venerdì 30 settembre 2016

La mia scuola - 69





Seguiamola allora questa squadra di basket Vidoletti, che il 19 settembre 2000 partì alla volta di Jesolo Lido, per la fase interregionale dei Giochi Sportivi Studenteschi. Alloggiati all’Hotel Torino, poche ore dopo l’arrivo i ragazzi scesero subito in campo, contro la ‘Salzano’ di Venezia: subito vittoria, 81-56. Grande entusiasmo, ma il giorno dopo eravamo attesi da una sfida davvero impegnativa. La ‘Panzini’ di Rimini dava l’idea di uno squadrone inaffondabile, fisicamente molto più prestanti di noi, che potevamo contare, come lunghi, solo su Prestifilippo e Conti. Eppure ancora una volta la Vidoletti superò l’ostacolo: vittoria per 71-52. Il 21 settembre ci toccava la ‘Valussi’ di Udine: in caso di vittoria, la qualificazione alle nazionali era certezza. E la terza vittoria arrivò: 65-46. La quarta partita, contro Riva del Garda, fu una formalità: 85-35. I ragazzi sarebbero partiti per le Finali nazionali: destinazione Cagliari. I chili e l’altezza di Prestifilippo, l’altezza di Conti, la destrezza del play Anselmi, l’imprevedibile talento di Filippo Rovera, i punti certi dell’ala-guardia Giannone, e poi l’apporto degli altri (Zaccone, Zanolla, Cova, qualche nome ora mi sfugge), tutti questi elementi l’8 ottobre 2000 prendevano l’aereo a Orio al Serio, alla volta della Sardegna. In verità Prestifilippo fu aggregato lo stesso alla squadra, ma a causa di un infortunio non giocherà, riducendo assai le nostre possibilità di vittoria. Ancora ricordo l’arrivo all’Hotel Setar di Quartu Sant’Elena, alla periferia di Cagliari. Erano le finali nazionali di basket, volley, calcetto, pallamano, medie inferiori e superiori insieme, maschi e femmine insieme! Ciò basta a far capire il clima che si creò in quella grande struttura alberghiera. Mi resi subito conto che forse non era stato del tutto positivo quell’accesso alle finali nazionali. Costretto ad una vigilanza assidua (con me c’era anche il collega Carletto Pirani), mi concentrai sulle partite. Ma iniziò subito male. Si giocava a Cagliari, in una struttura neanche troppo bella, vicino allo vecchio stadio di calcio Amsicora. Subito di fronte la ‘Solimena’ di Avellino, squadra molto aggressiva. Partita punto a punto, ma questa volta il finale ci tradisce: 77 a 75 per loro. Il 10 ottobre è la volta della ‘Malaparte’ di Prato. Stesso copione del giorno prima, e vittoria loro per 59 a 56. Certi ormai dell’ultimo posto, andammo quella tarda mattina alla spiaggia del Poetto (foto), sabbia bianchissima e mare limpido ma gelato. L’11 ottobre eccoci alla terza partita, contro la ‘Gaudiano’ di Pesaro, già certa del titolo nazionale. Ed ecco la classica vittoria di Pirro, inutile ma comunque gratificante: vinciamo 80 a 73. Il 12 ottobre arrivo a Malpensa, nel freddo, nella nebbia e nella pioggia del nord, dopo giorni di caldo insulare. La Vidoletti è quarta in Italia, il basket varesino ancora una volta si fa onore.     

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Ermanno e Simona



Questo pomeriggio, sabato 1 ottobre, non sarò a Varese e mi spiace, perché sono in cartellone due incontri interessanti. Purtroppo in contemporanea. Ore 17, sala Montanari, verrà presentato il libro postumo di Ermanno Montoli: 'Puro varesino e altri ricordi'. Ore 17.30, caffè Zamberletti, il giornalista Michele Mancino intervisterà la scrittrice Simona Vinci. Di Simona non ho letto nulla ma pare scriva davvero bene. Vedrò di rimediare. Ermanno Montoli invece l'ho conosciuto e ho due immagini di lui. La prima è quella del Montoli giovane, al Pronto Soccorso, fine anni Sessanta, quando mi capitò più volte di finire in sala gessi. Lo ricordo come un tipo serio, carismatico, che metteva soggezione. Poi altra immagine, fine millennio, Ermanno è in pensione, ha già subìto lo strappo lacerante della morte della figlia, lo ritrovo in Consiglio comunale. E' pacato, misurato, con un debole sorriso, provato ma desideroso di fare del bene per la sua città. Lo intervistai più volte. Mi fece una buona impressione.  

