mercoledì 30 novembre 2022

In morte di Davide Rebellin


Non posso non scrivere nulla su Davide Rebellin, il campione di ciclismo che oggi è morto travolto da un camion a 51 anni, in bici, dopo aver concluso la carriera pochi mesi fa, 30 anni da professionista, il ciclista più longevo della storia. Il dispiacere è grande, la rabbia è grande, ma il mio è soprattutto un richiamo, e anzitutto un richiamo a me, ad essere più attenti quando siamo alla guida di un’auto, di un camion. Io per primo capisco che non ci metto sempre tutta l’attenzione necessaria, so che più volte ho evitato per un soffio un incidente, e una volta l’ho causato e se non ci sono state gravi conseguenze è perché mi è andata bene. Tutti, giovani e meno giovani, quando ci mettiamo al volante dobbiamo immaginare come ci comporteremmo se fossimo in gara, obbligati ad un’attenzione continua, riflessi pronti, occhio attento. E invece no….ammettiamolo..io l’ho ammesso...ammettiamolo che siamo distratti, cellulare o non cellulare,  guardiamo di qua e di là, il passante, la bella ragazza o l’uomo avvenente, la vetrina di un negozio, pensiamo ai fatti nostri...siamo stanchi, è vero, fine della giornata o assonnati al mattino...ma non fa nulla, non abbiamo scusanti, non abbiamo alibi...Quando siamo al volante siamo tutti potenziali assassini. E’ vero, nessuno è perfetto e qualche volta è anche colpa di chi è in bici ma il più delle volte non è così.

Non posso non pensare alla mia collega grande ciclista Fiorella Noseda, la campionessa di Velate, morta in bici sotto un Tir. Non posso non sentirmi un po’ in colpa, per ogni mia distrazione.

 

martedì 29 novembre 2022

100 per Dante Isella


 Da non perdere.

Open day alla Vidoletti


 

Sabato 3 dicembre 2022, a partire dalle ore 8.30 e per tutta la mattina, è in programma l’Open Day all’Istituto Comprensivo Varese 3 – Vidoletti di via Manin 3, a Masnago.

Avendo alle spalle ben 34 anni di insegnamento alla scuola media Vidoletti penso di conoscere l’ambiente e di poter affermare con cognizione di causa che la Vidoletti  è una scuola di qualità. In ogni caso l’Open Day chiarirà ogni dubbio.

Robur et Fides: i miei ricordi


 

Sfogliando il libro scritto da Giulio Corgatelli, ‘Varese – Robur et Fides’ sono stato abbracciato immediatamente dai miei ricordi legati alla Robur. Non molti ma ci sono. E il primo riguarda la ginnastica artistica, il mio sport d’elezione, che ho praticato dal 1965 al 1978 presso la Varesina, la stessa società che ha visto atleta mio padre Mario, il quale mi raccontava di questa altra società di Varese, la Robur et Fides, e mi tirava in ballo un tal Milanesi, e poi Schito e l’allenatore Barlotti. Nel ‘65, quando iniziai la mia attività di ginnasta, i ginnasti Robur non c’erano più e dominava soprattutto il basket. E me lo ritrovai al Palazzetto Lino Oldrini. Seguivo la grande Ignis, ed ecco nel campionato 1972/73 un’altra formazione varesina in serie A, la Gamma Robur et Fides. Le due partite che vidi al Palazzetto non furono entusiasmanti, l’Ignis era troppo forte e i vari Rodà, Gergati, Crugnola, Guidali eccetera pur animati da grinta e tenacia finirono al tappeto. Un campionato davvero sfigato per la Robur, che perse molte partite per 1, 2, 3 punti e finì per retrocedere. Allora non lo sapevo, poi ho scoperto che Aldo Ossola, uno dei miei beniamini, era cresciuto in Robur, passando poi per Milano e infine per la grande Ignis. Sentii parlare di un certo Malnati, compagno di scuola di mio fratello Marco, classe 1959, che vinceva tutto nel nuoto ed era un roburino.

