L’altra
sera ho visto alla tele un interessante documentario sulla vita di David Bowie,
morto un anno fa. Dico interessante, anche se la musica di David non è mai
stata la mia musica. Troppo lontana dai miei gusti (anche se non ho conosciuto
tutta la sua musica, visto che ha cambiato tanti generi e ha pubblicato
moltissimo). Diciamo che la sua vita mi ha fatto pensare alla necessità vitale
di rinnovarsi, di sperimentare, di non accontentarsi delle sicurezze, di
seguire nuove vie…..esattamente l’opposto del mio bisogno di ripetitiva
sicurezza. E che dire del suo modo di affrontare la morte? In pochissima
sapevano del suo tumore al fegato, che in circa due anni l’ha condotto oltre la
vita. Eppure ha sempre lavorato, progettato, lasciandoci con un nuovo disco e
un musical. L’avrà fatto per denaro, visto che certamente questo suo canto del
cigno sarà stato molto remunerativo? Non credo. Era considerato il quarto
cantante più ricco al mondo, aveva sposato un top model….certo, i soldi non
bastano mai ma non credo sia stato per quello. La sua ultima canzone, Lazarus,
mi pare abbia molti significati: certo voleva accarezzare un’ultima volta il
suo vasto pubblico, voleva dimostrare che si può vivere intensamente sino alla
fine, che la morte vince ma solo dopo la nostra ultima battuta. Consiglio di
vedere il video.
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