mercoledì 8 marzo 2017

Ines & Mario story - 8






Di bisnonna Celestina, nonna materna di mio padre, la sola nonna che lui conobbe, già ho scritto: morì nel 1943, aveva 86 anni. Ben prima invece morirono i miei nonni paterni. E la prima a morire fu nonna Prima. Mio padre non è in grado di descrivermi con precisione le cause della morte, probabilmente problemi ai reni, perché ricorda che stava facendo delle iniezioni e aveva la febbre. Andò a trovarla domenica 17 giugno, perché lui lavorava in centro e non sempre dormiva a casa. Il lunedì successivo sua sorella Maria, prima di andare al lavoro, aiutò la madre a scendere dal letto per andare in bagno. Cadde e non si alzò più. Era il 18 giugno del 1945, pochi giorni dopo il 25 aprile della liberazione: nonna Prima Mazzola Zanzi era nata il 31 dicembre del 1887, aveva solo 58 anni. La fede in oro di mia nonna Prima andò a mio padre, che era il più piccolo. Oggi è sul mignolo della mia mano sinistra, è il segno del mio bisogno di radici, del mio legame con il passato, della mia affezione verso una nonna che non ho mai conosciuto. Mio nonno Luigi la seguì due anni dopo. Più ricca di particolari è invece la vicenda della morte di mio nonno Luigi. Muratore ma anche abile giardiniere, nonno Luigi curava alcuni giardini, era spesso sulle piante. Cadde da una pianta di fico, mentre lavorava in un giardino di un professore, che aveva la villa proprio sulla destra della scuola elementare Canetta, dove oggi vi è un palazzo. Lo portarono all’ospedale, rimase una settimana e lo dimisero, consigliandogli di riposare alcuni mesi, visto che era stato lesionato probabilmente l’intestino. Dopo qualche tempo, stanco di riposare, nonno Luigi si era messo a preparare i paletti che si utilizzavano per la coltivazione dei fagioli. Dopo aver riadattato quelli vecchi, pensò bene di procurarsene di nuovi sopra il Molinetto: tagliò rami di nocciolo. Fece una fascina e cercò di caricarsela in spalla. Sentì un dolore lancinante: distacco dell’intestino. Agonizzante si portò sino al Molinetto, dove fu trovato da un parente che, su una carriola, lo portò sino all’osteria che allora si trovava a Robarello. Chiamarono mio zio Emilio, il solo che avesse il telefono in casa, che arrivò in bicicletta. Ma aveva capito il Circolo Cooperativo, in piazza Molite Ignoto. Lì giunto non trovò nessuno. Allora andò in casa e trovò mio padre Mario, che era rientrato dal lavoro e non aveva trovato suo padre, e quindi era in attesa di sapere dove fosse andato. I due pensarono allora all’osteria di Robarello, lo zio Emilio in bici, mio padre di corsa arrivarono e trovarono papà Luigi che si contorceva dal dolore. Mio padre corse al Molinetto, dove lavorava sua sorella Maria. Quando i due arrivarono, loro padre era già morto. Chiamarono il dottor Lazzati, che aveva la villa vicino alla  chiesa, arrivò con l’auto  e constatò la morte. Per evitare di dover attendere l’arrivo dell’autorità giudiziaria, su consiglio del medico caricarono nonno Luigi su un carro che in quel momento transitava. Era il carro del lavandaio Gerosa, che aveva raccolto per le case i panni delle famiglie (ogni famiglia riuniva in una federa i suoi panni) e li stava portando a lavare. Mio nonno venne caricato su quel carro e portato a casa. Era il 1947, mio nonno aveva la mia attuale età, 61 anni. Ecco in foto bisnonna Celestina e i miei nonni paterni, che riposano al camposanto di S.Ambrogio Olona.


8-continua

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