domenica 31 dicembre 2017

Chi finisce in compagnia


Chi finisce in compagnia, avrà un anno d'allegria.

                                          proverbio cinese, della regione del robarèll

La borraccia dell'Augusto


Hanno regalato a mio fratello Guido questa borraccia d'antan. Per la verità sarebbe stato un regalo più adatto a me, vista la mia grande passione per la bici. Resta comunque in famiglia. Non è un gran cimelio, ma è una borraccia (penso degli anni Sessanta-Settanta) che proviene dal rivenditore di bici Augusto Zanzi (mio parente), a suo tempo gregario di Fausto Coppi e poi venditore e riparatore di bici in via Veratti. Augusto Zanzi è stato lo Zanzi più famoso, nel mondo del ciclismo...prima che arrivassi io, naturalmente!

Brinzio e Cunardo vi aspettano

                                                                    ph carlozanzi


Amanti dello sci nordico, perché mai sommare chilometri? A Brinzio e a Cunardo si scia che è una meraviglia: oggi, domani, i prossimi giorni di vacanza....se tiene il freddo, si andrà avanti a lungo. Ottime piste, maestri preparati per chi vuole imparare, noleggio materiali, prezzi più che accessibili, divertimento e fatica assicurati. 

Un anno di sport

                                                                                         ph carlozanzi


Con una piacevole sciata a Brinzio, chiudo l'anno sportivo 2017. Non starò qui a tediarvi con cifre, chilometri percorsi eccetera. Già sto abbastanza antipatico così. Dirò solo che ho avuto la fortuna di poter praticare quasi tutti i giorni un'oretta di sport, quindi ringrazio chi mi ha permesso di farlo. Avevo qualche minimo obiettivo che ho raggiunto, a parte i tiri liberi a canestro, che da domani diverranno 62 e non più 61, quindi ancor più impossibili da centrare. Ho potuto applicare la mia filosofia: meglio una goccia al giorno che un bicchiere una volta la settimana. Mi rendo conto che gli anni passano, quindi vado diminuendo l'intensità dei miei allenamenti. A volte mi basta anche una mezz'oretta, anche venti minuti, una doccia calda e via...

Un anno di Dio

                                                   Il grande crocifisso della chiesa di Avigno  (ph carlozanzi)


A Dio piacendo (ma credo che a Dio piaccia) concluderò stasera l'anno religioso con la Messa vespertina e il Te Deum di ringraziamento, come da tradizione. Se penso a me devo riconoscere che il 2017 è stato un buon anno. Ma io non sono solo io, sono senz'altro determinato anche da chi mi sta più vicino, e allora anche in questo caso non posso lamentarmi. Non vi sono stati episodi che hanno rivoltato come un calzino la mia vita. Se però allargo l'orizzonte al di fuori di casa mia, allora trovo quanto meno due famiglie che conosco, travolte dall'immane tragedia della perdita di un giovane figlio, e potrei allungare l'elenco di conoscenti, che certo odieranno questo 2017. Lutti, sofferenze, ferite che in qualche misura mi hanno coinvolto, rendendo il mio sorriso necessariamente contenuto. Sì, in ogni caso, a dispetto di questi lutti, ringrazierò Dio, questa Presenza misteriosa che continuo a considerare non l'artefice del male, del dolore, della morte, ma questo Padre buono, che consola e rende non del tutto inammissibile una Vita eterna. 

sabato 30 dicembre 2017

Natale + niente


Come l'acqua bollente dei suffumigi al bicarbonato o al Vicks Vaporub (i vapùur, gli sfumenti...), nostra amica in questo periodo di raffreddamenti, che sale dopo cambiamento di stato verso il nostro naso e il soffitto, così è svanita ormai la magia del Natale (per i bimbi) e magari lo stress del Natale (per gli adulti). I bimbi forse attenderanno nuovi doni dai Magi o dalla Befana che dir si voglia, pargoli già annoiati dai molti nuovi sofisticati doni ricevuti dal Bambin Gesù; gli adulti stanno allestendo la cerimonia laica di fine anno.  
Termino questi miei post con riferimenti natalizi. Il Natale (come sospettavo) purtroppo non mi ha cambiato in meglio ma (per fortuna) nemmeno in peggio. Però avverto i primi sintomi di un raffreddore veniente. Quindi ben vengano i suffumigi.  

