‘…Ci organizzammo anche per andare
in vacanza (finalmente!) tutti insieme, e diventammo così campeggiatori…’
In estrema
sintesi mia mamma, più abile come giornalista che come narratrice, racconta un
cambiamento epocale per la nostra famiglia, un piccolo sessantotto: ed era
infatti il 1968. Ma arriviamoci con calma.
Mio padre
già da tempo malsopportava il lavoro da Marcolini: ritmi di lavoro esagerati
(lavorava anche la domenica mattina, però era a casa il lunedì), la padrona
Gilda niente affatto simpatica, uno stipendio modesto e la sensazione che gli
affari non andassero tanto bene per i Marcolini. Il padrone Angelo in verità
era in negozio solo il sabato e la domenica, perché di lavoro faceva il
viaggiatore per Bianchi droghiere. Così, intorno al 1967, anche su insistenze
di mia mamma (che notava la sofferenza del Mario) mio papà disse ai padroni: ‘Vi
dò sei mesi per trovare un mio sostituto, perché intendo licenziarmi.’ E così
fece. Dovette penare per avere la liquidazione, ma infine la ottenne.
Poiché aveva
ricevuto una promessa di lavoro da parte del Pastificio Bolognese, con sede in
piazza Repubblica (la padrona era un’amica di mia mamma), lo avrebbero
ingaggiato soprattutto come viaggiatore, si decise a prendere, a 41 anni, la
patente di guida. Fu un’avventura. Si iscrisse all’Autoscuola Venezia, dove
fece impazzire l’istruttore Angelo, ma infine ottenne il permesso di guidare.
Racconta papà Mario che una sera, stanco della sua imbranataggine, mi chiamò,
mi fece appoggiare il pugno sul tavolo, vi infilò un cucchiaio di legno a mo’
di marce, e si esercitò: prima, seconda terza…..utilizzandomi come supporto. In
verità del lavoro al Pastificio Bolognese nessuno parlò più, ma intanto la
patente era fatta e così arrivò anche la prima auto: Fiat 600 (motore 750)
usata, naturalmente. Un suo amico, Tamborini, pasticciere che veniva da
Zamberletti di via Como, aveva messo su una pasticceria di grosse dimensioni a
Castronno. Sapeva che mio padre cercava lavoro, lo ingaggiò subito e mio padre
accettò. Faceva a turno, in auto, una settimana lui e una settimana Antonio Maculan,
oggi molto noto a Varese per le sue pasticcerie di Giubiano e di Induno (eccoli
insieme in foto). Dopo aver fatto la gavetta da Marcolini, un’estate andai a
lavorare anche da Tamborini. Si facevano i turni: una settimana 6-14, un’altra
14-22. Una gran fatica alzarsi alle 5.30, lavai non so quante padelle, e per un
mese di lavoro guadagnai la miseria di 10.000 lire. E cara grazia che mi
pagarono! Un pomeriggio io e mio fratello Guido, non sapendo come far passare
il tempo, decidemmo di andare a trovare nostro padre in bici, a Castronno. Con
un’imprudenza da brividi imboccammo l’autostrada, uscendo poi a Castronno. Non
fu un sogno (come per i Magi) a suggerirci che per il ritorno avremmo dovuto
fare un’altra strada, ma la sgridata del Mario!
50-continua
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