martedì 28 marzo 2017

Ines & Mario story - 53





La fine degli anni Sessanta la ricordo, nella mia famiglia, come un tempo abbastanza felice. Erano per me gli anni delle scuole medie alla Righi, per mia mamma tanto lavoro, come docente e come mamma casalinga, per mio padre la pasticceria Tamborini di Castronno e poi anche tanto aiuto in casa, perché questo va scritto, nostro padre ci ha sempre mostrato con l’esempio che un marito sa aiutare la moglie anche nelle faccende domestiche, una scelta non così scontata, soprattutto negli anni Sessanta.
E mentre io studiavo, sognavo di andare alle Olimpiadi come ginnasta (perché mio padre aveva portato nel 1965 me e Guido in Varesina, indirizzandoci verso lo sport che era stato il suo) e imparavo a suonare la chitarra (non il piano, mia mamma mi tenne qualche lezione ma lei aveva poca pazienza, io poca voglia di applicarmi e tutto finì alla svelta, e oggi dico: peccato!), mentre io facevo queste cose i miei organizzarono la nostra seconda vacanza familiare, sempre in Fiat 600, sempre in tenda e sempre con pochi mezzi: campeggio ad Aquileia-Grado. Chi conosce quei luoghi sa che il mare aperto è a Grado, mentre ad Aquileia vi è una specie di laguna, con acqua bassa. Ebbene, noi eravamo lì. Il campeggio era super, attrezzato, piscina, ma il mare era scadente, e si faceva fatica anche ad andare in canotto, perché vi erano molte secche. Comunque si nuotava ed era certamente meglio che il petrolio di Venezia. Ecco in foto i miei a Trieste e ad Aquileia. La ciliegina sulla torta fu una mezza tromba d’aria di notte, con alberi caduti e noi sei che tenevamo la tenda, in balìa della tempesta. Fra lacrime, preghiere e l’aiuto della buona sorte, ce la cavammo e tornammo a Varese.

53-continua

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