Questione di danée


Domani, domenica 31 dicembre 2017, uscirà l'ultimo numero del quotidiano La Provincia di Varese. Fra i motivi per i quali si vendono pochi giornali, vi è quello -non secondario- che oggi troviamo le notizie, gratis, on line. Un noto giornalista varesino fa notare che è una panzana credere che si possa avere gratis un bene, un servizio...Tutto ha un prezzo, e non si vede perché le notizie, frutto di un lavoro, non debbano costare. Se penso ai libri di carta e a quelli on line non ho dubbi: il libro di carta non può morire perché non è la stessa cosa tenere in mano un libro e leggerlo dal tablet. Se penso al quotidiano che -come diceva un altro noto giornalista varesino- il giorno dopo è buono solo per incartare la verdura, ho meno certezze. Chi lavora deve essere pagato, ovvio, ma se un quotidiano on line trova il modo di pagare i suoi dipendenti tramite la pubblicità (la sola fonte di guadagno), perché no? La questione è complessa, così semplifico, ma la tendenza è chiarissima. Certo, un quotidiano on line in genere non approfondisce, sintetizza, così si abitua il lettore ad accontentarsi del titolo e di qualche riga, di immagini e video...Ma un dato è lapalissiano: facciamo fatica a cacciare fuori i danée, e tutto ciò che è gratis è bene accetto. Notizie comprese.

venerdì 29 dicembre 2017

Luci nella notte

                                                                                              ph carlozanzi

Ieri sera, venerdì 29 dicembre, alle ore 20.30 si è mossa dalla Prima Cappella del Sacro Monte la lunga colonna (oltre 600 presenze) che ha dato vita alla Seconda Fiaccolata di fine anno, organizzata dal Comune di Varese e dalla Parrocchia del Sacro Monte, con la collaborazione degli alpini. Di amici la nostra sacra montagna ne ha parecchi, compreso il borgomastro Galimberti. Gli alpini hanno tracciato il percorso, si sono messi al principio e alla fine del gruppo illuminato da torce e candele, popolo soprattutto composto da varesino fra i venti e i sessant'anni, gente che cammina, che predilige la natura alle suggestioni televisive. Selfie a raffica, tanti oooohhhh!!!!!! di stupore per quel gelido buio scaldato dal fuoco, questa volta amico.  Qualcuno forse ha anche pregato, lungo la rizzàda, ma non era obbligatorio. 

Aperta


Da stamani, sabato 30 dicembre, la pista di sci da fondo di Brinzio è ufficialmente aperta. 40 cm di neve farinosa hanno permesso di tracciare un anello di circa 4 km. La pista di Cunardo è già aperta da qualche giorno. Divertìtevi!

Ma come faccio?


Stamani ho ricevuto in dono dal mio amico Pippo un superregalo natalizio, questa giacca a vento originale, utilizzata da atleti e allenatori del circo bianco nella stagione agonistica 2003/2004. Pippo è stato infatti per anni tecnico nazionale dello sci nordico. Regalo assai gradito, naturalmente, ma io mi domando: come posso indossare questo indumento, io, ultimo fra i fondisti, anzi, neppure mi posso chiamare fondista (parafrasando la famosa dichiarazione di San Paolo)! E se non la uso mentre pratico sci nordico, come posso portare sulla schiena la scritta Italia, io, che sono stato convocato solo due volte nella Lombardia  e mai nella nazionale italiana, come ginnasta? Non sarebbe un eccesso di vanagloria?
Vedrò di fare in ogni caso buon uso del regalo, al di là di queste riflessioni. Grazie, Pippo!  

