venerdì 31 marzo 2017

Atletica seconde maschi


CLASSIFICA ATLETICA SECONDE MASCHI

LANCIO DEL VORTEX MASCHI
1-SONZINI ANDREA      2F     47.70
2-LOSHA LORENDI       2D     45.54
3-CASAGRANDE MATTEO   2F     44.11
4-VANONI SIMONE       2F     41.40
5-TALAIA ALESSANDRO   2G     34.51
6-MAZZANTI MATTEO     2H     32.38
7-BERNASCONI RICCARDO 2C     32.32
8-CASOLI FEDERICO     3A     31.80
9-AMODIO DANIELE      2C     31.41
10-NUCIFORA ALESSANDRO   2C     31.38
11-DE NICOLA MATTEO   2C     31.21
12-EUSEBIO DAVIDE     2C     30.66
13-SANSONNA EDOARDO   2H     30.41
14-ROSIELLO DANIELE   2E     30.28
15-BRUSA RAUL         2F     30.22
16-GIBBS LEONARDO     2A     29.94
17-NERI FILIPPO       2A     29.02
18-DACCO’ GABRIELE       3A     27.41
19-DI CARLO CRISTIAN  2E     26.02
20-BERSAN EDOARDO     2C     24.11
21-BOSSI ANDREA       2E     21.62
22-SEMAY ARSON        2A     21.41
23-BATTAGLIA GABRIELE 2E     19.92
24-PEGORARO ETHAN     2H     18.21
25-PREVERINO ANDREA   2G     17.20

80 ostacoli maschi
1-RISO MATTEO         2H     14”72
2-MORFEO ESTEBAN      2F     14”82
3-BONESSO JACOPO      2F     14”96
4-TONIATO SAMUELE     2C     15”77
5-BERTON ALESSANDRO   2G     16”70
6-MOLTENI FEDERICO       2C     18”09

VELOCITA’ 80
1-ROMANO MATTIA       2A     10”31
2-FERIOLI SIMONE      2D     10”90
3-MEGA SAMUELE        2B     11”04
4-ROSSI GIOVANNI      2G     11”25
5-CARAVA’ ALESSANDRO  2A     11”43
6-SCARCELLA STEFANO   2B     11”65
7-MEMMOLA LEONARDO       2H     12”25

PESO 4 KG MASCHI
1-VILLA SIMONE        2G     7.07
2-BOTTINELLI PIETRO   2C     6.86
3-RATTI GIACOMO       2G     6.76
4-ZAVAGLIA ALESSANDRO 2C     6.40
5-OLDRATI MARCO       2B     6.23
6-NARDI GIULIO        2H     6.16
7-MANAY KLEIVIN       2F     5.94
8-COMOLLI ANDREA      2C     5.46
9-MARTELLOTTI RICCARDO   2C     5.31
10-BOCCHINI KEVIN     2G     4.96
11-MACCIANTI FEDERICO 2B     4.90
12-GIUDICI ALESSANDRO 2G     4.77
13-RIVA MARTINO       2C     4.63
14-PONCETTA MATTEO       2G     3.64

SALTO IN LUNGO MASCHI
1-TROTTA FRANCESCO       2G     4.65
2-SETTIMO SIMONE      2F     3.70
3-CORTI NICOLO’       2B     3.67
4-SANT’ELIA LEONARDO  2E     3.58
5-SCHIEPPATI LORENZO  2B     3.57
6-ZEN MARCO              2D     3.50
7-MAFFEZZOLI LUCA     2B     3.40
8-MARTUCCI ALESSANDRO 2A     3.26
9-VULTAGGIO CRISTIAN  2G     3.08
10-OGGIONI MARCO      2F     2.93

SALTO IN ALTO MASCHI
1-BONINA LORENZO      2F     1.45
2-DE LUIS LODOVICO       2F     1.35
3-PAGANI MATTEO       2C     1.30
4-GHEZZI LORENZO      2E     1.30
5-COLOMBO ROBERTO     2E     1.25
6-CAIMI SAMUELE       2A     1.25
7-RUBINI RICCARDO     2A     1.25
8-LANZAVECCHIA RICCARDO  2A  1.15

