ph carlozanzi
Quando negli anni Novanta seguivo il Consiglio comunale a Palazzo Estense, come giornalista del settimanale Luce, borgomastro Raimondo Fassa, l'architetto Ovidio Cazzola sedeva sui banchi dell'opposizione, e così Pietro Macchione, anche se la politica del 'comunista' era di appoggio alla Lega Nord (tanto che divenne assessore all'Urbanistica) mentre Cazzola restò consigliere d'opposizione. Ebbene, fra gli interventi più accorati e preparati in aula devo proprio sottolineare quelli di Ovidio, che davvero mi dimostrò allora (e continuò a dimostrarmi anche dopo) la sua competenza e il suo amore per la nostra città. I due protagonisti di quegli anni Novanta sono tornati questa sera a Palazzo, per presentare il volume dell'architetto Cazzola, 'Varese, la costruzione della Città', edito proprio da quel Pietro Macchione che, dismessi i panni del politico, da anni è editore a tempo pieno. A presentare il libro, oltre all'autore, il sindaco Davide Galimberti e il giornalista di VareseReport, Andrea Giacometti. Il volume, ottimo strumento di conoscenza per tutti i varesini (non è un saggio di difficile masticazione), pensato anche per dare utili stimoli agli attuali reggenti di Palazzo Estense, illustra l'evoluzione urbanistica della città dai tempi di Garibaldi, metà Ottocento, sino ai nostri giorni: l'evento davvero decisivo della ferrovia, che da Gallarate arrivò finalmente sino a Varese, aprendo le porte ai milanesi e ai turisti in genere, e poi la Prima Guerra Mondiale, la scelta fascista (sventramento di piazza Porcari, la monumentale piazza Monte Grappa.....), la Seconda Guerra e poi lo scellerato dopoguerra, quando immaginarono una Varese di 700.000 abitanti, e allora via col cemento. Un'esagerazione che negli anni Sessanta (Cazzola era già in Consiglio comunale) l'autore del libro cercò di limare, di ridimensionare, ma senza grossi risultati. Ovidio Cazzola ha ammesso di nutrire speranze verso l'attuale amministrazione di centro-sinistra, soprattutto su due fronti: dialogo con i comuni viciniori e valorizzazione del centro, che deve diventare luogo di incontro, di dialogo, di scambio culturale.
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