordo che ero un alunno piuttosto discolo. Con noi anche il figlio della maestra, Carlo (oggi noto medico), che aveva un anno in meno e che la mamma non lesinava a rimproverare. Era una classe di soli maschi. Ma soprattutto ricordo quella lunga nota, che meritai verso la fine dell’anno e che segnò un passaggio fondamentale nel mio mutamento. Mentre la maestra girava fra i banchi a guardare i quaderni, salii in cattedra, affascinato dalla sua penna stilografica, la aprii, cercai di scrivere qualcosa, non so, la richiusi di fretta, piegai il pennino. Mi vide (o forse qualcuno fece la spia), mi scrisse una nota lunga una pagina. A casa ricevetti da mio padre una punizione corporale clamorosa.

3-continua