9-MENDICO ALESSANDRO  2E     1.10             

Ines & Mario story - 62




Non mi soffermerò più di tanto sui cugini di mio nonno paterno Luigi Zanzi, ma un cenno devo farlo, e capirete perché. Mio padre ricorda tre cugini di suo padre. Uno era Giovanni Zanzi, residente alla Bicocca. Come la maggior parte degli Zanzi del mio ramo, fu muratore e poi fece il contadino nei vasti terreni della Bicocca. Ebbe tre figli: Mario, Ernesto e Lucia. Poi abbiamo Gaetano Zanzi, anche lui della Bicocca, che ebbe due figlie, Adele e Antonia. E infine un terzo Zanzi, quello che più mi interessa. Mio padre non ricorda il nome, ma sa che risiedeva a Fogliaro. Ebbe due figli, Battista (padre di Giovanni Zanzi, noto preside varesino) e Augusto. E qui sosto un attimo. Augusto, nato a S.Ambrogio il 24 novembre del 1904, fu ciclista professionista dal 1930 al 1936 (foto), gregario più che altro, non vinse mai, partecipò a 6 Giri d’Italia (conclusi 5, miglior piazzamento un sesto posto nel 1931) e ad un Tour de France, quello del 1932. Aprì poi un negozio di biciclette, l’ultima sede fu in via Veratti, cicli Bianchi, e qui ricordo un aneddoto. Nel 1977 avevo finalmente raggranellato i soldi per comprare, a 21 anni, la mia prima bici da corsa. Andai anche nel negozio di Augusto Zanzi, non sono sicurissimo ma mi pare ci fosse ancora lui, che morirà il 23 aprile del 1979, due anni dopo. Fatto sta che quelle bici Bianchi color bici Bianchi, cioè azzurro acqua, mi piacevano assai ma erano troppo care, così optai per una Olympia gialloarancione, che comprai da Regazzoni di via Piave al costo di lire 178.000. Evidentemente la mia passione per la bici ha qualche antenato illustre!



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Ines & Mario story - 61




Passiamo infine ai fratelli di mia nonna, Angela Cova Ravasi. I Cova, dunque. Mio padre ricorda tre fratelli, ma di uno solo si ricorda il nome: Angelo (foto). Erano i parenti Cova di Masnago. Angelo ebbe tre figli, Angioletta, Maria e un maschio.
Abbiamo poi un altro fratello di nonna Angela, e sono i Cova della Valle Olona. Questo fratello ebbe due figli, uno ha sempre fatto il parrucchiere alla Valle Olona e non si è sposato, l’altro invece ha aperto un negozio di carrozzine e oggetti per neonati in centro, in via Donizzetti (negozio che oggi non c’è più). Un suo figlio è Giulio Cova, preside della Scuola Manfredini, che è tornata in Valle Olona, da dove partì il nonno di Giulio. La sorella di Giulio fa la fisioterapista.
Infine ecco il terzo fratello, che faceva il sellaio in centro Varese, al Broletto. Una sua figlia sposò il fratello di Pietro Magni, classe 1919, da Bobbiate, giocatore della Juventus che (unico al mondo) ricoprì in partite ufficiali tutti gli 11 ruoli assegnati a chi gioca al pallone. Il fratello, per contro, fu abile a fare femmine: ebbero infatti 5 figlie femmine. Una di queste ha sposato un certo Mario, garagista a Bobbiate: fu lui a vendere a mio padre la nostra prima auto, la Fiat 600 targata VA-104973.
Allego anche una foto dell’album di famiglia, con scritto: zii Assunta e Vittore. Mio padre non sa però identificarli.


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Ines & Mario story - 60



La memoria di mio papà Mario non è più prontissima, e allora resta qualche buco nel ricordo dei nomi dei fratelli e delle sorelle degli altri miei due nonni, quelli materni, Battista e Angela.

