Mi soffermo ancora un poco su Roberto Maroni e la sua morte. Fb è
inondato di foto e di ricordi che lo celebrano. Ci metto anche la mia onda.
Anzitutto la dedica che scrisse sul libro a lui riservato, sulla mia copia, come
sempre in tono scherzoso...ma chissà...uno come lui avrebbe potuto anche fare
il Presidente della Repubblica. Non era un politico divisivo. E poi alcune sue
foto infantili, che si trovano nel libro ‘Maroni l’arciere’...già al telefono.
Qualche ricordo. Ci tenevo a consegnare personalmente a Umberto Bossi la
mia biografia sul Ministro degli Interni. Maroni mi disse: “Vieni la tal
mattina alla tal ora allo Zamberletti di corso Matteotti.” Ero lì...arrivarono
Maroni, Bossi, i suoi scagnozzi, altri che non ricordo, forse Giuseppe Leoni.
Entrarono allo Zamberletti. Entrai anch’io. Mi avvicinai, Bobo non diceva
nulla: “Ecco, vorrei regalarle questo libro...forse ne ha sentito parlare” e
allungai timidamente il cartaceo a Bossi, che disse con voce roca: “Sì..sì...lo
so…” Forse non lo volle nemmeno prendere lui, forse lo lasciai ad una sua
guardia del corpo.
Maroni era allora considerato il cocco di Bossi da parte dei soldati del Carroccio, non era ben visto da tutti, lo consideravano un raccomandato, uno che aveva fatto carriera in Lega troppo in fretta. Bossi invece – saggiamente – aveva compreso che in caso di successo leghista avrebbe avuto bisogno di laureati, meglio ancora se avvocati, e poi Bobo era uno che comunque di notte andava in giro ad appiccicare manifesti, in camicia magari ma ci andava. Ma Bossi cominciò a malsopportare il successo del suo delfino, quindi malvide il mio libro. Probabilmente nemmeno lo sfogliò. E poi arrivò quel giorno al Palatrussardi, quando la Lega si riunì per appoggiare Bossi che aveva fatto lo sgambetto a Berlusconi al grido ‘secessione!’ e il Ministro degli Interni non si era mostrato entusiasta di quello strappo. Maroni salì sul palco a portare le sue ragioni, sopportando i fischi dei duri e puri che dicevano: ‘Avevamo ragione noi, ecco il figlio di papà che non vuole mollare la cadrega.’ Un po’ di cenere in testa, un po’ di digiuno e di silenzio e Maroni tornò presto in auge. Il senatur lo perdonò, il figliuol prodigo si meritò il vitello grasso e tornò a Roma.
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