La mia scuola - 68



Ma questo impegnativo anno scolastico 1999-2000 non è ancora finito. E lunedì 5 giugno, subito di ritorno da Bologna, con ancora il mal di testa nella testa, causa stress, eccomi in pullman alla volta di Mantova, con il basket maschile. Dopo la vittoria contro Lomazzo, i ragazzi avevano vinto facile contro Bergamo il 29 maggio alla palestra dei Pompieri (invece le bergamasche avevano castigato le nostre, eliminandoci), quindi ora si trattava di incontrare fuori casa Mantova: la squadra vincente sarebbe stata campione di Lombardia. Ricordo ancora quella palestra, tifo indiavolato contro e arbitraggio discutibile. Partita molto equilibrata. Fra i mantovani spiccava la presenza di un gigante, già appartenente alla nazionale giovanile. Infatti si presentò in campo con la tuta griffata Italia. Avanti loro negli ultimi, scoppiettanti minuti. Già presagivo il peggio quando una fiammata dei miei ragazzi ci portò alla vittoria: 67-64, campioni lombardi (foto). Ci dissero che probabilmente avremmo continuato, sino alle nazionali, ma nell’ottobre di quell’anno duemila, con i ragazzi già alle superiori! Il 10 giugno ultimo giorno di scuola, con la Festa dello Sport. Apro la parentesi sui premi di questa festa. Un paio di anni prima avevo pensato ad un Premio, destinato ad un alunno di terza media, ottimo nello studio e nello sport: lo Sportivo dell’Anno. La prima edizione la vinse Daniela Cionfrini. L’anno dopo pensai ad un maschio e ad una femmina: gli Sportivi dell’Anno. E da allora questo premio è rimasto. In quell’anno scolastico morì il nostro ex alunno Andrea Lazzati (foto). D’accordo con la famiglia, venne istituito il Memorial Andrea Lazzati, destinato ad un ragazzo e ad una ragazza ottimi nella corsa ad ostacoli. Questo perché Andrea, sportivo a tutto tondo, eccelleva negli ostacoli. Pensammo di premiare anche 10 maschi e 10 femmine, con medaglia, sempre particolarmente dotati per gli ostacoli. Ricordo che la preside Anna Maria Calarco amava l’Inno di Mameli, quindi in occasione del Memorial Lazzati facevo in modo che l’inno d’Italia non mancasse mai. Durante la partita di basket di quella Festa dello Sport giocò anche il sindaco di Varese Aldo Fumagalli, appassionato di basket, che si esibì in una clamorosa caduta, per fortuna senza conseguenze.   

