Avevamo lasciato mio
padre a 12 anni, ingresso trionfale e precoce nel mondo del lavoro. Ma faccio
un passo indietro, alle scuole elementari, perché mi ha sempre colpito l’entusiasmo
di papà Mario per l’opportunità, fornita dal fascismo, di poter uscire dalla
routine, soprattutto di poter praticare attività motoria. Era questo il sabato
fascista. Papà ricorda quei sabati pomeriggio alla scuola elementare Canetta di
S.Ambrogio, con i docenti di fascismo, i canti, l’uso del moschetto ma
soprattutto con una delle più belle palestre di Varese (insieme a quella di via
XXV Aprile e alla Varesina di via Paravicini), dove poter sfogare la vivacità
fanciullesca. Il balilla Mario vestiva come ogni balilla: pantaloni corti
grigioverdi, camicia nera, fazzoletto azzurro con fermaglio ‘faccia di Duce’, e
infine il fez, copricapo assai singolare. Balilla, Giovani Italiane,
Avanguardisti, Giovani fascisti, si ritrovavano tutti una volta l’anno (mio
papà non ricorda in quale data) in piazza Libertà, a Casbeno, dove oggi sorge
la scuola Maria Ausiliatrice. Lì vi era un grande prato, già sede dell’ippodromo
e poi di un campo da calcio, lì si svolgevano i grandi esercizi ginnici in
onore del Duce e del ‘mens sana in corpore sano’, sfida fra scuole: un, due,
tre, quattro….il caposquadra scandiva il ritmo, i ragazzi eseguivano gli
esercizi al corpo libero. Mio padre non divenne mai avanguardista (promozione
per chi frequentava le scuole superiori), finì la sua carriera fascista con il
grembiule bianco da pasticciere.
Nelle foto del camerata
Morbelli vediamo un Balilla, esercizi collettivi (ma non pare il prato di Casbeno,
sembrano più le Bettole) e la posa della prima pietra dell’Asilo Veratti, nel
1926, con le suore ben posizionate sul saluto fascista.
22-continua
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