Più poveri



Alla fine di questo 2017 chiuderà la sua avventura il quotidiano La Provincia di Varese. Salvo rinascite. Una voce giornalistica in meno è sempre una perdita. Siamo più poveri. Non farò lunghi discorsi sulla crisi della carta stampata, sulla difficoltà per Varese di ospitare due quotidiani su carta eccetera eccetera. Mi limito a ricordare che per oltre un anno -dalla fine del 2010 alla fine del 2011- anch'io ho collaborato a La Provincia, grazie al buon cuore dell'allora caporedattore Vittorio Colombo. Ero stato 'licenziato' da La Prealpina e cercavo ospitalità in un altro giornale, per la mia rubrica Pensieri & parole. Colombo accolse le mie richieste e una volta la settimana, la domenica, usciva il breve corsivo. Ecco in foto il primo. La mia avventura durò poco, Colombo cambiò sede, mi dissero che venivano eliminate le rubriche, che avrei forse trovato spazio nell'edizione online, il mio blog prese il posto del quotidiano, regalandomi inattese soddisfazioni.
Benché la mia vicinanza non serva a nessuno, sono vicino ai giornalisti che hanno perso il posto di lavoro. Non so cosa vuol dire, ma posso certamente immaginarlo.  

Natale +4


Nel periodo natalizio mi piace visitare qualche presepe, e una tappa tradizionale è quella per il presepe di Avigno, soprattutto perché ci lavora nella preparazione (con altri) il mio amico Paolo, preciso, appassionato. Titolo: 'Dalle montagne al lago, con il cuore aperto al mondo'. Si legge nel foglietto illustrativo: 'Anche quest'anno il nostro presepe rappresenta la Comunità Pastorale Maria Madre Immacolata immersa nella natura che la circonda. Le nostre chiese sorgono sulle strade che si snodano dalle pendici del Sacro Monte e del Campo dei Fiori fino a giungere in riva al lago....'
Come posso non amare questo presepe, che parla di Sacro Monte e Campo dei Fiori? Ci manca giusto solo Brinzio!

giovedì 28 dicembre 2017

San Brinzio ha fatto la grazia

                                                                                                ph cibi


San Brinzio ha fatto la grazia. 30 cm di neve alla Mottarossa (foto), 40 a Brinzio. E chi sta in casa, peggio per lui.

Ferita

                                                                                      ph da google immagini

Si arriva ad un’età, la mia, e ci si rende conto che il corpo è ferito, l’anima è ferita, cicatrici, errori, silenzi….si cresce puntando alla perfezione…si sbaglia ma si rimedia…la perfezione forse esiste….poi si capisce che bisogna convivere con la nostra povertà…ce la porteremo appresso sino alla fine…la vita non è un cammino verso la perfezione, un’ascesa…in realtà è la sopportazione di un peccato d’origine e ci si barcamena, si ondeggia, su e giù, nella gioia quando ci si accorge che c’è speranza…piccoli traguardi quotidiani, gratificazioni da poco che diventano tanto, ideali striminziati, ristretti dalla lavatrice dell’esistere che ha usato un programma sbagliato, troppo calore, troppo calcare, detersivi inadatti…ma siamo quel che siamo e dobbiamo farci andare bene così..e a volte persino ci piaciamo…