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giovedì 29 settembre 2016

La mia scuola - 67




Ma quel mese di aprile del 2000 non fu caratterizzato solo dal bel pomeriggio alla palestra dei Pompieri. Due giorni dopo, 6 aprile, nella palestra di Ragioneria, ecco le finali provinciali di volley. La pallavolo era seguita dal collega Carlo Pirani, ma quel giorno era malato, così io seguii i maschi e Pinuccia Sarracino le femmine. I ragazzi persero, mentre le ragazze vinsero: campionesse provinciali. L’8 aprile portammo alla Vidoletti ben tre milioni di lire, da spendere in materiale scolastico, arrivando terzi al torneo di Bowling. Il 10 aprile, alla Piscina Comunale di Varese, finale provinciale di nuoto, con le ragazze che si qualificarono per le regionali di Milano. Ricordo ancora quelle regionali alla piscina di via Mecenate, il pullman arrivò in ritardo, le ragazze furono costrette a cambiarsi di corsa, la prima gara erano i 50 delfino, Jessica Yelverton (figlia del grande Charlie) si presentò correndo sul blocchetto di partenza, rischiando di scivolare, e senza alcun riscaldamento. Vinse la gara, qualificandosi per le nazionali di Desenzano del Garda. Una grossa delusione arrivò invece dall’atletica leggera cadette. Il 19 aprile, a Somma Lombardo, si disputarono le finali provinciali. Avevo una buona squadra, con Michela Righi nell’alto, mia figlia Maddalena degli 80 ostacoli, Benedetta Riva nel lungo, Ylenia Ossola nel 1000…purtroppo ci fu un errore nel cambio della staffetta 4x100, un errore più che veniale, ma un giudice Fidal si impuntò e il povero Mimmo Zagonia (povero perché morto prematuramente) diede ragione a lui. I maschi invece si qualificarono per le regionali di Saronno, in programma l’11 maggio. Molto intenso anche il mese di maggio. Il 3 maggio la finale provinciale di ginnastica artistica, a Sesto Calende, il 6 maggio la fase di istituto di atletica per le prime, con la gara dei genitori. Il 9 maggio i ragazzi del basket vinsero 80 a 50 contro Lomazzo. Il 20 maggio, al Campus, nel torneo 3c3 di basket, le ragazze si qualificarono per le finali nazionali di Bologna. Ricordo ancora molto bene quel fine settimana, il 3 e 4 giugno 2000. Un gran caldo, tanti ragazzi, tanto basket, una festa serale e un gran mal di testa, che mi accompagnò per tutta la domenica. Righi, Zanzi, Vanoli e Malvicini (foto, con Gianmarco Pozzecco) arrivarono terze su 7 squadre.  

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Le madrine di Arnaldo

                                                                                                 ph carlozanzi



Arnaldo Bianchi, oltre che di poesia, se ne intende anche di donne, almeno a giudicare dalle due madrine che ieri lo hanno accompagnato nella presentazione della sua ottava raccolta di poesie, 'Trasmigrazioni imperfette' (Pietro Macchione editore). Si tratta di Viviana Faschi (scrittrice e poetessa) e di Linda Terziroli (giornalista e scrittrice). Sala piena in Sala Morselli, alla Civica Biblioteca varesina, la seconda casa di Arnaldo. Scrive infatti Linda Terziroli in quarta di copertina: 'Nella settecentesca dimora degli Este, a Varese, moltissime volte ho visto il poeta camminare tra i sentieri dei libri che corrono sugli scaffali della Biblioteca Civica, sempre disposto a suggerire ai lettori, un timido sorriso sulle labbra, come trovare quel libro, tra le dita un foglietto, un appunto, una lettera. Nel silenzio della sala di lettura, nel brusio e tra i passi di lettori e studenti, la voce maestosa dei libri, tra le pagine di un mondo che si traduce in volumi. Il silenzio, dove la parola poetica è scritta, ma sussurra, fatta di carta, mentre fuori soffia il vento.'  

Ojm Varese-Benfica Lisbona: 70-72


Nel doppio confronto con il Benfica di Lisbona, preliminari di Champions, la Ojm Varese li supera con il minimo scarto: 1 solo punticino. Ma basta. 3 punti sopra in Portogallo, 2 sotto a Masnago, e passiamo noi. Con proteste dell'allenatore Lisboa. Ma che Pallacanestro Varese dobbiamo attenderci per il Campionato? Quella non proprio in forma, come il tifoso in foto, in ritardo di preparazione, oppure quella veloce ed efficiente dei bus che portano i giocatori in giro per l'Italia, con la scritta Varese nel cuore? Presto per dirlo. Si dice che le squadre di coach Moretti ci mettano un po' ad ingranare. Oggi ci è andata bene, ma c'è molto da lavorare. Partita in grande equilibrio: 23-20 dopo il 1°, 39-39 a metà partita, 53-54 al 30° e poi avanti Lisbona sino ad un preoccupante 61-66 a -4'30". Ma Varese riacchiappa il 'lestofante', punto a punto, 70-70 a -8", un canestro loro a fil di sirena: 70-72. Si va avanti, in Champions e fra poco il Campionato. Sperèm, per dirla alla bosina.
Forza Varese! 