Cominciamo da nonno Battista Ravasi. Aveva tre sorelle: Carlotta (foto), Maria e una terza, della quale non si sa il nome e che ha una storia un po’ particolare. Già si è a lungo parlato della zia Carlotta, molto amata da mia mamma Ines. Sposò Giulio Benfenati e non ebbero figli. Ecco poi la zia Maria, che sposò un certo Cerchi, un omone alto e senza un dito, figlio di uno che lavorava al vecchio Circolo di Biumo Inferiore. Ricordo certamente la zia Maria, forse era in vita anche il marito, ma non potrei giurarci. Ricordo questa vecchia abitazione in via Walder, un ambiente scuro, una donna molto anziana che mi stava meno simpatica della vivace zia Carlotta. Ebbero tre figli, due maschi e una femmina. Mio padre ricorda solo il nome di uno, Carletto Cerchi, ma questo me lo ricordo anch’io, un signore alto che abitava ad Avigno e che ebbe due figli, un maschio e una femmina. La femmina si chiamava Marilena, andò a lezione di piano da mamma Ines ma le due erano incompatibili, così l’insegnamento si interruppe. Ho un vago ricordo di questa Marilena, che oggi insegna musica. E la terza sorella? Non si sa il nome, si sa che ebbe un trauma da parto e che rimase segnata a vita. Per un certo periodo trovò assistenza nella sorella Carlotta, poi anche lei, pur buona, si rese conto che non poteva lasciarla da sola, quindi fu ‘alloggiata’ all’Ospedale Psichiatrico di viale Borri, dove rimase anni e anni. Mio padre ricorda che andavano a trovarla spesso e che si interessarono soprattutto quando si trattò di decidere il matrimonio: suppongo che mia mamma abbia insistito perché il futuro marito si rendesse ben conto della situazione, onde scegliere con completezza di elementi valutativi. Oggi il Mario dice che in fondo era una brava donna, lavoratrice, ma ogni tanto perdeva il controllo, lanciava strali e male parole a chicchessia, senza più freni inibitori.

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Nonna Paola


Evviva, è nato Matteo! Ecco una raggiante (e giovanissima) nonna Paola. Felicitazioni anche a tutti gli altri protagonisti: mamma, papà, nonni vari...Il coraggio della vita resiste. 

Contrasto

                                                                                                      ph carlozanzi


Il contrasto di questa foto mi ha fatto pensare all'esistere: vita e morte, gioia e dolore...e il passaggio può essere questione di frazioni di secondo, come violento è il mutare del bianco nel nero. Può esserci preavviso e può non esserci. Vale la legge della gradualità ma anche quella del suo contrario. 

Atletica seconde femmine


31 marzo 2017 – atletica leggera classi seconde

SALTO IN ALTO FEMMINE
1-GUIDALI GIADA       2H     1.35
2-BONFANTI SUSANNA       2F     1.30
3-GKUMATSI ISMINI     2D     1.20
4-PONTI SOFIA         2D     1.20
5-AIROLDI CAMILLA     2F     1.15
6-NAPOLITANO ISABELLA 3A     -1.05

VORTEX FEMMINE
1-LACAITA MARTA       2E     34.54
2-ARTESE GIULIA       2F     27.04
3-BORELLO ALESSIA     2A     17.62
4-INTRIERI JENNIFER   2B     12.40

80 OSTACOLI FEMMINE
1-BICCHIERINI GIULIA  2G     16”06
2-TARANTOLA SILVIA       2G     16”39
3-ZANFORLIN VITTORIA  2E     16”60
4-ROSSINI CECILIA     2G     17”23
5-RODARI MAEVA        2B     18”25

80 VELOCITA’ FEMMINE
1-ALBERTI ALICE       2G     10”54
2-MARCHIANNI MARICA   2E     11”64
3-CONFESSORE GIULIA   2H     11”94
4-BALMELLI ARIANNA       2E     12”10
5-MAMMAD AYAH         2D     12”29
6-BELTRAMI MARTINA       2C     12”54
7-FANTAUZZI REBECCA   2H     12”77
8-CASA ARIANNA        2B     13”06

