Ho chiarito con più precisione le
date del militare di mio padre. Ricorda il Mario che durante la partita
Lazio-Juve scendevano dal cielo i fogli con la propaganda elettorale. Lui
pensava fosse il voto per il referendum Monarchia-Repubblica, ma così i conti
non tornavano, essendo quel voto datato giugno 1946. Si trattava evidentemente
delle elezioni politiche, che si svolsero il 18 aprile del 1948. Quindi la
partita è Lazio-Juve dell’11 aprile 1948, una monotona gara finita 0 a 0,
arbitro il signor Camiolo di Milano, disputata allo Stadio Nazionale (foto),
detto anche Stadio del Partito Nazionale fascista, edificato nel 1911 dal
famoso architetto di regime Piacentini. Ma mio padre ricorda poco di quel match:
era preoccupato per il rientro e la ‘bigiata’ che, come scritto, gli costerà 15
giorni in più di naja. Ricorda poi che si congedò in estate, faceva caldo e i
treni erano pieni di giovani degli oratori, che tornavano lui dice dall’Anno Santo,
ma in realtà nessun Anno Santo fu proclamato nel 1948, quindi si trattava di
altra manifestazione cattolica giovanile.
Tornato dal militare, ecco subito il
lavoro. Gino Schiannini, della pasticceria Garibaldi, gli fece capire che il
suo posto lì era assicurato, ma che se voleva arricchire il suo bagaglio professionale
come ufelèe, avrebbe dovuto cambiare posto di lavoro. E poiché il laboratorio-negozio
Zamberletti di via Bernardino Luini cercava giusto un lavoratore, lì andò. Eccolo
dunque in foto con i nuovi compagni di lavoro: da sinistra Carlo Rossi detto
Charlie, Luciano e Roberto Minimo. Questo Charlie l’ho conosciuto personalmente
molti anni dopo: abitava a Giubiano, mio padre ci portava da lui, aveva alberi
da frutta, ricordo le famose albicocche e le prugne del Charlie. Da Zamberletti
mio padre aveva la responsabilità del laboratorio, quindi imparò a cavarsela da
solo, mentre da Garibaldi era soprattutto lo Schiannini a dirigere la baracca.
Ciò gli permise di completare la sua preparazione professionale, tanto che
qualche tempo dopo, stanco di quel posto, scelse di andare da un certo Moia ad
Orino. Questo Moia era stato in Argentina, era proprietario di un Albergo ad
Orino, girava per i mercati e aveva aperto anche questa pasticceria, dove
lavorava solo il Mario. Mio padre, in quell’autunno-inverno, andava nel paesino
prealpino sul motorino ‘Cucciolo’, giornata non facili, tanto che dopo un paio
di mesi sentì la nostalgia di Varese. Cercava un pasticciere Angelo Marcolini,
che aveva il negozio-laboratorio in via Albuzzi: e lì andò mio padre. Ancora
una volta non ci si ritrova con le date. Lui sostiene di aver lavorato 5-6 anni
da Zamberletti, ma dice anche di aver rivisto la futura sposa Ines da
Marcolini, almeno un anno prima del matrimonio, quindi nel 1952. Il che vuol
dire che da Zamberletti avrà lavorato non più di 3-4 anni, più qualche mese a
Orino, molto probabilmente fra il 1951 e il 1952.
34-continua
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