Natale +3




La storia di Luca, giovane di 26 anni morto in moto lo scorso gennaio, non per colpa sua, è ben nota ai varesini e ha inciso nel profondo, come ogni morte giovane. Conosco il padre Marco, più o meno la mia età e alcune passioni comuni, soprattutto lo sport, la montagna. Conosco la madre Loredana, faceva ginnastica artistica con me alla Varesina. E conosco di vista i due fratelli di Luca, Pietro e Matteo. Una famiglia per alcuni aspetti come la mia: tre figli, il padre prof di ginnastica..e anche la madre…gente sportiva. Non sapevo invece che Marco sapesse scrivere, o forse non lo sapeva nemmeno lui e la scrittura gli è nata dentro come bisogno, dopo quel tragico volo. Ho fra le mani un libro scritto da lui, Marco Antonetti, che mi hanno regalato per Natale: ‘Luchino mio...’ Marco, a caldo, ha trovato nella scrittura uno sfogo, una liberazione, una necessità. Parole ben scritte ma soprattutto nate di getto, vere, anche dure, sincere, senza sfumature, che non tralasciano nulla di ciò che un padre può provare in quei momenti che nessun padre vorrebbe (e dovrebbe) vivere nella sua vita di genitore. Un figlio non deve MAI morire prima di un genitore, ma succede. Uno dei tanti misteri di questa vita stupenda e drammatica. Marco, “bastardo nella fede” (cioè credente in Dio ma a modo suo, e in questo mi ci ritrovo assai) trova nella fede nuova una via di salvezza. In fondo non ci sono che due vie, di fronte al peggio del peggio: aggrapparsi a qualcosa o a Qualcuno, o lasciarsi morire, finire di vivere. Marco si aggrappa a Dio e lì ritrova il suo Luca ancora in vita, trova il modo di raccontare a tutti chi era Luca, un giovane pieno di vita e credente, trova la speranza per andare avanti. Non è la prima volta che noto reazioni differenti (di fronte allo stesso dramma) fra padre e madre. Le madri più facilmente si chiudono in un dolore infinito, non hanno parole se non lacrime, ritengono che mostrare anche un minimo di serenità sia fare un torto al figlio morto, mentre i padri reagiscono nel fare, nel fare memoria del figlio, scrivono libri, organizzano eventi. Marco ha scelto questa seconda via. Un diario che sanguina lacrime e dolore in ogni riga, che descrive persino nelle sensazioni fisiche ciò che realmente prova un padre di fronte al figlio disteso in obitorio, “con il volto sanguinante e il cranio fracassato”.

Sono a metà del libro ma ho voluto parlarne da subito. Non è un libro che ha bisogno di attendere il finale, non è un romanzo. Purtroppo non è finzione. Purtroppo perché Luca è morto, ma Marco ci fa capire che si può continuare a vivere e a credere in un Padre, nonostante il più atroce dei lutti.   

mercoledì 27 dicembre 2017

Natale +2

                                                                                                 ph carlozanzi


Il periodo natalizio lo vorremmo con la neve o, al più, con il sole: con la pioggia proprio no. E invece quest'anno ci è capitata la pioggia. Pensando al binomio neve-pioggia e al fatto che il Natale fa tornare bambini, facilita i ricordi, allora stamani ho pensato agli anni Sessanta. Sì, nevicava con più abbondanza di oggi, ma pioveva anche, e allora eccomi a spiare alla finestra, nella speranza che la neve non si trasformasse in pioggia, sciogliendo il sogno. Ricordo bene la delusione di una neve mista a pioggia e poi solo pioggia e come conseguenza un pantano inutile, inadatto ai pupazzi di neve, alle palle di neve, alle misere sciate fantozziane, con pesanti sci di legno antebellici, lungo le rampe di Villa Molina.  