La mia scuola - 66




Come ho già più volte scritto, non giudico certo la validità della mia carriera come docente in relazione ai successi nei Giochi Sportivi Studenteschi. Sono ben altri i banchi di prova. Però è ancora stampato nella mia mente il pomeriggio del 4 aprile 2000, alla palestra dei Pompieri di via XXV aprile, a Varese. Come coach avevo con me due squadre, femmine e maschi di basket, impegnati nella finale provinciale. Le ragazze scesero in campo per prime, contro la Ponti-Lega di Gallarate, diretta dal mio amico Sandro Torno, grande tecnico di atletica. A giudicare dalla loro divisa, non ci sarebbe stato da intimorirsi, ma in realtà due elementi della Ponti erano davvero forti: la ragazza di colore e una magrettina che pareva un maschietto ma che si dimostrò incurabile. Sarò breve, la partita andò avanti in equilibrio. Io allora in panchina urlavo come un matto, partecipavo con tutto il corpo all’evento. Mi rivedessi oggi sorriderei, ma allora ero preso dal match. Vantaggio della Ponti a pochi secondi dalla fine e canestro del pareggio, un tiro più che rocambolesco scivolato fuori dalle mani mi pare di Caverzaghi. Ecco allora i tiri liberi, 5 per squadra. Non ricordo con esattezza la successione, so che l’ultimo tiro, quello della nostra vittoria, capitò nella mani di mia figlia Maddalena, che non sbagliò: 51 a 50 per la Vidoletti. Una grande emozione. Righi, Zanzi, Malvicini, Vanoli, Segato, Testa, Caverzaghi e un altro paio di ragazze, delle quali non ricordo il cognome: una grande squadra. Nemmeno il tempo di riposarsi un attimo, ed ecco la finale maschile, noi contro i rivali storici della Dante. Una squadra che avevamo già incontrato e che sapevo fortissima. In effetti i migliori elementi dei Roosters e della Robur erano spartiti fra noi e loro. La partita fu tiratissima, anche aspra a tratti, molto agonistica data la rivalità accesa. Poi un evento forse determinante: un loro ragazzo, uno dei migliori, si infortunò non gravemente proprio nel momento decisivo. Fu costretto a lasciare il campo. Sia quel che sia, guadagnammo quei punti di vantaggio che ci permisero di vincere: 62-56. Altra grande emozione. Ricordo il buon Sandro Branduardi, responsabile della Fip, che sorrideva durante le premiazioni. Ricordo alcune ragazze che piangevano. Uno di quei pomeriggi memorabili.

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mercoledì 28 settembre 2016

Vi aspettiamo domani


L'elitra dell'insetto
di arnaldo bianchi

L'elitra dell'insetto
vibra minuscola
sulle acque dello stagno
tra le canne e i muschi,
trema la superficie liquida
ad una bava fredda
e rabbrividisce con l'onda
la stanca stagione
della vita.

settembre 1996


Un piccolo assaggio, ma vi aspettiamo domani sera (in foto, Linda Terziroli)