Poi ebbi occasione di ammirare il grande impianto di via Marzorati, ricordo il torneo scolastico Monticelli di basket che si giocava anche lì, ed io partecipavo con i miei ragazzi della Vidoletti. Miei alunni i due fratelli Rovera, colonne portanti di questa società. In piscina ho nuotato solo un paio di volte, ma ci tornerò. Come socio Panathlon ho avuto il piacere di conoscere Dante Trombetta, figura importantissima nella storia Robur, e ‘Cicci’ Ossola, fratello di Aldo, che nella ReF iniziò con il basket, per passare poi nel calcio di serie A nel Varese e nella Roma, e in B nel Mantova. Dante, uomo esuberante, quando appariva alle riunioni conviviali del Panathlon esordiva sempre con un tonante ‘Evviva!’ Dimenticavo: è stato per anni mio collega docente di educazione fisica alla Vidoletti Armando Crugnola, grande play della Robur, e in seguito responsabile del Centro sportivo di via Marzorati. E’ stata mia collega anche Silvia Trombetta, figlia di Dante.

Infine l’autore del libro, il dottor Giulio Corgatelli. Lui non lo conosco bene, ma ho avuto il piacere di essere il prof dei suoi figli, ottimi sportivi.  E come non ricordare una partita di basket che giocai sul campo di pallacanestro dell’oratorio di San Vittore, agli inizi degli anni Ottanta.

Amo Varese, amo lo sport, non posso non amare la storia della Robur et Fides...e ora ce l’ho bella scritta, perché la memoria è quello che è, carta canta, verba volant ma lo scritto rimane.  


Varese Robur et Fides





Nel sottotitolo si legge: ‘Una storia da non dimenticare’...e in effetti molto bene ha fatto Giulio Corgatelli (confortato dall’editore Pietro Macchione) a mettere per iscritto la storia della Robur et Fides, benemerita società sportiva di Varese, in festa per i 120 anni di vita. Il dottor Corgatelli (foto), medico di famiglia e sportivo alla Robur in anni giovanili, ha atteso l’età della pensione e ha subito messo a frutto il tempo, sommando con abbondanza di particolari, leggendo i numeri d’antan de La Prealpina e del Luce, rovistando negli archivi Robur, intervistando eccetera quasi trecento pagine con molte immagini, e regalando a chi ama Varese e lo sport un volume prezioso. Come si legge in quarta di copertina, nel 1902 ‘I giovani dell’Oratorio Veratti decisero di mandare ad effetto l’idea già da tempo vagheggiata di istituire in Varese una Società di Ginnastica Cattolica denominata poi Robur et Fides. I primi soci, sotto la guida del prof. Giuseppe Cajelli insegnante al Collegio Ballerini di Seregno, furono ventidue….’

Ginnastica artistica, e poi basket, volley, nuoto, l’oratorio in via Veratti, poi in via San Francesco, e poi l’avveniristico impianto di via Marzorati...campioni nati e cresciuti in Robur e poi passati ad altre società, la forza muscolare  e la fede in Dio, il piacere del movimento e il beneficio della preghiera ma soprattutto tanti nomi e fatti si potranno leggere nel volume, presentato la scorsa domenica con grande concorso di pubblico. Il medico di famiglia si è scoperto scrittore e ha subito dato prova di precisione, competenza, ricchezza e completezza di informazioni.

Il libro (euro 25) si trova nelle librerie varesine o può essere ordinato on line dal sito della Macchione editore.

