martedì 21 marzo 2017

Ines & Mario story - 31




Vista l’evoluzione della storia d’amore fra Ines e Mario, riprendiamo la cronaca dalla fine della guerra. E qui mi aiuta sempre il diario di mia mamma:
‘…La guerra terminò, si lasciò Cunardo e si ritornò a Varese, pronti a risistemare la casa rimasta in quel periodo nelle mani di altri sfollati provenienti da Milano. Io ormai ero arrivata al mio quarto esame di Conservatorio e la passione per la musica faceva ormai parte di me stessa al punto di dedicare al pianoforte ore e ore di studio. In quel tempo mi vedevo una grande concertista. Sogni!!! Tornò anche mio fratello Bruno dalla Sardegna ad annunciarci il suo prossimo matrimonio con una ragazza del luogo. Infatti nell’ottobre di quel 1945 arrivò in casa nostra la moglie di mio fratello Bruno. Felicità purtroppo di breve durata!!!....’
Apro qui una veloce parente in merito al matrimonio fra mio zio Bruno e mia zia Ina, perché ebbe non poche ripercussioni sulla vita di mamma Ines, in quegli anni. Grazie ai miei ricordi e soprattutto ai ricordi di mio padre, vi è da dire che Ina si presentò a Varese in condizioni di estrema povertà, convinta che il fatto di aver sposato un futuro architetto (mio zio Bruno terminerà l’università negli anni Cinquanta) le avrebbe permesso una vita agiata. Ma così non fu, soprattutto nei primi difficili anni del dopoguerra. Abitavano allora in una mansarda vicino al Cinema Impero (oggi MIV), sistemata poco alla volta da mio zio, che in quel periodo faceva più il muratore che l’architetto. Quando nacque poi il loro figlio Giovanni, nel 1950, mia mamma andò spesso ad aiutare la cognata, che soffriva di diversi disturbi. Ricordo mia zia Ina spesso triste, vestita di nero.
Continua il diario:
‘Passarono così alcuni anni ricchi di ore di studio, di lotte in famiglia sotto ogni aspetto e di malattie. Mia madre nel 1947 fu molto ammalata e fu salvata da una brutta polmonite solo con la famosa pennicillina (allora rarissima). In quell’anno sostenni anche l’esame di ottavo in Conservatorio….Mi ammalai, sempre in questo periodo, di erpes zoster (fuoco di S.Antonio) e soffrii tremendamente per un certo periodo. Avevo ogni tanto anche qualche attacco di tachicardia parossistica (sbocciata all’età di 14 anni) e, per concludere, non mancò un’insufficienza ovarica. Il pensiero di non poter avere figli, quando l’avessi voluto, mi turbò in modo quasi ossessivo. Conseguentemente dimagrii molto e soffrii anche di alcune forme allergiche cutanee.’
Continua la descrizione delle sofferenze di mia mamma, una costante nella sua vita. E qui si parla della tachicardia, disturbo che purtroppo ho ereditato e che, da quando sono ragazzo, ogni tanto ricompare.
‘Anche mio padre ebbe la sua seconda grave malattia: soffrì di glaucoma, perse la vista di un occhio e salvò miracolosamente l’altro. Arrivai così fra sofferenze familiari e fisiche al diploma di pianoforte. Era il 5 luglio del 1949, avevo 21 anni.’
Eccoci così al tanto agognato diploma (foto), all’avverarsi di un sogno. Mia mamma certo allora non aveva deposto il desiderio di intraprendere la carriera di concertista.
‘Era anche nato il mio secondo nipotino, Dario, del quale divenni madrina di battesimo. Insieme ad alcune lezioni di pianoforte come insegnante e a parecchi lavori a maglia eseguiti per un negozio, continuai a studiare ed a perfezionarmi al pianoforte in vista di qualche concerto o concorso. Volevo a tutti i costi diventare concertista; infatti i competenti dicevano che la stoffa non mi mancava…’   


31-continua

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