venerdì 16 settembre 2016
Lettera dalle vacanze
Un papà di un alunno della mia scuola, la Vidoletti (non è mio alunno) ha scritto una lettera, destinata ai prof. del figlio, per giustificare la non esecuzione dei compiti delle vacanze da parte del ragazzo. Ma prima di consegnare la missiva ha fatto una foto e ha fatto girare il suo pensiero sul web. Come a volte capita, il virus ha infettato la rete. Siamo già a livello di stampa nazionale, di RaiUno. Il caso 'compiti delle vacanze' è diventato un caso che scotta. Che merita l'entusiasmo dei giornalisti. Come prof. di ginnastica non mi sento parte in causa, perché di compiti non ne do. Anzi sì, dico ai miei ragazzi di fare sport. E non è così scontato, perché la pigrizia da cellulari e da tele e da noia estiva può far danno. Ma sono pur sempre un prof. e la scuola è parte consistente della mia vita. E come prof. non partirò a lancia in resta per difendere la categoria per partito preso: se i prof. danno troppi compiti delle vacanze, sbagliano. Ciò premesso, contro la lettera del papà del 'bimbo' che viene svezzato alla vita nei tre mesi estivi avrei molto da scrivere, a partire da quella frase che meriterebbe un intero trattato e che suona più o meno così: la scuola ha circa nove mesi per insegnare a mio figlio nozioni e cultura, io ho tre mesi pieni per educarlo alla vita. Ma preferisco farla breve, così concludendo: caro papà, perché oltre a tutte quelle utili attività che hai svolto amorevolmente con tuo figlio non ti sei messo al suo fianco, accompagnandolo anche nei compiti? Ne avrebbero tratto giovamento il padre, il figlio...e lasciamo stare lo Spirito Santo.
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