 

domenica 27 novembre 2022

La corsa di Anna


 


Ieri per me riposante corsa lungo il fiume Mincio, a Goito, seguendo il percorso di Anna, protagonista del romanzo ‘La strada per le stelle’. E’ sempre un piacere questa via lungo il fiume mantovano, nel sole e nei colori autunnali.


sabato 26 novembre 2022

Luci su Carrisi



 


La stagione autunnale 2022 del Festival del racconto – Premio Chiara era iniziata col botto il 21 settembre, sala stracolma alle Ville Ponti per il libro ‘California’ di Francesco Costa, ed è finita con altrettanto botto stasera, 26 novembre, con il romanzo di Donato Carrisi ‘La casa delle luci’ (Longanesi), pienone in Sala Montanari. Lo scrittore, sceneggiatore, regista classe 1973, autore di romanzi, opere teatrali, sceneggiature, serie televisive eccetera ha fatto tutto lui: è salito sul palco microfonato, senza bisogno di alcuna presentazione (noto è noto) e si è destreggiato dimostrando anche doti di attore. Riconoscendo che di un romanzo giallo si può dir poco per non rovinare la suspance, si è cimentato nell’impresa di avvicinare l’ascoltatore-lettore ai segreti che permettono ad un narratore di immaginare e quindi di scrivere una storia. Ammetto che in questo sono un po’ romantico e immagino sempre lo scrittore come un tipo impacciato nell’eloquio, piuttosto timido, che supera tali difficoltà proprio attraverso il dono della scrittura, quindi quando mi trovo personaggi come Carrisi sono un po’ titubante. Del resto nulla ho letto di lui né ho visto le sue opere cine-televisive, quindi ha ragione lui, il pubblico lo conforta e conferma le sue qualità. Sono felice fra l’altro per gli organizzatori del Festival del racconto, in primis Bambi Lazzati e Romano Oldrini, che terminano la stagione con buoni auspici per l’anno a venire, un arrivederci letterario che ci regalerà altre sorprese.


venerdì 25 novembre 2022

Niente foto per Barbara

                                                                                   ph andrea giacometti

Ieri è stata per me una giornata impegnativa. Prima la commozione per i funerali di Roberto Maroni e poi avevo in animo di scattare una foto a Barbara Gallavotti, vincitrice del Premio Furia 2022. Volevo inserirla nella mia cartella pc ‘personaggi’, dove metto in elenco foto di vip locali e nazionali, pronte all’occorrenza. Ma ieri dovevo fare anche il nonno, quindi ho cercato un primo ‘approccio’ con Barbara a Villa Baragiola, dove era chiamata alla piantumazione di un albero in suo onore. Dovendo recuperare i nipotini a scuola sono arrivato in ritardo e Barbara era già in auto, in partenza verso altre destinazioni. Alle 18 la Gallavotti non era presente in Salone Estense per una conferenza, mentre alla 21, per la consegna del Premio, ero fuori a cena e mi è stato impossibile raggiungerla. Resto quindi senza foto di Barbara e ringrazio l’amico Andrea Giacometti, che mi ha permesso di pubblicare la foto che vedete, scattata ieri a Villa Baragiola di Masnago. Cominciamo col dire che Barbara è un nome che amo, tant’è che il mio primo romanzo si intitola La Comune di Barbara. Nel caso della Gallavotti, poi, devo dire che mi sta simpatica, l’ho conosciuta sugli schermi di La7, ospite fissa di Giova Floris, divulgatrice scientifica preparata, pupilla di Piero Angela, capace di far comprendere argomenti complessi anche ai bambini. Chi la conosce sa come usa fare: sorriso aperto mentre ascolta la domanda che le verrà posta, serietà e spiegazione con grande impegno, nuovo sorriso finale.

Mitica Barbara...un Premio Furia più che meritato.  


 

Grazie Bobo


 