martedì 26 dicembre 2017

OJM Varese-Segafredo Bologna: 85-90

                                                                                                ph carlozanzi


Il nuovo cubo sopraelevato stile Usa (sponsorizzato da Tigros) non serve a un tubo in quanto a risultato finale, e mostra a grandi schermi l'esito impietoso (per Varese) di una partita tirata, spettacolare, purtroppo finita male per noi contro una Bologna assetata di punti (come noi, del resto). E in pratica è stata Varese contro Alex Gentile (foto), oltre 30 punti, una stella che ha guidato i bolognesi verso la vittoria. Non abbiamo Waller, e già questo non è un bene, soffriamo subito, 2-9 con tristi presagi, poi ci si riprende e finisce 14-17. Grande tifo, bene Avramovic (foto), molti cambi per Caja, che fa ruotare gli uomini, dà molto spazio a Tambone (foto) come play, Cain fa buone cose, sorpasso Varese sul 27-25 (parziale di 7 a 0 per noi) e siamo a metà partita 38-36. Ferrero, in ottima giornata, è gravato di falli, già 4, spesso si gioca con due lunghi, Okoye scalda la mano, Wells non fa faville e i bolognesi hanno non poca fortuna, con canestri a raffica allo scadere. Comunque siamo avanti noi: 55-51. Via, ultimo quarto, continui sorpassi e controsorpassi, magistrale schiacciata di Okoye che vola come un angelo e schiaccia da altezza siderale su azione concitata, tripla di Ferrero, controtripla di Aradori ma il vero protagonista resta Alex il terribile. Ferrero esce mesto per 5 falli e si mette male. Sul 69-72 per Bologna a -33" incredibilmente Wells non tenta il tiro da 3 e perde palla, 71-74, sbaglia la tripla Natali ma Wells prende palla e fa con freddezza e precisione ciò che non ha fatto prima, la tripla del pareggio: 74-74. Negli ultimi secondi Alex Gentile sbaglia il tiro della vittoria bolognese. Solo un rimando di 5 minuti. Via col tempo supplementare. Fuori Ferrero e Okoye per 5 falli, Caja gioca con due lunghi 76-76 a -3', tripla fantastica di Tambone e siamo 79-76, controtripla di Aradori (79-79), poi 81-79 per noi, poi passi clamorosi di Tambone in un momento caldissimo, Gentile ci punisce (81-81) e poi ci punisce ancora e poi ancora, con la tripla dell'81-86 che ci affossa. Pasticci finali, potremmo anche riprendere i bolognesi ma (ad esempio) Tambone anziché tirare da tre si butta dentro poco coordinato, subisce fallo, bene i liberi ma Bologna segna ancora e così finisce 85-90. Peccato. Varese ce la mette tutta, bene in difesa, aggressiva e mai doma. Ma ciò non basta.
Forza Varese!  

Qui si corre sempre


Qui si corre sempre: Natale, Santo Stefano..Stamani corsa di 9 km di particolare soddisfazione, perché ho corso con due trentenni, Stefano (marito di mia figlia Maddalena) e mio nipote Alessandro. Mi fa piacere poter tenere ancora il ritmo dei giovani: dò qualche buon consiglio (frutto di una lunga esperienza) e via, verso il traguardo. Correndo con Alessandro (a sinistra nella foto) non potevo non pensare alle corse che ho fatto con suo padre Cesare, negli anni Ottanta, sul bagnasciuga di Porto Recanati. Di padre in figlio.

lunedì 25 dicembre 2017

Natale +1

                                                                                                               La chiesa di Santo Stefano a Bizzozero


Ecco il mio Santo Stefano...e il ritratto di uno che lo vide morire.


