martedì 22 novembre 2022

Maroni l'arciere



Un giorno triste per me. Non posso considerarmi amico di Bobo Maroni, ma certamente suo coetaneo e autore del primo libro scritto su di lui, non compagno di idee politiche ma ammiratore del suo coraggio, che lo portò alla fine degli anni Ottanta a lasciare un lavoro sicuro, avvocato alla Avon, per affrontare la rivoluzione leghista. Se penso a Bobo Maroni torno ad uno dei periodi più intensi della mia vita: prof di ginnastica, padre di tre figli, giornalista pubblicista, autore di alcuni libri...ecco, allora non dedicavo un’ora di sport al giorno ma non ne avrei avuto il tempo. Mi alzavo alle 4 del mattino per scrivere, quando nel mio appartamento c’era silenzio. Poi l’idea di un libro su Maroni. Era il febbraio del 1994, seguivo il consiglio comunale a Varese come giornalista del settimanale ‘Luce’, sindaco il leghista Raimondo Fassa, Maroni assessore alla Polizia Urbana e insieme parlamentare a Roma, Maroni che rubava la scena al senatur Umberto Bossi, Maroni che avevo conosciuto al liceo classico ‘Cairoli’, un anno più di me, stessa sezione, la C, stessi professori. Perché non pensare ad un instant-book su di lui? Magari diventava Ministro. Ad aprile ci sarebbe stato il voto. Lo incontravo a Palazzo Estense, gli feci la proposta, non disse né sì né no, fece il suo solito sorrisetto come a dire: -Se riesci a starmi dietro, a intervistarmi, a fare qualcosa di decente per me va bene. - E così partii. In due mesi scrissi oltre duecento pagine, alcune lunghe interviste a lui nei luoghi e nelle ore più assurde, decine di interviste agli uomini delle istituzioni, ai suoi prof, ai suoi amici, ai musicisti del Distretto 51. Fui fortunato. La Lega vinse, lui divenne Ministro degli Interni, maggio 1994. La sera stessa della notizia ero a casa sua, nella sua villetta di Lozza, già presidiata dalle forze dell’ordine. Era in tuta grigia. Mi rilasciò le sue prime impressioni, scrissi l’ultimo capitolo del libro, dopo pochi giorni MARONI L’ARCIERE era nelle librerie. Bobo fu contento del mio lavoro ma non fece nulla per farsi pubblicità, il libro avrebbe potuto vendere molto di più, bastava un suo appoggio, una presentazione da Maurizio Costanzo, in Rai...Niente di niente. Mi promise di offrirmi un caffè al Viminale ma saltò anche quello. Resta la mia soddisfazione per un libro che considero un ritratto onesto e veritiero di un personaggio che (il futuro lo ha dimostrato) valeva la pena di essere valorizzato. Già, il futuro: la sua lunga carriera e, oggi, il cordoglio unanime di tutti gli uomini della politica, amici e nemici, destra, centro e  sinistra. Si dirà: ‘Quando uno muore se ne parla bene sempre.’ No, non è vero. E dopo il libro? Per un annetto lo seguii, poi tornai alla politica locale. Ci si vedeva ogni tanto, come stai, il suo solito sorrisetto, andava sempre bene per lui, anche in questi ultimi due anni, quando la malattia lo ha fermato per sempre. L’ultimo incontro qualche mese fa, alla presentazione di un libro ai Giardini Estensi. Pur provato dal male aveva sempre voglia di scherzare. “Posso fotografarti?” gli dissi. “No, niente foto” disse secco e io ci rimasi male. “Ma dai…” rispose col suo sorrisetto, e la foto fu concessa. “Come stai?” gli chiesi. “Bene” rispose Roberto Ernesto Maroni detto Bobo, che aveva da poco presentato il libro ‘Il rito ambrosiano’. In effetti fra i suoi sogni giovanili, oltre alla rivoluzione (che doveva essere di sinistra ma fu leghista) c’era una carriera di giornalista e scrittore. E poco tempo fa è uscito anche un suo romanzo.

Ciao Bobo. Ti definivi ‘barbaro sognante’ ma per me resti un arciere, capace di far centro nella vita, con il coraggio di lanciare frecce contro la paura di rischiare.  

 

Nessun commento:

Posta un commento