‘Grazie Bobo’ stava scritto stamani su un panno bianco, appeso al balcone della sede storica della Lega Nord in piazza del Podestà a Varese. Grazie Bobo ti avranno detto in molti, stamani, venerdì 25 novembre, giorno dei tuoi funerali, caro Roberto Ernesto Maroni, detto Bobo. E tu  ti sarai colorato del tuo solito sorrisetto: “Ma dai!!! Funerali di Stato...Lutto cittadino..Ma dai!” Però forse un po’ ci sperarvi che infine la gente, i varesini, gli italiani in genere, avrebbero riconosciuto il tuo valore, i tuoi rischi, i tuoi sacrifici. Perché io me lo ricordo bene quel periodo, inizi anni Novanta, quando hai dato una svolta alla tua vita, hai rischiato assai, hai dato spazio agli ideali ‘rivoluzionari’ più che alla comodità. Me lo ricordo perché siamo coetanei e avevi tre figli piccoli come me, una moglie come me, e quando si hanno tre bimbi il lavoro è tanto, e se non si è in due in famiglia allora può essere davvero pesante. E tu, con la tua scelta, c’eri ben poco in casa, soprattutto a partire dal 1994. Ricordo bene tua moglie, i suoi comprensibili timori...e tu il solito sorriso, tutto bene, tranquilli, ce la si fa. Nel ‘95 hai rischiato nuovamente di svoltare, di lasciare la Lega, di ripartire. Gli amici ‘maroniani’ ti hanno dato coraggio e sei rimasto, ti sei ripreso e hai fatto la tua strada per altri vent’anni e più. Altra dose di coraggio per affrontare la malattia, ottimismo, speranza, parole incoraggianti, sto bene...sto bene...

Stamani c’erano proprio tutti, il nostro biondo Premier, il Governo quasi al completo, Presidenti di Camera e Senato, mancava giusto Mattarella ma è stato qui a Varese pochi giorni fa. Varese càput mundi, Lozza ombelico del mondo. Esequie ad alto tasso di commozione, tanta tanta gente. Non mi dilungo e mette un po’ di foto. 

Però Grazie Bobo lo dico anch'io.

giovedì 24 novembre 2022

Una Messa per Fabio


 

Domani, venerdì 25 novembre, alle ore 18, nell’antica chiesa parrocchiale di Biumo Inferiore, verrà celebrata una Messa per il compleanno di Fabio.

martedì 22 novembre 2022

Piedi sulla scrivania


Venerdì 25 novembre, alle 11, nella basilica di San Vittore a Varese, verranno celebrati i funerali di Roberto Maroni. Funerali di Stato: abbiamo ragione di credere che vi sarà una grande partecipazione. Sfogliando il libro di Gianni Spartà ‘Se lo dice lei’, uscito nel 1995, ho ritrovato una foto di Giorgio Lotti che a suo tempo fece un certo scalpore: Maroni, da poco diventato Ministro degli Interni, si fa fotografare coi piedi sulla scrivania che fu di compassati Ministri democristiani, fra i quali Alcide De Gasperi. Una bravata? Un eccesso di spavalderia? Un voler prendersi non troppo sul serio? Roberto era una persona seria e misurata, ma ogni tanto si lasciava andare a qualche monellata, a qualche mancanza di rispetto della forma, come a dire – Ciò che conta è la sostanza – Quell’esperienza al Viminale, anno 1994, durò solo 8 mesi. Ci pensò Umberto Bossi a mandare tutto a carte quarantotto.

Sono passati quasi trent’anni da questa immagine, che ricordo come fosse ieri.

 

Auguri Caterina


 

Felice compleanno a mia figlia Caterina.

Bossi & Bobo



Mi soffermo ancora un poco su Roberto Maroni e la sua morte. Fb è inondato di foto e di ricordi che lo celebrano. Ci metto anche la mia onda. Anzitutto la dedica che scrisse sul libro a lui riservato, sulla mia copia, come sempre in tono scherzoso...ma chissà...uno come lui avrebbe potuto anche fare il Presidente della Repubblica. Non era un politico divisivo. E poi alcune sue foto infantili, che si trovano nel libro ‘Maroni l’arciere’...già al telefono.

Qualche ricordo. Ci tenevo a consegnare personalmente a Umberto Bossi la mia biografia sul Ministro degli Interni. Maroni mi disse: “Vieni la tal mattina alla tal ora allo Zamberletti di corso Matteotti.” Ero lì...arrivarono Maroni, Bossi, i suoi scagnozzi, altri che non ricordo, forse Giuseppe Leoni. Entrarono allo Zamberletti. Entrai anch’io. Mi avvicinai, Bobo non diceva nulla: “Ecco, vorrei regalarle questo libro...forse ne ha sentito parlare” e allungai timidamente il cartaceo a Bossi, che disse con voce roca: “Sì..sì...lo so…” Forse non lo volle nemmeno prendere lui, forse lo lasciai ad una sua guardia del corpo.