L’uomo della pietra
di carlozanzi

Con gesto sacrilego, un uomo si giudicò senza peccato e raccolse una pietra da terra. Ne valutò il peso, la grandezza, la ributtò nella polvere e ne cercò un’altra, più adatta, meno leggera, più spigolosa. Era nervoso, non aveva dormito bene, voleva far pagare a qualcuno la sua delusione: quel giovane poteva andar bene. Si era unito al gruppo, spinto alla temerarietà dalla piccola massa che, a cerchio, osservava Stefano, accusandolo di possedere una fede nuova.
Il giovane, bello, dai lunghi capelli, si era alzato dal letto felice di essere idealista. Ma già alle prime minacce aveva pensato: ‘Perché mai dovrei rischiare la vita?’ La sua fedeltà al figlio divino di Maria e di Giuseppe era meno salda del legaccio dei suoi sandali. In principio aveva resistito alle prime domande (‘Davvero ci credi? Credi a quell’uomo di stracci? Finito inchiodato alla croce?), con tanti sì sì ci credo, è Lui il Messia, ma alle prime minacce di morte un’ansia di vita, che si chiama paura, gli aveva annebbiato la convinzione.
E la folla cresceva, il terrore lo invadeva e davvero era sul punto di gridare: “Fermatevi, avete ragione, ho troppa paura, non sono capace di morire per Lui” ma inciampò, nell’attimo esatto di quel gesto sacrilego, la pretese di un uomo che scaglia una pietra, giudicandosi senza peccato, abilitato a condannare.
Quella prima pietra, lanciata nell’aria da una mano pavida e molle, non avrebbe colpito il ragazzo, perché quell’imbecille nemmeno possedeva una buona mira. Lo avrebbe sfiorato e chissà, completando la sua traiettoria, sarebbe finita sui piedi di un altro piccolo uomo, pronto con una pietra in mano. Ma Stefano, col cuore al galoppo, inciampò e allungò le braccia verso la polvere, per attutire la caduta sui sassi dell’Asia Minore. Inclinato in avanti, fu lui a cercare la pietra, ad andargli incontro. Il sasso trovò nel suo volo la tempia destra di Stefano. Perché non la spalla? Il fianco? Un ginocchio? Perché proprio la tempia, così delicata, così mortale? Stefano non sarebbe morto all’istante, solo ferito, si sarebbe rialzato, avrebbe chiesto scusa a quei mentecatti, avrebbe tradito il suo Dio ma conservato la vita, così preziosa, così degna d’essere amata. Perché proprio su quel lato debole dell’uomo?
Certe domande bisognerebbe rivolgerle a Dio, pur sapendo che non risponderà. Ma Stefano ebbe solo il tempo di morire da martire.
Vedendolo disteso e muto, immobile e convinto, i non cristiani che lo accerchiavano si sentirono in diritto (qualcuno persino in dovere) di lanciare altre pietre. Ma Stefano, bello e infelice, era già morto.
Questi i fatti del protomartirio.
Dirò solo, come epilogo, che quella prima pietra mortale fu lanciata da un uomo così miserabile da aver accumulato, nei suoi cinquant’anni, non saggezza ma rabbia, non comprensione ma invidia. Ma c’è un riscatto per tutti e Dio certo avrà visto la scena (forse l’avrà favorita), avrà notato che l’uomo della pietra si scollò subito dalla massa, non restò a contemplare in un delirio fanatico le conseguenze di quel lancio; tornò a casa di corsa, abbracciò la moglie, pianse e disse più volte: “Mi devi perdonare, mi devi perdonare, almeno tu che mi ami.”



                                                                         












Le nozze di Daniela e Sauro


Felice anniversario di nozze ai miei amici Daniela e Sauro.

Auguri, Stefano


Felice onomastico al mio amico Stefano. 

Auguri, Leo


Felice compleanno al mio amico Leonardo detto Leo.

Doppi auguri, caro Stefano


Poiché il mio amico Stefano oggi è in doppia festa (compleanno + onomastico), ecco la doppia compagnia di due belle ragazze. Bravo, Stefano: avanti così!

Popolino


Volete forse che mi distingua dal popolino di fb, che in questo momento posta immagini di gruppi certamente sazi, intorno  a mense che evidenziano la nostra abbondanza natalizia? O seduti su divani che mostrano la nostra sonnolenza? Certo che no. Appartenere al popolino rassicura. Ecco allora anche la mia foto di gruppo, come si conviene.

domenica 24 dicembre 2017

Auguri, Carlo


Felice compleanno al mio amico Carlo, grande sportivo. 

Auguri, Paolo


Chi nasce il giorno di Natale non può non essere cristiano. E infatti il mio amico Paolo (terzo da sinistra) lo è.
Auguri.

Natale



A Natale
ogni amore vale
purché regga
ben oltre il Natale

sabato 23 dicembre 2017

Natale -1


E' la vigilia di Natale...e devo ancora confessarmi...