SALTO IN LUNGO FEMMINE
1-COTTINI CHIARA      3C     4.16
2-SOMMARUGA EMMA      2C     3.90
3-CARLOTTI CAMILLA       3E     3.89
4-BULGHERONI LUCIA       2F     3.75
5-BOTTINELLI GIULIA   2F     3.30

PESO 3 KG FEMMINE
1-AIMETTI SARA        2E     6.86
2-BULGHERONI GRETA       2B     6.80
3-BIANCHI MYRIAM      2B     6.33
4-CASOTTO ANNA        2C     6.03
5-RICCARDI GIORGIA       3H     5.24
6-SPERONI SOFIA       3E     5.23




       

giovedì 30 marzo 2017

La magnolia di Varese


                                                                                                   ph carlozanzi



I giardini della Città Giardino abbondano di magnolie, ma la MAGNOLIA DI VARESE è quella del parco di villa Bellotti-Baroggi-Bonetti di via XXV Aprile. Quella via avrei dovuto percorrerla dal 1970 al 1975, gli anni del mio liceo classico al 'Cairoli', ma seguivo un altro itinerario, venendo da Biumo Inferiore. Solo in 5^ ginnasio, anno scolastico 1971/72, per alcuni mesi, e certamente in primavera, passavo dalla grande magnolia varesina, ma forse allora non era così bella. Non so. So che non la vedevo, perché stavo mano nella mano con una ragazza, e guardavo altrove. Ho cominciato a guardare piante e fiori intorno ai 25 anni. 
Questa sera ho fotografato la magnolia di Varese. 
La sua fioritura dura un attimo, come la gioia. 

Ines & Mario story - 59


Mio padre ha visto invece ben poche volte il terzo fratello di sua mamma, Giuseppe Mazzola. Anche lui andò in Francia come muratore, si sposò ed ebbe due figli, Elia e una ragazza, morta giovane per tubercolosi. Lo zio Giuseppe non solo perse presto una figlia, ma anche la moglie, rimanendo con il figlio maschio, Elia. In foto vediamo Elia e poi sempre lui con il padre, in Francia. Vennero molto raramente a Sant’Ambrogio, rimanendo fissi  ad Hannonville sour-les Cotes. Giuseppe passò dal lavoro di muratore a quello di commerciante di formaggi e poi, con il figlio Elia, di trasportatore con i camion. Ricordo di aver visto qualche volta questo cugino di mio padre, Elia, qui a Varese. Era simpatico e sapeva parlare solo in francese e in dialetto bosino: non conosceva l’italiano! Il figlio Michelle continua il lavoro del padre.

Infine ecco l’ultimo fratello di mia nonna, Angelo, qui in foto molto elegante, con cappello bianco e baffi impomatati. La sua vicenda è certamente singolare. Andò a militare e lo spedirono a Pantelleria. Nell’isola faceva l’attendente (cioè il servitore) del comandante. Fra i vari incarichi, doveva portare la biancheria da lavare e stirare, presso una famiglia che aveva molte ragazze. Porta oggi porta domani, divenne di famiglia, come si dice, e spesso era invitato a cena. Durante una cena (così racconta mio padre) cadde una forchetta a terra, Angelo si abbassò per prenderla e, vinto dalla tentazione, accarezzò una gamba di Anna, una delle giovani stiratrici. Il padre della ragazza lo vidi e gli intimò, a quel punto, di sposarla. Pur considerando le ‘leggi matrimoniali’ del Sud Italia, mi pare davvero eccessiva come soluzione, forse c’è dell’altro che Angelo mai raccontò, fatto sta che sposò Anna, non tornò nemmeno a casa e si trasferì a Tunisi, dove la famiglia della sposa aveva una casa. Tornò a Sant’Ambrogio sette anni dopo, con un bimbo, Giuseppe. Poi nacque anche Ines (foto). Cosa fece Angelo in Italia non lo so, morì lasciando il figlio Giuseppe con una buona carriera, mentre la moglie Anna e la figlia Ines (non sposata) probabilmente erano un po’ spaesate. Ad un certo punto entrò in scena un certo Carlino, nipote della zia Anna, che da Pantelleria iniziò le ricerche di questa parente. Scoperto che era a Varese, fece di tutto per convincerla a tornare a Pantelleria con la figlia Ines. E così avvenne. I miei genitori (e lo vedremo in seguito) andranno a Pantelleria a trovare Ines e Carlino, un personaggio che lì nell’isola chiamano don Carlino.