Maroni era allora considerato il cocco di Bossi da parte dei soldati del Carroccio, non era ben visto da tutti, lo consideravano un raccomandato, uno che aveva fatto carriera in Lega troppo in fretta. Bossi invece – saggiamente – aveva compreso che in caso di successo leghista avrebbe avuto bisogno di laureati, meglio ancora se avvocati, e poi Bobo era uno che comunque di notte andava in giro ad appiccicare manifesti, in camicia magari ma ci andava. Ma Bossi cominciò a malsopportare il successo del suo delfino, quindi malvide il mio libro. Probabilmente nemmeno lo sfogliò. E poi arrivò quel giorno al Palatrussardi, quando la Lega si riunì per appoggiare Bossi che aveva fatto lo sgambetto a Berlusconi al grido ‘secessione!’ e il Ministro degli Interni non si era mostrato entusiasta di quello strappo. Maroni salì sul palco a portare le sue ragioni, sopportando i fischi dei duri e puri che dicevano: ‘Avevamo ragione noi, ecco il figlio di papà che non vuole mollare la cadrega.’ Un po’ di cenere in testa, un po’ di digiuno e di silenzio e Maroni tornò presto in auge. Il senatur lo perdonò, il figliuol prodigo si meritò il vitello grasso e tornò a Roma.   

Maroni l'arciere



Un giorno triste per me. Non posso considerarmi amico di Bobo Maroni, ma certamente suo coetaneo e autore del primo libro scritto su di lui, non compagno di idee politiche ma ammiratore del suo coraggio, che lo portò alla fine degli anni Ottanta a lasciare un lavoro sicuro, avvocato alla Avon, per affrontare la rivoluzione leghista. Se penso a Bobo Maroni torno ad uno dei periodi più intensi della mia vita: prof di ginnastica, padre di tre figli, giornalista pubblicista, autore di alcuni libri...ecco, allora non dedicavo un’ora di sport al giorno ma non ne avrei avuto il tempo. Mi alzavo alle 4 del mattino per scrivere, quando nel mio appartamento c’era silenzio. Poi l’idea di un libro su Maroni. Era il febbraio del 1994, seguivo il consiglio comunale a Varese come giornalista del settimanale ‘Luce’, sindaco il leghista Raimondo Fassa, Maroni assessore alla Polizia Urbana e insieme parlamentare a Roma, Maroni che rubava la scena al senatur Umberto Bossi, Maroni che avevo conosciuto al liceo classico ‘Cairoli’, un anno più di me, stessa sezione, la C, stessi professori. Perché non pensare ad un instant-book su di lui? Magari diventava Ministro. Ad aprile ci sarebbe stato il voto. Lo incontravo a Palazzo Estense, gli feci la proposta, non disse né sì né no, fece il suo solito sorrisetto come a dire: -Se riesci a starmi dietro, a intervistarmi, a fare qualcosa di decente per me va bene. - E così partii. In due mesi scrissi oltre duecento pagine, alcune lunghe interviste a lui nei luoghi e nelle ore più assurde, decine di interviste agli uomini delle istituzioni, ai suoi prof, ai suoi amici, ai musicisti del Distretto 51. Fui fortunato. La Lega vinse, lui divenne Ministro degli Interni, maggio 1994. La sera stessa della notizia ero a casa sua, nella sua villetta di Lozza, già presidiata dalle forze dell’ordine. Era in tuta grigia. Mi rilasciò le sue prime impressioni, scrissi l’ultimo capitolo del libro, dopo pochi giorni MARONI L’ARCIERE era nelle librerie. Bobo fu contento del mio lavoro ma non fece nulla per farsi pubblicità, il libro avrebbe potuto vendere molto di più, bastava un suo appoggio, una presentazione da Maurizio Costanzo, in Rai...Niente di niente. Mi promise di offrirmi un caffè al Viminale ma saltò anche quello. Resta la mia soddisfazione per un libro che considero un ritratto onesto e veritiero di un personaggio che (il futuro lo ha dimostrato) valeva la pena di essere valorizzato. Già, il futuro: la sua lunga carriera e, oggi, il cordoglio unanime di tutti gli uomini della politica, amici e nemici, destra, centro e  sinistra. Si dirà: ‘Quando uno muore se ne parla bene sempre.’ No, non è vero. E dopo il libro? Per un annetto lo seguii, poi tornai alla politica locale. Ci si vedeva ogni tanto, come stai, il suo solito sorrisetto, andava sempre bene per lui, anche in questi ultimi due anni, quando la malattia lo ha fermato per sempre. L’ultimo incontro qualche mese fa, alla presentazione di un libro ai Giardini Estensi. Pur provato dal male aveva sempre voglia di scherzare. “Posso fotografarti?” gli dissi. “No, niente foto” disse secco e io ci rimasi male. “Ma dai…” rispose col suo sorrisetto, e la foto fu concessa. “Come stai?” gli chiesi. “Bene” rispose Roberto Ernesto Maroni detto Bobo, che aveva da poco presentato il libro ‘Il rito ambrosiano’. In effetti fra i suoi sogni giovanili, oltre alla rivoluzione (che doveva essere di sinistra ma fu leghista) c’era una carriera di giornalista e scrittore. E poco tempo fa è uscito anche un suo romanzo.