Ego te absolvo
di carlozanzi

Entrò in chiesa e si diresse subito alla sua destra, nel primo confessionale. Si sedette. Contò coloro che erano in attesa dell’assoluzione: sette. Si alzò, andò al confessionale vicino all’altare, erano solo cinque, si fermò. Arrivò subito dopo una vecchia bigotta (gli venne di chiamarla così), che si sedette davanti a lui, lo guardò come per dire: ‘Comunque sono arrivata prima io.’ Provò una rabbia immotivata e feroce, si alzò per controllare meglio la situazione, attese con impazienza che i cinque aventi diritto espletassero le pratiche della confessione cattolica, lasciò che la vecchia gli fregasse il posto ma si tolse la soddisfazione di dirle, fra i denti, quando uscì: “Sa che lei è una gran cafona?” Raccolse il suo: “Maleducato…sì, fa proprio bene a confessarsi, confessi anche questa...” e finalmente si inginocchiò davanti alla grata. Sentì odore di visi altrui, di fiati altrui, di punte di naso contro il ferro bucherellato, di peccati, secoli di peccati, tanti quant’era l’anno di edificazione della basilica della sua città.
Si aprì lo sportellino. ‘In nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti’ disse il prete. Lui fece il segno della croce e partì, a voce controllata: “Confesso che non comprendo il senso del cartello che avete appeso fuori dal confessionale.” E continuò: “Che senso ha scrivere NON SI CONFESSA DURANTE L’OMELIA. Avrei capito NON SI CONFESSA DURATE LA CONSACRAZIONE. In questa chiesa contano di più le riflessioni del celebrante rispetto al mistero del pane che si fa corpo di Cristo?”
Con una velocità di risposta che lo sorprese, il prete disse: “Ho l’impressione che sia partito con il piede sbagliato.” E aggiunse: “Comunque io non c’entro con quel cartello, e convengo che ha ragione. Ma parliamo di lei.”
Spiazzato prese fiato, pensò e decise di continuare per la sua strada: “E allora le confesso che non comprendo il senso della confessione. Sa qual è la frase più bella della Santa Messa? ‘Signore, non sono degno di partecipare alla Tua Mensa, ma dì soltanto una parola e io sarò salvato.’ Che senso ha che io racconti a lei le mie colpe? Dio sa, conta l’intenzione, il pentimento, la consapevolezza, il bisogno di ricominciare...tanto, cosa crede, che la gente le viene a raccontare tutti i peccati? Raccontano ciò che ritengono giusto raccontare. Certi peccati sono impronunciabili anche per chi li commette. Vuole che vengano a dirli a un prete? Confidano nell’amore di Dio. Perché questa falsità? Dio, se davvero esiste, conosce, quindi lasciamo fare a lui.”
Era infervorato: “Ora mi dirà che quella parola che dovrebbe pronunciare Dio, la frase che le ho citato prima, ma dì soltanto una parola, ricorda? Ecco, mi dirà che quella parola dovete pronunciarla voi al posto di Dio, perché voi ora, lì dentro, al buio, siete Dio. Spetta a voi ascoltare la nostra pochezza e dare l’assoluzione, voi, tramite sacro fra la terra e il cielo. Oppure farà appello al mistero, che tutto avvolge, o ci si crede o non ci si crede….Oppure, se vorrà far leva sulla mia vanagloria, dirà che non sono per niente umile, che mi permetto di giudicare millenni di cammino ecclesiale, che non so obbedire all’autorità……che in realtà non sono affatto nel clima spirituale necessario ad una confessione….mi dirà di tornare domani, di pregarci su, oppure mi proporrà di diventare il mio direttore spirituale, così saprà spiegarmi la faccenda punto per punto…..oppure lei in questo momento sta già pregando per la mia anima, evidentemente turbata….oppure farà cigolare lo sportellino, chiuderà la comunicazione abbandonandomi alle mie domande, dopo aver concluso che sono un caso disperato….in realtà io ho bisogno di perdono, tremo alla mia debolezza, desidero parlare perché il mio limite mi scoppia dentro, perché vorrei che qualcuno raccogliesse il mio pianto…forse per questo non mi basta Dio, ipotesi lontana, forse ho bisogno di sentire l’odore di questa grata e il profumo di una presenza di carne….di un uomo come lei, che però non parla, tace, ascolta nell’ombra, come un ladro…..curioso di sapere come andrà a finire…..ma lei lo sa bene come andrà a finire….che sono come un fiore che al mattino fiorisce e alla sera è già secco..lei mi deve dire che questa sera non arriverà mai…Perché dentro ho un gomitolo di insoddisfazione che non si srotola, cresce e mi soffoca…manca l’aria, mi capisce? Manca la prospettiva, il senso di questo viaggio malinconico….voi la chiamate valle di lacrime….mio Dio, dica qualcosa….vuol sentirmi piangere? Lei non mi vede ma sto già vomitando lacrime…..”
Silenzio. Respiri d’affanno di qua e di là della grata. 