La mia scuola - 65



Anno scolastico 1999-2000. Andando a rivedere gli appunti sulle mie agende, relativamente a quell’anno, ancora mi chiedo come abbia fatto ad arrivare sino alla fine. Oggi non ne avrei certo le forze. L’anno iniziò il 15 settembre 1999, venni eletto collaboratore del preside con 17 voti e mi venne fatta la proposta di fare il vicario. Follemente accettai. Ricordo ancora l’incubo di dover predisporre ogni mattina le supplenze, inimicandomi i colleghi. Ricordo la stesura dei lunghi verbali del Collegio docenti, e anche il lavoro d’equipe per la stesura del Piano dell’Offerta Formativa (POF). Ma ero ‘giovane’, motivato, e anche un po’ gasato (qualcuno annoterà: ma lo sei ancora…).  L’incarico di vicario (senza riduzione d’orario) non impedì certo una larga partecipazione ai Giochi Sportivi Studenteschi. Il 16 ottobre arrivammo sesti nella 2^ edizione del Memorial Luigi Andolfatto di Arcisate, staffetta 12x1000 (foto). Il 24 novembre eravamo ancora ad Arcisate, per la campestre interdistrettuale, mentre le provinciali di campestre si disputarono il 27 gennaio a Somma Lombardo. Ci qualificammo per le regionali. Per quando riguarda lo sci, partecipammo sia alle provinciali di sci nordico (4 febbraio a Cunardo) sia a quelle di sci alpino (8 febbraio a Domobianca). Nel frattempo eravamo in pista con le squadre di basket e di volley, sia maschi che femmine. Mi accorsi subito di avere una squadra di basket maschile davvero forte: ovviamente non per merito della Vidoletti. Ricordo Anselmi, Conti, Giannone, Filippo Rovera, Prestifilippo, Cova, Zaccone, Zanolla….E in effetti la fase di qualificazione alla finale provinciale fu una passeggiata, a parte la sfida classica contro la Dante. Bene le ragazze del basket, dove giocava anche mia figlia Maddalena e la forte Michela Righi. Il 27 marzo organizzammo la fase di istituto di atletica, per i cadetti. Molto bene anche nel volley, tanto che alla fine di marzo avevamo ben quattro squadre alle finali provinciali: due nel basket e due nel volley. Uno storico poker per la Vidoletti!  

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martedì 27 settembre 2016

Ci sono ancora posti



Fra le iniziative per festeggiare i 50 anni di vita, la Fondazione La Casa di Varese onlus ha organizzato un Convegno, in programma Sabato 8 ottobre 2016, presso il Collegio De Filippi (via Brambilla 15, Varese). Titolo: DONO E SPERANZA, RIGENERARE I LEGAMI FAMILIARI
La partecipazione è gratuita ma i posti sono limitati, quindi chi è interessato deve iscriversi collegandosi al sito www.lacasadivarese.it
Ecco il programma:
8.30         Accoglienza e registrazione partecipanti
9.00         Saluti autorità e avvio dei lavori
9.30         La famiglia oggi, tra crisi e sviluppo
                Professoressa Eugenia Scabini
10.30       Pausa caffè
11.00       Le famiglie fragili. La risorsa della mediazione
                Familiare e del gruppo di parola
                Professoressa Costanza Marzotto
12.00       Dialogo con i partecipanti
                Dottoressa Roberta Broggi

12.30       Chiusura dei lavori
                E questionario valutazione ECM
14.00       Buffet

14.45       Visita Consultorio

A tutti i partecipanti verrà regalato il libro 'La Casa di Varese 1966-2016' (Edizioni Lativa)

Auguri, Marco



Felice compleanno al mio amico Marco 

Arnaldo, poeta



Chi ama la poesia sarà soddisfatto venendo giovedì 29 settembre, ore 18, alla Biblioteca Civica di Varese. 
Arnaldo Bianchi è un poeta. 

Brava, Daniela


Complimenti alla mia amica Daniela. Questa pagine se la merita tutta!

La Casa di Varese: 1966-2016


Presentazione ieri delle iniziative per festeggiare i 50 anni di vita della Fondazione La Casa di Varese onlus. Fra queste, la pubblicazione di un libro. Come si noterà da ciò che è scritto sotto, ho molti legami con 'La Casa di Varese', compresa l'amicizia con don Pino Gamalero (in foto). 
Buon anniversario!