Ciao Bobo. Ti definivi ‘barbaro sognante’ ma per me resti un arciere, capace di far centro nella vita, con il coraggio di lanciare frecce contro la paura di rischiare.  

 

lunedì 21 novembre 2022

Fitoconsult a gratis


 


Scendevo stamani a piedi dalla Madonna del Monte quando ho notato, vicino alla chiesa di Fogliaro, un grande dispiegamento di mezzi e uomini della Fitoconsult, nota ditta varesina di Daniele Zanzi che si occupa del bene dei nostri alberi e, più in generale, di tutto il verde di quella che lo Zanzi chiama ‘la città in un giardino’. Operai tagliavano, soffiavano, rastrellavano, potavano in tutta l’area, e mentre mi chiedevo il perché di tanto movimento ecco proprio Daniele Zanzi che mi ha spiegato. La Fitoconsul dedicava una giornata di lavoro, gratuita, per abbellire il sagrato della chiesa, il parchetto lì vicino, l’oratorio. Intendeva così celebrare fattivamente e non solo in chiacchiere la Giornata nazione dell’albero, che cade appunto il 21 novembre.

E bravi il grande runner Daniele Zanzi e i suoi uomini. Del resto non è certo la prima volta che Daniele dà modo di applaudirlo per il suo interesse verso il bene comune, soprattutto se si tratta dei suoi amati alberi.


sabato 19 novembre 2022

I murales di Peppino


 








La questura di Varese si apre alla cittadinanza, non solo per svolgere il suo primario servizio, ma questa volta anche per regalare una boccata d’arte. Inaugurata ieri mattina, sabato 19 novembre, la mostra dal titolo ‘L’arte svelata nel palazzo della questura di Varese’. Tutto è partito anni fa, quando l’ex questore di Varese, Giovanni Pepè, nell’osservare il grande palazzo dalla caratteristica forma triangolare, con alta torre dell’orologio, sito in piazza Libertà a Casbeno, pensò: “E’ davvero bella la nostra questura, merita di essere valorizzata da tutti i varesini.” Da qui l’idea di riportare ad antico splendore l’arte muraria presente negli ampi locali dell’edificio, aprendo poi al pubblico la visita, affinché si sappia: anzitutto chi realizzò negli anni Trenta il grande palazzo, e cioè l’architetto romano, assai in voga allora, Mario Loreti, insigne professionista che realizzò piazze e palazzi soprattutto a Roma ma anche a Varese (tutta la rinnovata piazza Monte Grappa, già piazza Porcari, oltre al palazzo in questione) e nel resto d’Italia, e il pittore marchigiano, giunto a Varese per amore, Giuseppe Montanari detto Peppino, l’autore dei pregevoli affreschi. E allora ieri mattina la sala delle riunioni era davvero colma di varesini, che hanno ascoltato con interesse i numerosi interventi; hanno parlato le nipoti di Mario Loreti e di Peppino Montanari, la curatrice della mostra Serena Contini, il padrone di casa, cioè il questore Michele Morelli, l’ex questore che per primo immaginò l’evento, e cioè Giovanni Pepè, e poi il questore vicario Carlo Mazza, il sindaco di Varese Davide Galimberti, l’assessore alla cultura Enzo Rosario Laforgia….insomma, un lavoro di squadra che, dopo anni, ha portato a questa bella iniziativa culturale, aperta alla cittadinanza. Sarà possibile visitare la mostra sino al 15 marzo 2023, solo il sabato (9.30/12.30) e il mercoledì (15/18), con prenotazione obbligatoria a urp.quest.va@pecps.poliziadistato.it  (www.mostramontanari.it).

