Intorno alla metà degli anni
Settanta ci fu nella mia famiglia la questione dell’eredità della Lea. Ne
approfitto per tornare un po’ indietro nel tempo. Mio nonno paterno Luigi aveva
due fratelli, nati dalla prima moglie di suo padre Paolo, una certa Ganna:
Francesco e Ferdinando. Francesco durò poco, morì intorno ai vent’anni a Sant’Ambrogio,
causa un incidente di caccia. Anche Ferdinando in verità non visse a lungo,
pare si ubriacasse, comunque fece in tempo ad andare in Francia, insieme a mio
nonno Luigi. Dopo la Prima Guerra Mondiale erano molto richiesti i muratori
italiani, e così i due fratelli partirono, fermandosi dalle parti di Verdun, luogo
della famosa battaglia. Mio nonno tornò, suo fratello fece in tempo a fare due
figli, credo con una donna francese: Lea e un maschio, che morì intorno ai 35
anni per tubercolosi. Ma eccoci a Lea, cugina di mio padre, che vediamo in
foto. Lea si sposò in Francia con un certo Fleurentdidier e andò ad abitare
probabilmente ad Henonville, ma la località è da verificare. Per certo Lea non
ebbe figli e ricordò sempre con piacere i parenti varesini, tanto che ogni anno
per Natale faceva dei regali. Mio padre aveva un debito di riconoscenza con
questa Lea, che per un certo periodo non fece più avere notizie. Così il Mario
decise di andarla a trovare, con la Ines e il giovane Paolo. Partirono ma
trovarono la casa chiusa, il giardino con erbacce, segni chiari di abbandono. Infatti
Lea era morta (il marito era morto da tempo) e i parenti varesini non erano
stati avvisati. Andarono dal parroco che li indirizzò dal notaio. In effetti gli
Zanzi erano i soli parenti dalla parte italiana. E spettava una fetta di
eredità. Mio padre si sentì mortificato: aveva viaggiato per ringraziare la
cugina, e si trovava ancora una volta a ricevere. Avrebbe forse rifiutato la
somma di sua spettanza, non avrebbe sopportato la trafila burocratica per
riceve quella cifra, ma in quello ci pensò mia mamma, assai pratica e consapevole
del valore del denaro e della necessità di averne, data la numerosa famiglia.
Fra gli eredi (stante la legge francese) la mia famiglia meritava di più,
avendo quattro figli. Fatto sta che mio padre disse: ‘Senti Ines, pensaci tu,
io non me la sento, non mi pare giusto!’ E ci pensò mia mamma, organizzando un
secondo viaggio in Francia, per completare la pratica. Partì in treno con i quattro fratelli di mio padre: Lina, Maria. Giuseppe e Francesco. Eccoli in
foto davanti alla casa della ‘povera’ Lea. Mio padre non sa essere preciso, ma
toccarono alla mia famiglia 3 o 4 milioni di lire, che servirono per liquidare
il mutuo, acceso per comprare l’abitazione di viale Belforte.
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