Ricordi personali
Vorrei concludere queste pagine con alcuni ricordi personali, immagini di chi non ha mai operato come collaboratore all’interno della Casa ma gli è stato accanto, l’ha conosciuta indirettamente, ha preso parte ad alcuni momenti della sua storia. E mi piace partire dalla piccola chiesa, da quell’ampio locale reso luogo di preghiera. Spesso ci sono salito, durante attimi di pausa del mio lavoro al settimanale Luce, stesso edificio, un paio di piani sotto. Cappella che mi ha visto presente anche alle numerose Sante Messe per Natale e per Pasqua, con i vari prevosti varesini, con il decano don Pino Tagliaferri, con don Gianmario Mariani, con don Marco Casale, ultimo arrivato. Mi piace qui ricordare don Gilberto Donnini, perché mio direttore al Luce, poi prevosto di Varese. E se penso alla piccola chiesa domestica, non posso non rivedere lei, Luciana Pajetta, che quelle celebrazioni contribuiva ad organizzare e a condurre nei canti. Oggi abbiamo il maestro Francesco, sua moglie Roberta e altri cantoni sopraffini.
Sono fra i pochi varesini di area cattolica che non ha preso parte ai Corsi Prematrimoniali a La Casa. Ci sono stati anni nei quali l’Istituto era identificato come il luogo dei Corsi Prematrimoniali. Io e Carla li saltammo, perché dopo anni di gavetta nella Comuntà Shalom don Angelo Morelli garantiva per noi.
Don Pino Gamalero lo lascerei per ultimo, ma no, forse è il caso di parlarne subito. Quando ci siamo conosciuti? Ho lontani ricordi di don Emilio Mauri, qualche immagine, e così don Franco Cardani, un sacerdote che ascoltavo volentieri. Sono troppo giovane per aver conosciuto Monsignor Enrico Manfredini, ma ricordo che ne parlava assai bene mio zio –suo amico- l’architetto Bruno Ravasi, che con il prevosto (poi arcivescovo) contribuì ad abbellire Varese. E don Pino? Forse ci siamo conosciuti grazie al Luce e a una intervista, ma non sono certo. Sono certo invece che mi è parso da subito un sacerdote coraggioso, un prete di frontiera, un po’ ribelle. Chissà perché pensando a lui mi viene in mente don Giuseppe Noli, in quegli anni responsabile della Pastorale del lavoro, oggi in missione. Un prete di quel genere, non facile da incasellare nei ranghi della gerarchia ecclesiale, pedagogista, insegnante, una vocazione adulta, attento alla cultura. Anche a quella locale, non d’alto profilo, tanto che generosamente mi accolse nella sala della Casa, quando agli inizi degli anni Novanta lo contattai per la presentazione di un mio libro di racconti. Non solo fu accogliente ma si dimostrò attento alla mia narrativa, alla mia scrittura, forse perché il mio primo libro si intitolava ‘Papà a tempo pieno’, un argomento a lui gradito. Don Pino: un buon camminatore, ricordo una passeggiata in montagna, al Pian Cavallone. E quel convegno a Borca di Cadore, nel 2006. Venivo come accompagnatore di mia moglie Carla, anche se in verità ne approfittai per andare in bici, con Cris (marito di Simona) al Passo Giau. E poi lui, il presidente, Luigi Mombelli. Ricordo i nostri dialoghi quasi sempre intorno a un tavolo, con un piatto, pane e companatico davanti: perché Luigi, uomo generoso, offriva spesso pranzi e cene ai collaboratori del Consultorio, parenti compresi. E in genere mi aggregavo. Ricordo in particolare una cena per pochi intimi, osteria Al Mattarello di via Del Cairo, cuore di quella Varese che Luigi conosceva bene, nelle persone e negli eventi. Soprattutto la Varese delle banche e quella ecclesiale. Al Mattarello Luigi fu particolarmente ricco sul fronte delle confidenze, mi regalò aneddoti sulla città. C’era anche il fratello Paolo, che oggi ha ereditato il mandato lasciato da Luigi. Per mia fortuna, della Casa ho soprattutto un ‘dolce’ (e salato) ricordo, perché al di là dei momenti di preghiera, solitamente ero invitato al panettone natalizio, alla colomba pasquale e alla cena di inizio estate, quella dove ognuno portava qualcosa da condividere. In quelle occasioni dialogavo soprattutto con il mitico Rino Pajetta, inossidabile, con i coniugi Pevarello, con il dinamico e sempre sorridente Enrico Pellegrini, prof di ginnastica come me, con i Chirillo (lui l’avevo conosciuto in Consiglio comunale), con il già citato presidente Luigi e con il fratello Paolo, con i sacerdoti (compresi i Vicari episcopali) e con don Pino. Fra le immagini, eccoci al mese di giugno del 2008, festa per i 50 anni di Messa di don Pino: una celebrazione nella chiesetta dell’Immacolata Concezione, al prologo del viale delle Cappelle, e una cena al ristorante Prima Cappella: doni al don e al presidentissimo. Ricordo un tramonto spettacolare a Villa Cagnola, durante una Messa e cena nel mese di giugno del 2013: scattai una delle ultime foto, che ritraggono insieme Luciana e Rino. Ma soprattutto vorrei rimarcare ciò che dell’attuale Fondazione conta di più, che valorizza la sua storia, che rende ragione di una festa per i 50 anni. Dovessi sintetizzare le mie impressioni, direi questo: La Casa è un luogo ‘pulito’, negli ambienti (assai curati) e nella idealità, è un luogo di generosità e di competenza, di alta professionalità, un luogo senz’altro al passo coi tempi, capace di rispondere alla sofferenza con la cura adatta, una famiglia allargata, che cerca nella fede in Dio e nella scienza degli uomini risposte e consolazione.   