Non ha parlato in pubblico, ma lo ha detto a me, Raffaele Vedani, al cui padre si deve la conservazione dell’ampio murales della sala delle riunioni (vedi foto). Questi i fatti. Montanari realizzò i dipinti, come detto, negli anni Trenta, durante il ventennio fascista, grandi opere che attraverso l’arte mostravano un’idea, un percorso didattico verso un idem sentire politico: arte come un libro aperto per imparare e farsi convincere. Naturalmente, finita la guerra, Montanari ricevette l’invito a cancellare quel percorso didattico, a coprire con opportune pennellate ciò che andava coperto perché non più alla moda. Peppino si rifiutò, meglio, affidò l’incarico ad un suo giovane collaboratore, appunto al signor Vedani il quale, consapevole di ciò che stava facendo, utilizzò una particolare vernice coprente, che non avrebbe deturpato l’opera, permettendo in altri tempi di recuperarla. E così è stato. Perché – come hanno sottolineato sia Laforgia che Galimberti, entrambi uomini di sinistra – sarebbe un grave errore cancellare così il passato. Le immagini pittoriche alla questura di Varese sono un grande libro aperto, a disposizione ad esempio degli studenti, che possono conoscere cosa è stato il fascismo proprio ‘leggendo’ sui muri.

Un grazie a Fondazione Cariplo, a VareseVive e a Giuseppe Redaelli, alla Fondazione Comunitaria del Varesotto, a De Molli Giancarlo industrie spa.

 


Paga Pantalon!



 


Varese-Venezia, sfida baskettara al vertice, palazzetto di Masnago stracolmo, tifo alle stelle, i due fratelli De Nicolao l’un contro l’altro armati, il gigantesco Tessitori contro il filoforme Caruso, tanta carne al fuoco e anche un arbitro del gentil sesso: Silvia Marziali. Molto bene. Si parte. Percentuali basse, sbagliano un po’ tutti, noi ma per fortuna anche Venezia, sicché dopo il primo quarto siamo 20-16 per noi. Qualcosa si può già scrivere: bene Reyes (foto) e una bella tripla di Wolde. Secondo quarto: Reyes continua in positivo, somma già 10 punti, le percentuali si alzano un po’, triple di Wolde e di capitan Ferrero (un po’ di fortuna), Ross si rianima dopo un inizio impreciso, parte con uno scatto da bruciare la suola delle scarpe e segna in entrata, altri canestri da sotto per Varese, e non solo da fuori, bene Caruso sicché si va al riposo lungo avanti di 8: 47 a 39 per Varese.

Ineliminabili impegni di famiglia mi allontanano dal palazzetto, quindi attualmente non so come è andata a finire. Ora mi informo. Accidenti, abbiamo vinto 93-90 e siamo per ora secondi in classifica. Stupendo. Al 35° eravamo addirittura sotto di 5, 78 a 83, poi un 10-2 per noi, 90-90 all’ultimo minuto, 93-90 alla fine. 5 vittorie su 7 partite, quest’anno la OJM ci fa sognare. E’ vero, vittoria punto a punto, non si può sempre vincere così ma intanto si vince ed è ciò che conta, il morale sale, la posizione in classifica pure. Molto molto bene! Forza Varese!


