Il diario di
mia mamma, a questo punto, si fa sempre più sintetico. Poche notizie degli
inizi degli anni Settanta. Ciò che ricordo bene, sono, come sempre le vacanze.
E’ l’estate del 1970, finisco la terza media, primi amori, primi baci, gioco
della bottiglia ai Giardini Estensi, iscrizione al Ginnasio ‘Cairoli’ ma,
prima, le vacanze. Per la prima volta manca Guido, che ha preferito andare con
gli amici della Comunità Shalom a Brigels. Si parte, la meta è il mare, la
Versilia, dove mio padre andò per qualche giorno quando era giovane. Ma arrivati
dalle parti di Viareggio, il mare è deludente. Così si punta a sud, si scende.
Ricordo un ottimo pranzo a base di pesce a Castiglioncello. La discesa ci portò
a quel punto dalle parti di Piombino, e allora i miei dissero: ‘Perché non
andare all’isola d’Elba?’ Ignoravano che il traghetto andava prenotato tempo prima. All’imbarco ci dissero che
eravamo stati fortunati, era stata annullata una prenotazione e la mattina dopo
c’era posto anche per la nostra 600. Ricordo il mal di mare su quel traghetto e
poi la ricerca del campeggio: trovammo al Camping Lacona. Ottima zona: quello
era mare, finalmente! Da una parte il mare con le rocce, dall’altro la spiaggia
di sabbia. Passavo ore ed ore a pescare sulle rocce, tanto che presi anche un’insolazione,
che mi obbligò in tenda per un paio di giorni, con nausea forte. In tre
settimane di mare, solo qualche goccia di pioggia una notte, mentre Guido a
Brigels trovò quasi esclusivamente acqua dal cielo. Ecco in foto Ines e Mario
alla partenza da Portoferraio, e il nostro mitico canotto bianco. Nel 1971
rinunciai anch’io alle vacanze familiari, preferendo gli amici della Shalom,
con vacanze a Rapallo. I miei andarono a Porto San Giorgio, al mare (foto).
Nel 1972
mamma Ines venne operata all’utero, ma tutto andò per il meglio. Si legge poi
sul diario:
‘Passai alcuni anni di buona salute,
salvo acciacchi momentanei. I ragazzi crescevano e il lavoro e le
preoccupazioni, sulla loro crescita, non mancavano. Ma certamente anche l’aiuto
di Dio in casa mia non mancava, e i miei cari defunti li sentivo sempre molto
vicini. La mia fu spesso una famiglia invidiata (nel senso buono della parola).
Ma qualcosa ancora mi attendeva…’
54-continua
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