    

lunedì 26 settembre 2016

Acqua del rubinetto

                                                                                               ph attilio aletti


Mio papà Mario continua  a raccontare la solita storia: non bisogna fare tanti versi (fà mia tant vers), lui ha sempre bevuto l'acqua del rubinetto, si è sempre lavato i capelli con il sapone da bucato....eppure ecco il risultato, 90 anni e tanti capelli e una salute ottima...Spero che sappia, il mio vecchietto, che per il 90% è fortuna (sarebbe meglio scrivere culo, che fa più effetto), e solo un 10% è da considerare conseguenza del suo carattere positivo, del suo ottimismo sfrontato, della sua voglia, comunque, di vivere. 
Ciò premesso, il Mario resta un mito!

Ciao Gianni, amico mio



E’ morto il pugile Gianni Capretti. 70 anni, una malattia che in sei mesi l’ha stroncato. Non ci vedevamo da anni, ci siamo conosciuti al Panathlon, quando la sua brillante carriera pugilistica era finita da un pezzo e Gianni si avviava alla pensione. Bresciano, vent’anni di carriera, oltre 400 incontri, 5° sia alle Olimpiadi di Città del Messico che a Monaco, 1° ai Giochi del Mediterraneo, Campione europeo e tanto altro. Nella categoria superleggeri e leggeri è stato qualcuno negli anni Sessanta e Settanta. Lo ricordo come una persona sorridente, vitale, leghista convinto, buono e ospitale. Più di una volta mi ha inviato a cena nella sua nella casa di Azzate: io, Carla, Daniela Colonna Preti, il medico sportivo Giulio Clerici, Giovanni Montini, l’ironman di Barasso…cene preparate da lui e dalla cara moglie…amava soprattutto la selvaggina, carne in abbondanza, vino e allegria. Da ciò che leggo, ultimamente era anche nonno-vigile nella sua Azzate, amato da tutti. Ciao, Gianni, amico mio. 

domenica 25 settembre 2016

Pareggio

                                                                                                   ph carlozanzi


Ieri la vivace Lina Wertmuller ha voluto far credere ai presenti che il colpo di fulmine è stato per lei in realtà un succedersi di continui fulmini, capaci di durare anni e anni. L'Amore con la A maiuscola, insomma. Già, ma lei è abituata alla finzione cinematografica. "Sì, sono stata fortunata" ha detto la grande regista. A mio parere la fortuna sta nell'arrivare al pareggio. Io ho desideri che tu non soddisfi, tu hai desideri che io non soddisfo, siamo uno pari. In compenso molte altre ragioni ci fanno star bene insieme. Il segreto? Non considerare i propri desideri superiori a quelli dell'altro. 