Sabrina Di Paolo e Alessandra Maineri


 



Incontro con l’autore stamani in Sala Morselli, anzi, due autrici, che ho avuto il piacere di incontrare grazie alla bella iniziativa della Civica biblioteca varesina. Hanno presentato i loro libri Sabrina Di Paolo, che ha scritto ‘Fotogrammi’, e Alessandra Maineri, autrice di ‘Fanno rumore, le foglie’. A presentare le scrittrici era presente, per la casa editrice Nuova Editrice Magenta (NEM), la poetessa Rita Clivio, che ha detto: “La nostra casa editrice crede molto in questi libri, che presentano due visioni femminili del mondo, accomunate da una grande delicatezza e profondità di sguardo.”

Sabrina Di Paolo, fra le tante cose curatrice del blog www.sabrinalibri.it, così descrive il suo ‘Fotogrammi’: “E’ un microcosmo, un incontro/scontro di tante vite, di tante persone che in una giornata qualsiasi di settembre vivono tutto ciò che la vita riserva loro, di brutto e di bello, di triste e di felice; vite che si sfiorano, che si intrecciano, sotto l’occhio-obiettivo di una città: Roma.”

Alessandra Maineri descrive il suo ‘Fanno rumore, le foglie’ come un mosaico, un insieme di tessere che permette al lettore di crearsi un suo percorso da seguire. Non è un libro che si sviluppa pagina dopo pagina, seguendo una trama. Ogni testo è a sé stante.

Altre notizie su queste due pubblicazioni si possono trovare sul sito della NEM, storica casa editrice varesina la cui storia troverà spazio, a cura di Dino Azzalin, anche sul Calandari dra Famiglia Bosina par ur 2023, a breve nelle librerie varesine.

 


venerdì 18 novembre 2022

'Allora' di Sergio di Siero


 




Sergio di Siero, elegante narratore varesino d’adozione, ama trattare bene i suoi lettori e lo fa sia con la sua scrittura raffinata, sia quando si tratta di presentare al pubblico il suo nuovo romanzo. E così ieri sera, nella sede di VareseVive in centro Varese, lo scrittore ha messo in vetrina il suo ‘Allora’ con tanto di accompagnamento musicale (al piano Antonio Belfiore), di letture a cura di Nicola Tosi, video di Matteo Carnio, e un ricco buffet perché, come si dice, va bene nutrire lo spirito ma anche il corpo ha le sue esigenze. E il pubblico ha risposto, riempiendo la sala. Madrina della serata la giornalista e scrittrice Nicoletta Romano, direttrice della rivista Living, che ha sottoposto Sergio di Siero ad una fuoco ‘amico’ di domande, sicché abbiamo saputo che ‘Allora’, quinto o sesto romanzo dell’autore, unisce una precisa ricerca storica sul periodo anni Cinquanta-Sessanta in Italia, a vicende familiari, dove i due protagonisti principali sono due facce della stessa medaglia, e dove l’uso della metafora è prevalente. E così abbiamo Vittoria, protagonista femminile, che sa di sconfitta più che di vittoria, e uno specchio misterioso e altro ancora. Chi conosce l’autore sa che non si troverà davanti pagine di immediata lettura ma una scrittura che scava, che impegna, che rimanda ad altro. E chi non conosce Sergio di Siero apprezzerà certamente i diversi piani di lettura e il gusto di indovinare, di immaginare e non solo di conoscere al primo sguardo. Il romanzo affronta i temi dell’emigrazione e della inevitabile mutazione antropologica degli italiani imposta dalla società dei consumi. Abbiamo riferimenti a Pasolini e ai ‘vinti’ di Verga. Un romanzo che alterna la grande e la piccola storia, vicende epocali come il dramma del Vajont, l’alluvione di Firenze, il caso Mattei.