venerdì 24 marzo 2017

Ines & Mario story - 38



Il nuovo lavoro in via Albuzzi non fu certo una passeggiata per mio padre: era solo, un laboratorio da portare avanti, il principale (Angelo Marcolini) che andava in giro a trovare e consegnare lavoro, la presenza soprattutto della moglie Gilda, non proprio di buon carattere, molto esigente. Un forno a legna, cioè pesanti fascine da gestire, tempi lunghi, tutto complicato rispetto ad un forno elettrico. Mio padre ricorda soprattutto lo stress del tempo natalizio e pasquale, con la lievitazione dei panettoni e delle colombe, operazioni che richiedevano perizia e pazienza. E ora posso qui aggiungere anche i ricordi personali, perché a metà degli anni Sessanta entrai anch’io da Marcolini. Si passava o dal negozio, che si affacciava su via Albuzzi, o dal grande portone cinquecentesco di Casa Perabò, proprio sotto la stupenda finestra gotica. Un cortile interno, una porta sulla sinistra, due locali, uno grande con il forno e uno più piccolo, e poi una buia cantina, che serviva soprattutto in estate, per i dolci al cioccolato. Ricordo che il mio compito era soprattutto mettere le paste nei pirottini, riempire di crema pasticcera i cannoncini. In principio era una pacchia, perché potevo assaggiare ciò che volevo (purché fosse rotto, quindi invendibile), poi il dolce mi nauseò e cominciai ad apprezzare molto i salatini di sfoglia. Ricordo la signora Gilda, poco sorridente, e ricordo le due figlie, Luisa e Laura, qualche anno più di me, già signorine: non bellissime, esercitavano però su di me un grande fascino, ovviamente. E poi ricordo le canzoni dei Beatles, che arrivavano in laboratorio dal giradischi delle due sorelle. Ricordo in particolare Michelle, contenuta nell’album Rubber Soul del 1965, quindi doveva essere almeno il 1965, ma più probabilmente il 1966. Avevo 10 anni. Quando mio padre si assentava, prendevo un canestro in vimini (forse servivano per i panettoni), una scopa di saggina, il canestro me lo mettevo in testa, diventava i famosi capelli a caschetto degli ‘scarafaggi’, la scopa era la chitarra e mi mettevo a suonare e a cantare. Probabilmente in quel laboratorio qualche scarafaggio passeggiava davvero, ma non era un cantante!
Come già scritto, qui, da poco arrivato da Marcolini, mio padre incontrò nel 1952 la futura sposa Ines, che dava lezioni di piano alla giovane Luisa. Immagino la novità di quegli anni, l’entusiasmo: un nuovo lavoro, la Ines ritrovata, la preparazione al matrimonio, le nozze nel 1953, la nascita del primo figlio, momenti che mio padre deve aver vissuto con la carica della giovinezza e della speranza. In fondo non aveva avuto una fanciullezza proprio semplice semplice.  

38-continua

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