E
così, dopo aver preparato il terreno, dopo aver –sebbene in sintesi-
tratteggiato nomi e fatti di chi ha preceduto mio padre e mia madre, ecco i
miei genitori Mario e Ines, la ragione per cui mi sono messo a scrivere questa
breve storia, coloro che mi hanno generato, regalandomi questa vita che, sia
detto per intero, a volte è davvero bella altre volte un po’ mi inquieta,
soprattutto al pensiero di doverla lasciare, del come lasciarla eccetera. Ma non
è di questo che si tratta qui.
Il
27 maggio del 1926 nasceva mio padre Mario, in Sant’Ambrogio Olona. Allora era
comune, provincia di Como. Il municipio era presso la scuola elementare Canetta.
Da sette anni il fascismo faceva parlare di sé. Mio nonno Luigi pare avesse
idee socialiste, ma non ha mai fatto politica attiva, preferendo il profumo
della terra, degli ortaggi e dei fiori.
Già
ho scritto dei primi ricordi di mio padre, delle sue tre diverse abitazioni in
paese, dei suoi ricordi di nonna Celestina. E’ nato in casa, nell’abitazione di
via Oriani 1. Ha frequentato l’asilo,
che è nella sede attuale. Poiché aveva un carattere piuttosto vivace, sua mamma
Prima chiedeva alla figlia Maria, molto vicina all’ambiente ecclesiale e alle
suore, di portarlo all’asilo anche la domenica, asilo che faceva da oratorio.
Allora non vi era l’oratorio maschile, che verrà realizzato a metà anni Trenta.
Così mio papà Mario giocava con le ragazze, ma soprattutto amava stare con le
suore, che svolgevano una funzione materna. Ha frequentato le elementari alla
scuola Canetta. A giudicare dalle pagelle, i voti sono buoni. I primi tre anni
ha avuto come maestra una certa Piatti, nota fascista, che usava metodi
piuttosto militareschi. Mio padre venne bocciato in terza elementare, non si sa
perché, visti i voti, ma forse un episodio può chiarire. Venne bacchettato
dalla maestra, perché aveva le unghie sporche. E lui rispose: “Perché mi
picchia? Anche lei ha le dita sporche, perché fuma!” Allora, dire a una donna
che fumava era come darle della puttana. Così la maestra si adirò, schiaffeggiò
il piccolo Mario e immagino che quell’episodio pesò non poco sullo scrutinio
finale. Comunque rifece la terza con una nuova maestra, Anna Maria Gandini, zia
della ben nota, e omonima, giornalista varesina. La Gandini era materna, aveva
studiato dalle Romite Ambrosiane del Sacro Monte, aiutò mio padre a riprendersi
dal ‘trauma’ della bocciatura e lo accompagnò sino in quinta. Ecco alcune
pagelle, con il frontespizio d’epoca fascista. Nella foto, vediamo mio papà più
o meno a dieci anni, il giorno delle nozze di sua sorella Paolina con Emilio. Devo ammettere che, a parte le orecchie a sventola (che io non ho) mi somiglia.
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17-continua
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