domenica 19 marzo 2017

Ines & Mario story - 27




Torniamo al 1943, un anno certamente triste per mio papà Mario, ma segnato anche da due episodi positivi. Uno riguarda lo sport. Proprio nel 1943 papà inizia la sua carriera di ginnasta. Ecco il suo ricordo: ‘Non ho mai praticato sport in una squadra prima dei 17 anni. Amavo però stare all’aria aperta, arrampicarmi, salire sugli alberi. Ad esempio mi piaceva stare in equilibrio intorno alla recinzione del monumento ai caduti di piazza Milite Ignoto, oppure stare in equilibrio sulle botti di latta che lasciavano, dopo aver asfaltato le strade. Sapevo che a Varese, oltre alla palestra dei Pompieri di via XXV Aprile, vi era una bella palestra, grande, in via Paravicini. Vi era anche la palestra nella nostra scuola, alla Canetta, che avevano attrezzato con attrezzi della ginnastica e ogni tanto venivano gli atleti della Varesina ad allenarsi anche lì. Ricordo molto bene: era una sera buia del 1943, c’era l’oscuramente, non si vedevano luci, Varese era al buio. Stavo tornando a Sant’Ambrogio in bici, lavoravo in corso Matteotti, dal Gino. Arrivato in via Paravicini vidi, oltre i tendoni della finestra, filtrare una luce. Guardai e notai atleti vestiti di bianco che stavano facendo delle oscillazioni al cavallo con maniglie. Mi innamorai subito di quello sport. Così bussai e chiesi se ci si poteva iscrivere. Mi dissero di sì, non costava nulla. Mi feci confezionare da mia sorella Maria delle scarpette tipo ginnastica e dei pantaloni corti, e così mi presentai. C’erano due spogliatoi, un ampio salone con pavimento in legno e gli attrezzi, c’era il settore per la scherma e il sollevamento pesi, e di sopra i locali del portinaio, un certo Zucchi, più la sala riunioni del Consiglio della Varesina. Dopo i bombardamenti a Masnago, lì vennero portati i corpi dei varesini morti in quel tragico evento, una trentina. La palestra venne chiusa non so quanti giorni. Quando la riaprirono, sul pavimento si vedevano le impronte lasciate dai cadaveri, e ci volle molto tempo prima che si cancellassero. Vi erano allievi più giovani di me, e altri più anziani. I miei primi allenatori furono Ermoli, Pierino Sottocasa e Minogini.’
Già, la Varesina di via Paravicini (foto), la stessa sede che mi vedrà entrare, con mio fratello Guido, nel 1965, 22 anni dopo mio padre. E quel Pierino Sottocasa, che avrò modo di conoscere, come Luigi Vaj, altro allenatore molto stimato da mio padre e anche da me: un vero gentleman. Personaggi che hanno fatto parte della mia giovinezza.
Papà Mario, non molto alto, fisico asciutto, aveva la struttura adatta per fare il ginnasta. Non raggiunse mai alti livelli, ma si tolse le sue soddisfazioni. Eccolo in alcune evoluzioni, verticale alle parallele e oscillazioni al cavallo con maniglie, squadra a Ferrara nel 1947.
Papà ricorda gli avventurosi viaggi per andare a gareggiare in trasferta, le sistemazioni in luoghi di fortuna, le emozioni delle gare, la compagnia. La ginnastica fu una sua passione, che ha trasmesso ai suoi figli, insieme alla passione per lo sport in genere. Continuerà a praticare ginnastica artistica per una decina d’anni. La sua ultima gara a Zurigo, nel 1955, quando era già sposato e padre.     
27-continua

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