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Ines & Mario story - 58



Di Ugo, cugino di mio padre, so poco ma ho recuperato una foto: eccolo tutto elegante, in giovane età.
Passiamo al secondo fratello di mia nonna paterna: Mario Mazzola. Eccolo in foto con la moglie e i due figli, Irene e Guido. Cominciamo con Guido, del quale ho due foto, una a cavallo e l’altra tutto in tiro. Morì giovane, intorno ai vent’anni, per sifilide. Pare amasse la bella vita e le belle donne. Irene invece sposò Giuseppe Motta, insegnante di disegno, e dal loro matrimonio nacquero due maschi, mio padre si ricorda solo il nome di uno: Guido (un nome che andava alla grande a quei tempi). Ma chi non ha conosciuto il Guido Motta di Sant’Ambrogio, dolce come i dolci (le caramelle) che vendeva nel suo piccolo negozio-bazar di via Sacro Monte? L’hanno conosciuto anche le mie figlie, che di tanto in tanto facevano la scorta di caramelle da lui.

Chi avesse foto di Guido Motta e ricordi da condividere, faccia pure (carlo.zanzi@teletu.it)

58-continua

Ines & Mario story - 57




Il ritrovamento, nelle carte di mio papà, di altre immagini favorisce la mia attuale tendenza a non voler proseguire nella storia dei miei genitori, a tornare indietro, a rivivere vicende, a incontrare altri parenti, tralasciati al primo passaggio. Ecco una vecchia carta d’identità di Lea, cugina di mio padre, della quale si è parlato nel precedente capitolo. Ho poi ritrovato una busta, con scritto (carattere di mia mamma) ‘Cronaca di una giornata’. Ecco conservato il ritaglio della Prealpina, la locandina piccola del concerto dell’aprile 1952 e l’abbonamento annuale alla Stagione Concertistica di mia mamma.

Detto dei fratelli di mio nonno, ecco allora i fratelli di mia nonna materna, Prima Mazzola, che era la penultima in famiglia. Il primo è Guido Mazzola, che ha sposato Maria Crugnola e ha avuto tre figli: Emilia, Ugo e Carla. Mi soffermo un attimo. Emilia l’ho conosciuta, la chiamavano Emilietta, non si era sposata, era tutta casa e Chiesa, una persona molto buona, stimata da tutti in paese. Carla la ricordo molto vagamente (eccola in foto), lavorò con mio padre al Garibaldi, la ricordo perché ha sposato un certo Ghiringhelli, un personaggio simpatico, che ad un certo punto si mise a lavorare nel settore editoriale. Così ci incrociammo, per via della mia mania della pubblicazione. Mi parve però un personaggio poco attendibile, così non seguii le sue indicazioni per una eventuale pubblicazione. Di Ugo non saprei dir nulla.

