Ho trovato questa foto nel grande calderone di internet e mi è subito piaciuta: due giovani felici, su una spiaggia, che si sfidano alle verticali e ne azzeccano una comune, ben fatta. L'ho scaricata e ho pensato di utilizzarla oggi per ricordare un mio ex alunno Vidoletti, che è morto a trent'anni. La foto originale, quella in alto, mi dà l'idea di equilibrio: nella vita siamo sempre alla ricerca dell'equilibrio ma per lo più traballiamo, cadiamo, poi ci alziamo e tiriamo avanti in un qualche modo. La foto sotto è la stessa che ho girato: il peso del mondo è tutto sulle nostre mani e, ovviamente, ci schiaccia, anche se siamo in due.
Il solo pensiero di poter anche minimamente sbagliare con queste mie parole mi induce a non scrivere nemmeno il nome di questo ragazzo, che voleva diventare uomo, che aveva il diritto e il dovere di farlo, che ha cercato la sua strada. Né citerò episodi che si riferiscono ai tre anni che abbiamo vissuto insieme, alla scuola media Vidoletti. Dirò solo che era un grande sportivo, che soprattutto in prima media mi ha regalato forti emozioni: ero orgoglioso di essere il suo prof di ginnastica. Non aggiungo altro, se non che ho una figlia della sua età, quindi non posso capire ma posso almeno un po' intuire.
Stamani, nella chiesa di Avigno, durante una Messa per ricordare il giovane, don Giampietro dal pulpito ha descritto alcune suggestioni, che si possono così riassumere: io non l'ho conosciuto, io non avrei fatto le sue scelte di vita ma che nessuno dica che la sua è stata una vita non produttiva, inutile. Ho colto nel celebrante grande rispetto, domande senza risposte, interrogativi che andavano a rovistare anche dentro la sua vita di prete, così produttiva, così indaffarata.
Io ascoltavo e guardavo la grande, grandissima croce della chiesa di Avigno. Ancora troppo piccola, se penso a questo ragazzo.
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