Vista l’evoluzione della storia d’amore
fra Ines e Mario, riprendiamo la cronaca dalla fine della guerra. E qui mi
aiuta sempre il diario di mia mamma:
‘…La guerra
terminò, si lasciò Cunardo e si ritornò a Varese, pronti a risistemare la casa
rimasta in quel periodo nelle mani di altri sfollati provenienti da Milano. Io
ormai ero arrivata al mio quarto esame di Conservatorio e la passione per la
musica faceva ormai parte di me stessa al punto di dedicare al pianoforte ore e
ore di studio. In quel tempo mi vedevo una grande concertista. Sogni!!! Tornò
anche mio fratello Bruno dalla Sardegna ad annunciarci il suo prossimo
matrimonio con una ragazza del luogo. Infatti nell’ottobre di quel 1945 arrivò
in casa nostra la moglie di mio fratello Bruno. Felicità purtroppo di breve
durata!!!....’
Apro qui una veloce parente in
merito al matrimonio fra mio zio Bruno e mia zia Ina, perché ebbe non poche
ripercussioni sulla vita di mamma Ines, in quegli anni. Grazie ai miei ricordi
e soprattutto ai ricordi di mio padre, vi è da dire che Ina si presentò a
Varese in condizioni di estrema povertà, convinta che il fatto di aver sposato
un futuro architetto (mio zio Bruno terminerà l’università negli anni
Cinquanta) le avrebbe permesso una vita agiata. Ma così non fu, soprattutto nei
primi difficili anni del dopoguerra. Abitavano allora in una mansarda vicino al
Cinema Impero (oggi MIV), sistemata poco alla volta da mio zio, che in quel periodo
faceva più il muratore che l’architetto. Quando nacque poi il loro figlio
Giovanni, nel 1950, mia mamma andò spesso ad aiutare la cognata, che soffriva
di diversi disturbi. Ricordo mia zia Ina spesso triste, vestita di nero.
Continua il diario:
‘Passarono
così alcuni anni ricchi di ore di studio, di lotte in famiglia sotto ogni aspetto
e di malattie. Mia madre nel 1947 fu molto ammalata e fu salvata da una brutta
polmonite solo con la famosa pennicillina (allora rarissima). In quell’anno
sostenni anche l’esame di ottavo in Conservatorio….Mi ammalai, sempre in questo
periodo, di erpes zoster (fuoco di S.Antonio) e soffrii tremendamente per un
certo periodo. Avevo ogni tanto anche qualche attacco di tachicardia
parossistica (sbocciata all’età di 14 anni) e, per concludere, non mancò un’insufficienza
ovarica. Il pensiero di non poter avere figli, quando l’avessi voluto, mi turbò
in modo quasi ossessivo. Conseguentemente dimagrii molto e soffrii anche di alcune
forme allergiche cutanee.’
Continua la descrizione delle
sofferenze di mia mamma, una costante nella sua vita. E qui si parla della
tachicardia, disturbo che purtroppo ho ereditato e che, da quando sono ragazzo,
ogni tanto ricompare.
‘Anche mio
padre ebbe la sua seconda grave malattia: soffrì di glaucoma, perse la vista di
un occhio e salvò miracolosamente l’altro. Arrivai così fra sofferenze
familiari e fisiche al diploma di pianoforte. Era il 5 luglio del 1949, avevo
21 anni.’
Eccoci così al tanto agognato
diploma (foto), all’avverarsi di un sogno. Mia mamma certo allora non aveva
deposto il desiderio di intraprendere la carriera di concertista.
‘Era anche
nato il mio secondo nipotino, Dario, del quale divenni madrina di battesimo.
Insieme ad alcune lezioni di pianoforte come insegnante e a parecchi lavori a
maglia eseguiti per un negozio, continuai a studiare ed a perfezionarmi al
pianoforte in vista di qualche concerto o concorso. Volevo a tutti i costi diventare
concertista; infatti i competenti dicevano che la stoffa non mi mancava…’
31-continua
Nessun commento:
Posta un commento