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mercoledì 29 marzo 2017

Ines & Mario story - 56





Intorno alla metà degli anni Settanta ci fu nella mia famiglia la questione dell’eredità della Lea. Ne approfitto per tornare un po’ indietro nel tempo. Mio nonno paterno Luigi aveva due fratelli, nati dalla prima moglie di suo padre Paolo, una certa Ganna: Francesco e Ferdinando. Francesco durò poco, morì intorno ai vent’anni a Sant’Ambrogio, causa un incidente di caccia. Anche Ferdinando in verità non visse a lungo, pare si ubriacasse, comunque fece in tempo ad andare in Francia, insieme a mio nonno Luigi. Dopo la Prima Guerra Mondiale erano molto richiesti i muratori italiani, e così i due fratelli partirono, fermandosi dalle parti di Verdun, luogo della famosa battaglia. Mio nonno tornò, suo fratello fece in tempo a fare due figli, credo con una donna francese: Lea e un maschio, che morì intorno ai 35 anni per tubercolosi. Ma eccoci a Lea, cugina di mio padre, che vediamo in foto. Lea si sposò in Francia con un certo Fleurentdidier e andò ad abitare probabilmente ad Henonville, ma la località è da verificare. Per certo Lea non ebbe figli e ricordò sempre con piacere i parenti varesini, tanto che ogni anno per Natale faceva dei regali. Mio padre aveva un debito di riconoscenza con questa Lea, che per un certo periodo non fece più avere notizie. Così il Mario decise di andarla a trovare, con la Ines e il giovane Paolo. Partirono ma trovarono la casa chiusa, il giardino con erbacce, segni chiari di abbandono. Infatti Lea era morta (il marito era morto da tempo) e i parenti varesini non erano stati avvisati. Andarono dal parroco che li indirizzò dal notaio. In effetti gli Zanzi erano i soli parenti dalla parte italiana. E spettava una fetta di eredità. Mio padre si sentì mortificato: aveva viaggiato per ringraziare la cugina, e si trovava ancora una volta a ricevere. Avrebbe forse rifiutato la somma di sua spettanza, non avrebbe sopportato la trafila burocratica per riceve quella cifra, ma in quello ci pensò mia mamma, assai pratica e consapevole del valore del denaro e della necessità di averne, data la numerosa famiglia. Fra gli eredi (stante la legge francese) la mia famiglia meritava di più, avendo quattro figli. Fatto sta che mio padre disse: ‘Senti Ines, pensaci tu, io non me la sento, non mi pare giusto!’ E ci pensò mia mamma, organizzando un secondo viaggio in Francia, per completare la pratica. Partì in treno con i quattro fratelli di mio padre: Lina, Maria. Giuseppe e Francesco. Eccoli in foto davanti alla casa della ‘povera’ Lea. Mio padre non sa essere preciso, ma toccarono alla mia famiglia 3 o 4 milioni di lire, che servirono per liquidare il mutuo, acceso per comprare l’abitazione di viale Belforte.


martedì 28 marzo 2017

Ines & Mario story - 55



Non ho fretta di arrivare a svelare il contenuto di quell’attesa, e allora apro una parentesi per parlare dell’amore di mamma Ines per i gatti. Mio padre ricorda che, quando era ragazza, era solita dare appuntamento ai gatti sui tetti di via Ugo Foscolo, chiamandoli dal lucernario. Durante la guerra i suoi fecero in salmì un gatto che amava, ma lei non lo seppe mai, lo seppe invece mio padre. E per stare alle sorprese alimentari, mio papà ricorda una volta: la Ines gli chiese, come prova d’amore, che assaggiasse il gorgonzola, un formaggio che lui non poteva sopportare. Lui accettò e papà Battista gli disse: ‘Mamalùc, ti dà a trà a chela lì…’ (Mammalucco, tu dai retta a quella lì!).
Nella nostra casa ricordo almeno tre gatti. Il primo era nero e lo chiamammo Afral. Poi arrivò la Jenny (foto). Un pomeriggio mio padre, come era solito fare, disse a noi ragazzi: ‘Andiamo a fare una passeggiata!’ e ci portò al Monte Monarco, sopra Induno. Non so come mai volle portarsi dietro anche la gatta. Fatto sta che arrivati in alto la gatta si infilò dentro un rudere e non riuscimmo a  tirarla fuori, perché era buio. Mio padre, mesto, tornò a casa. Mia mamma, inviperita, lo obbligò a tornare lassù con la pila. Così si ripartì e, per fortuna, trovammo Jenny in un cantuccio, impaurita, e la riportammo a casa. Poi arrivò, anni dopo, la Cinzy (foto), che conobbi poco perché mi sposai nel 1981.  

