Il
26 febbraio del 1922 nasceva, sempre a S.Ambrogio Olona, l’ultimo fratello di
mio padre, Giuseppe detto Pinìn. Anche lui basso di statura ma un po’ più
robusto di Francesco, Giuseppe svolte varie mansioni lavorative. Lo ricordo, da
ultimo, come operaio tuttofare al Comune di Varese. Ma lui amava soprattutto la
natura, i boschi, l’orto da coltivare. E amava la caccia ai funghi. In ciò
probabilmente gareggiava col fratello Francesco. Si sposò con Elena Gallina,
una veneta giunta a Varese per lavoro. Nacque mio cugino Gianni (grande
promessa del pallone) e Mario, morto alla nascita. Il 2 giugno del 1965 lo zio
Pinìn fu mio padrino alla Cresima (foto). Lo ricordo nella sua casa in alto
alla ‘corta’, poi all’inizio di viale Aguggiari e infine in via Rossetti,
vicino alla scuola elementare ‘Canetta’ di S.Ambrogio. Ricordo le ‘litigate’
bonarie fra lui e la moglie Elena, un po’ in italiano, un po’ in dialetto
bosino e un po’ in dialetto veneto. La zia Elena era una donna molto loquace ma
lo zio Pinìn non era lo zio Carletto, cioè rispondeva per le rime, e allora le
discussioni erano molto accese. Il Pinìn era, a suo modo, un artista naif, un
vero cesellatore di pezzi di legno. Andava nei boschi a recuperare gli ‘sciùch’
e li modellava, ottenendo piccoli capolavori, soprattutto se si trattava di riprodurre
i suoi amati porcini (foto). E’ morto all’inizio di ottobre del 2010. Era un
personaggio incurante dei dolori fisici. Più volte operato anche in giovane
età, reagiva sempre come una forza della natura, sottostimando la gravità dei
suoi mali e buttandosi nella vita, all’aria aperta, nel lavoro, nelle sue
passioni.
13-continua
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