Ma
soprattutto il 1943 è l’anno del primo incontro fra mio padre e mia madre, il
momento nel quale le due storie si abbracciano…per poi separarsi di nuovo. E
allora vediamo le due versioni. Così scrive mamma Ines, nel suo diario:
‘…Fu del 1943 il mio primo
intervento chirurgico: appendicite acuta. Tutto bene, ma anche prima scioccante
esperienza ospedaliera. Avevo 15 anni, la guerra era ormai nel pieno della sua
violenza, notti insonni passate nei rifugi antiaerei e paura, tanta paura!!! Fu
però anche dei miei 15 anni il mio primo incontro amoroso. Un ragazzo, di due
anni maggiore di me, mi fece notare quanto gli piacesse starmi vicino e anche a
me, a dire il vero, non dispiaceva. La mia famiglia si accorse ed intervenne
violentemente. Secondo loro io dovevo studiare e lui doveva ancora crescere.
Questa la sentenza pronunciata in casa mia! Infatti io stavo continuando gli
studi musicali, ormai decisa a concluderli, anche perché il mio desiderio di
studiare era talmente forte che solo l’idea di passare le giornate nel
negozietto di mio padre, o in casa a sfaccendare, mi metteva i brividi…’
Il racconto
di mio padre, raccolto proprio oggi, festa del papà, è più dettagliato:
‘Era l’inverno
del 1943, tempo di guerra, tessera annonaria e alimenti razionati. Noi come
pasticceria avevamo diritto solo al latte in polvere, ma il Gino Schiannini
sapeva che nella latteria di via Ugo Foscolo si poteva avere un po’ di latte
fresco, da mischiare a quello in polvere. Così la sera, quando il negozio
chiudeva, mi mandava lì, in quella latteria, giù la saracinesca io passavo dal
retro e se era avanzato del latte me lo davano. Sentivo, dall’alto, arrivare il
suono di un pianoforte, musica già di un certo livello. Avevo poi notato una
ragazza dalle lunghe trecce, che tutta infagottata nel cappotto, nascondeva un
fiasco: anche lei aspettava che il negozio chiudesse, per prendere il latte.
Venni a sapere più avanti che quel latte in più, oltre la razione consentita,
serviva al padre Battista che, malato di prostata, aveva bisogno di quell’alimento,
su consiglio del medico. Mai avrei immaginato che una ragazza così giovane, lei
aveva 15 anni e io 17, fosse così brava a suonare il piano. Era lei la musicista
che sentivo. Cominciammo a scambiare qualche parola, a fare qualche passo
insieme, ad avviarci verso il centro. Una sera, era buio, ci notò il fratello
della ragazza, Mario, già sposato che abitava in viale Belforte 10/M ed era
venuto a trovare i suoi genitori. Salì in casa e disse ai genitori –Guardate che
voi siete qui tranquilli ma la Ines è in giro con un uomo!- Così la Ines,
rientrando, venne ‘aggredita’ dal padre, che la minacciò: -Basta incontri
segreti!- Il giorno dopo notai subito una freddezza strana, non mi salutava
quasi neanche, e non capivo il perché, allora rubai un cioccolatino Strelio e
glielo misi nella tasca del cappotto, senza farmi notari. Lei salì in casa, rassicurò
i genitori di non aver perso tempo con quell’uomo, ma nel tirare fuori i guanti
dalla tasca cadde il cioccolatino, e quindi altra scenata. Così terminarono i
nostri primi incontri, anche perché la famiglia Ravasi sfollò a Cunardo. Però la
Ines tornava, per accudire il padre e per continuare con le lezioni di piano
dai Piatti. La vidi qualche volta, ricordo che prendeva il tram per Luino,
cercavo di guardarla sul tram ma era un attimo. Passò del tempo, prima di
partire per il militare, nel 1947, la incontrai, mi raccontò che stava
continuando con lo studio del pianoforte, e io le promisi che le avrei regalato
una torta con sopra un piano. Promessa che però non ho mai mantenuto. Partii
per il militare e non la vidi più. Al mio ritorno cambiai lavoro, andai dallo
Zamberletti di via Bernardino Luini. Un giorno incontrai la Ines in quella via,
lei andava a dare lezione alle suore dell’Orfanotrofio, e ogni tanto suonava,
in occasione delle feste. Ci salutammo, ma nulla più. Passò altro tempo, presi
un motorino, il Ducati Cucciolo (foto), cambiai di nuovo pasticceria, sei-sette
mesi ad Orino e poi da Marcolini, in via Albuzzi. Un giorno trovai seduta lì,
in attesa, la Ines. No, non aspettava me, dava lezioni a Luisa, una delle due
figlie del principale. A quel punto partìi deciso. Avevo sentito, nel
frattempo, che la mamma della ragazza, Angela, era venuta a cercarmi da
Zamberletti, ma ormai non lavoravo più lì. Perché? Dissi alla Ines: ‘Ora mi
aspetti, finisco alle 17.30, ti devo parlare.’ Così quella sera camminammo per
ore, io spingendo il Cucciolo, andammo a Masnago, via Campigli, Casbeno, salìi
anch’io in casa, trovai mamma Angela bendisposta nei miei confronti. In effetti
era piuttosto preoccupata, perché due fratelli della moglie del figlio Bruno
erano interessati alla Ines, ma a lei non piacevano. Così vedeva il mio ritorno
come un buon segno, per la figlia. Anche la mamma era felice, ma vi erano
problemi economici e non solo: la Ines era presa fra molti fuochi, i genitori
anziani, i fratelli (soprattutto Bruno, che aveva un figlio Giovanni) che
richiedevano il suo aiuto, la mancanza di soldi e lo studio del pianoforte da
continuare. Fui io a proporre la soluzione: - Ho perso i miei genitori, ne
ritrovo altri due, i tuoi. Andiamo a vivere tutti in via Ugo Foscolo, a noi
basterà una stanza.- A queste parole, la Ines sciolse ogni ulteriore dubbio. E
ci sposammo.’
Una
dimostrazione d’amore, mi sia consentito, davvero commovente.
In foto
vediamo mio papà intorno ai 18 anni, con amici di S.Ambrogio dopo aver
assistito ad una partita di calcio, e con una cugina. E poi vediamo mia mamma
con le lunghe trecce, proprio come la vide la prima volta mio padre, nel 1943.
Non perché è mia madre, ma mi sarei innamorato anch’io di lei.
28-continua
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