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Ines & Mario story - 54





Il diario di mia mamma, a questo punto, si fa sempre più sintetico. Poche notizie degli inizi degli anni Settanta. Ciò che ricordo bene, sono, come sempre le vacanze. E’ l’estate del 1970, finisco la terza media, primi amori, primi baci, gioco della bottiglia ai Giardini Estensi, iscrizione al Ginnasio ‘Cairoli’ ma, prima, le vacanze. Per la prima volta manca Guido, che ha preferito andare con gli amici della Comunità Shalom a Brigels. Si parte, la meta è il mare, la Versilia, dove mio padre andò per qualche giorno quando era giovane. Ma arrivati dalle parti di Viareggio, il mare è deludente. Così si punta a sud, si scende. Ricordo un ottimo pranzo a base di pesce a Castiglioncello. La discesa ci portò a quel punto dalle parti di Piombino, e allora i miei dissero: ‘Perché non andare all’isola d’Elba?’ Ignoravano che il traghetto andava prenotato  tempo prima. All’imbarco ci dissero che eravamo stati fortunati, era stata annullata una prenotazione e la mattina dopo c’era posto anche per la nostra 600. Ricordo il mal di mare su quel traghetto e poi la ricerca del campeggio: trovammo al Camping Lacona. Ottima zona: quello era mare, finalmente! Da una parte il mare con le rocce, dall’altro la spiaggia di sabbia. Passavo ore ed ore a pescare sulle rocce, tanto che presi anche un’insolazione, che mi obbligò in tenda per un paio di giorni, con nausea forte. In tre settimane di mare, solo qualche goccia di pioggia una notte, mentre Guido a Brigels trovò quasi esclusivamente acqua dal cielo. Ecco in foto Ines e Mario alla partenza da Portoferraio, e il nostro mitico canotto bianco. Nel 1971 rinunciai anch’io alle vacanze familiari, preferendo gli amici della Shalom, con vacanze a Rapallo. I miei andarono a Porto San Giorgio, al mare (foto).
Nel 1972 mamma Ines venne operata all’utero, ma tutto andò per il meglio. Si legge poi sul diario:
‘Passai alcuni anni di buona salute, salvo acciacchi momentanei. I ragazzi crescevano e il lavoro e le preoccupazioni, sulla loro crescita, non mancavano. Ma certamente anche l’aiuto di Dio in casa mia non mancava, e i miei cari defunti li sentivo sempre molto vicini. La mia fu spesso una famiglia invidiata (nel senso buono della parola). Ma qualcosa ancora mi attendeva…’  

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Ines & Mario story - 53





La fine degli anni Sessanta la ricordo, nella mia famiglia, come un tempo abbastanza felice. Erano per me gli anni delle scuole medie alla Righi, per mia mamma tanto lavoro, come docente e come mamma casalinga, per mio padre la pasticceria Tamborini di Castronno e poi anche tanto aiuto in casa, perché questo va scritto, nostro padre ci ha sempre mostrato con l’esempio che un marito sa aiutare la moglie anche nelle faccende domestiche, una scelta non così scontata, soprattutto negli anni Sessanta.
E mentre io studiavo, sognavo di andare alle Olimpiadi come ginnasta (perché mio padre aveva portato nel 1965 me e Guido in Varesina, indirizzandoci verso lo sport che era stato il suo) e imparavo a suonare la chitarra (non il piano, mia mamma mi tenne qualche lezione ma lei aveva poca pazienza, io poca voglia di applicarmi e tutto finì alla svelta, e oggi dico: peccato!), mentre io facevo queste cose i miei organizzarono la nostra seconda vacanza familiare, sempre in Fiat 600, sempre in tenda e sempre con pochi mezzi: campeggio ad Aquileia-Grado. Chi conosce quei luoghi sa che il mare aperto è a Grado, mentre ad Aquileia vi è una specie di laguna, con acqua bassa. Ebbene, noi eravamo lì. Il campeggio era super, attrezzato, piscina, ma il mare era scadente, e si faceva fatica anche ad andare in canotto, perché vi erano molte secche. Comunque si nuotava ed era certamente meglio che il petrolio di Venezia. Ecco in foto i miei a Trieste e ad Aquileia. La ciliegina sulla torta fu una mezza tromba d’aria di notte, con alberi caduti e noi sei che tenevamo la tenda, in balìa della tempesta. Fra lacrime, preghiere e l’aiuto della buona sorte, ce la cavammo e tornammo a Varese.

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