“Ego te absolvo a peccatis tuis, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti, Amen” disse il prete. “Un Pateravegloria, ma so bene che la penitenza è accettare di camminare ancora, dove altri hanno deciso per noi. E non pianga. Io sono messo peggio di lei.”  

Strenna in extremis




Siete in affanno? Il Natale è prossimo ma il regalo è lontano? Ecco un suggerimento, il prezioso volume 'Il miraggio dell'italiano nuovo', cioè la storia della scuola italiana nel Ventennio fascista, recuperata attraverso i documenti ufficiali e soprattutto grazie a moltissime immagini. Testo scritto dal prolifico Ernesto Restelli, documentazione raccolta in anni di certosina passione da Aldo Tronconi. Un volume pensato per festeggiare i novant'anni de La Tipografica Varese, la rinomata fabbrica dei Redaelli, stampatori-editori (edizioni Lativa) da ormai quattro generazioni. Probabilmente Giuseppe e Gianandrea Redaelli hanno pensato di fare un regalo ai varesini, perché il volume (170 pagine) è in vendita nelle librerie varesine a euro 16,50, quando ne merita almeno 50. Un affare. 

Andiamo dunque a vedere

                                                                                         ph carlozanzi

'Andiamo dunque a vedere', ecco il titolo del presepe vivente che ieri sera, venerdì 22 dicembre, ha animato il centro città, opera dei gruppi scout che fanno riferimento a Comunione e Liberazione. Protagonisti dunque i pastori, i primi a rispondere all'annuncio dell'angelo e a recarsi a vedere, mossi dalla curiosità, quel bimbo particolare. Un omaggio ai poveri, agli umili, a chi passa la notte all'addiaccio, a chi cura i destini degli animali più che quelli degli uomini. Ai non potenti della terra. E, anziché le pecore, un simpatico lama. 

Generosità alpina

                                                                                               ph carlozanzi


Sono un alpino sui generis. Sebbene abbia svolto regolare servizio militare in una ex caserma punitiva (la  Sigfrido Wackernell di Malles Venosta) con tanto di campi, mulo, freddo...vado a tisana e non a grappa, e anziché accorrere nelle emergenze, fare buone azioni e armarsi di concretezza (caratteristiche peculiari di un alpino), io per lo più scrivo e scatto foto. Un alpino che se la prende comoda, dirà qualcuno...e non a torto. Comunque ieri sera ero presente nella chiesa della Motta, per il tradizionale Concerto di Natale della sezione ANA di Varese, vivacizzata dal dinamico Antonio Verdelli. Un ottimo concerto del Coro Campo dei Fiori (diretto da Aurelio Baioni) e, a metà, la consegna di un sostegno economico a ben 11 associazioni del nostro territorio, che operano a fin di bene. Fra questa (foto) anche il Consultorio La Casa di Varese onlus. Infine, suol sagrato, cioccolata e vin brulè.
W gli alpini!

Auguri Vidoletti


La Vidoletti è una scuola seria. Ecco la dimostrazione!

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