domenica 26 marzo 2017

Ines & Mario story - 45


Faccio un veloce salto all’indietro, perché ho avuto altri aneddoti riguardanti mio nonno Battista e mio zio Mario, che meritano l’inciso. Dunque, intanto ripubblico la foto del cav. Morbelli, scattata fra la Prime e la Seconda Guerra Mondiale, della banda della Società di Mutuo Soccorso dei Militari in congedo di Varese, perché ho individuato con certezza mio nonno Battista, il quarto da sinistra in piedi,  trombone cantabile. E poi ripubblico la foto di Mario, fratello di mia mamma, quando intorno ai dieci-quindici anni decise di entrare in seminario. Oggi ho saputo che a invogliarlo, a scaldare il suo animo religioso fu Mons. Carlo Sonzini, per il quale è in corso la causa di beatificazione. Io, che ho scritto sul settimanale Luce (fondato dal Sonzini) ci tengo particolarmente a questo ricordo. Il sacerdote passava spesso da via san Martino, dove mio nonno Battista aveva il negozio e l’abitazione. Si vede che avrà incontrato il piccolo Mario, accendendolo di passione per la tonaca. Mia nonna Angela non era affatto contenta di quella scelta, se la prendeva con Mons. Sonzini, sottolineando che conosceva bene suo figlio e sapeva che non aveva un carattere adatto a diventare prete. Fatto sta che lo minacciò (naturalmente in dialetto): ‘Se vai in seminario, non mi vedrai mai a trovarti!’ E così fece. Mario passò un paio d’anni a Seveso, dove regnava un regime austero, il cibo era scarso e se non provvedevano i familiari ad integrare, con visite domenicali, si faceva la fame. E così papà Battista prendeva il treno per Seveso, da solo. Mario si ammalò, soffriva di emorragie, forse a causa della penuria di cibo, così mollò l’abito e fece altro. Fra le varie attività di un personaggio che amava il commercio e i rischi, ci fu anche la proposta fatta ai suoi genitori di rilevare il negozio di calzolaio di via Ugo Foscolo, promettendo che li avrebbe mantenuti con una quota fissa mensile (questo ricorda mio padre). Del resto Angela e Battista erano anziani e non più in salute, ma avrebbero potuto vendere il locale e la licenza. Accontentarono il figlio. Mio zio Mario organizzò con un socio un negozio di generi alimentari, ma gli affari non andarono bene, si indebitò e fu costretto a chiudere bottega.
 45-continua


 

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