13.000 giorni



Ieri erano 13.000 giorni, da quel primo maggio del 1981...e si cammina, giorno dopo giorno...

Dejeuner..che direbbe Manet?


                                                                                             ph carlozanzi

Che direbbe il pittore Manet, il primo ad ipotizzare un Dejeuner sur l'herbe, vedendo quello odierno in Villa Toeplitz? Che non ci sono nudi, che domina il bianco e il verde, che c'è più luce e che, tutto sommato, anche le donne sono più belle!

Lina Wertmuller, Premio Chiara alla carriera

                                                                                                    ph carlozanzi

A 88 anni, dopo un Premio David di Donatello, Lina Wertmuller, regista e sceneggiatrice, ha vinto il Premio Chiara alla carriera, consegnato oggi, domenica 25 settembre, al Teatro Sociale di Luino. Famosa, anche negli Usa, soprattutto per i film degli anni Settanta con la coppia Giannini-Melato (Mimì metallurgico.....), donna dalla straordinaria vitalità, oggi si è presentata come una donna che considera il divertimento più importante del successo. Ha ammesso di essere una donna fortunata, che ha potuto vivere l'Amore con la A maiuscola con suo marito, che si è sempre divertita scrivendo sceneggiature, dirigendo film, scrivendo testi per canzoni.....Famosa per i suoi inseparabili occhiali (prima di tutti i colori, da un certo punto in avanti solo bianchi, ne acquistò un giorno 5000 in una fabbrica), ama il sud Italia, il sole, la luce. Nata a Roma, con padre del sud e lontane origini svizzere, e la madre romana, Lina mi ha lasciato il ricordo di una donna che si è molto divertita nella vita, che è stata capace di godersela sfruttando i suoi innegabili talenti, che è riuscita a seguire i consigli di uno dei suoi maestri, Federico Fellini. Un giorno le disse: "Cara Lina, non pensare troppo alla tecnica, pensa a narrare come se stessi parlando a degli amici. Se hai talento, la tua storia sarà bello, se no la tecnica non ti salverà." Quello che faceva anche Piero Chiara. 

Sul prato di Villa Toeplitz



E' iniziato il tradizionale Dejeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba), organizzato da Girandoleventi, a Villa Teoplitz, S.Ambrogio Olona. Per colazione si intende anche la merenda, quindi chi non è pronto per il pranzo, può arrivare anche dopo. Obbligatorio abito bianco, cestino, tovaglia.....

Mock e Ric


Grazie al giornalista Riccardo Prando e al quotidiano La Prealpina, che hanno riservato molto spazio in pagina a mio fratello Marco e al libro, a lui dedicato.

sabato 24 settembre 2016

In morte dei miei poveri capelli

                                                                                       ph valentina zanzi


Anche grazie al grande insegnamento di mio fratello Marco, assisto con un certo distacco, ormai, alla dipartita dei miei capelli. Sono sempre stati una mia preoccupazione. Anche incubi notturni. Ora dico: 'Ma che se ne frega! Cosa saranno mai alcuni capelli, rispetto alla vita?' Mi piacerebbe che ciò accadesse anche con la morte. Poter dire: 'Cosa sarà mai la vita, rispetto...' Già, rispetto a che? Non c'è un altro termine di paragone più potente della vita, salvo la Vita Eterna. Ma bisogna crederci. 

I primi lettori

                                                            ph valentina zanzi


Come ho detto ieri alla fine dell'incontro, non so se questo mio libro piacerà a Marco (e non so se noterà un refuso, già nel testo di copertina...sigh!), so però che Mock ha senz'altro apprezzato la sala piena e i molti amici che sono venuti a trovarlo, che lo ricordano, che amano la sua musica, che gli vogliono bene, cioè che lo ringraziano per ciò che ha saputo essere. 

Donne, per Mock

                                                                                             ph valentina zanzi



Donne...per Mock