Noi valiamo più del silenzio degli invidiosi, e meno delle parole degli adulatori.
Noi, comunque, valiamo...e il plurale non è maiestatis.
Noi valiamo più del silenzio degli invidiosi, e meno delle parole degli adulatori.
Noi, comunque, valiamo...e il plurale non è maiestatis.
Ieri sera ho visto il film del 2020 di Aldo, Giovanni e Giacomo 'Odio l'estate' e mi sono divertito. Fa anche pensare. Ho notato la grande abbondanza, anche da parte delle attrici, delle parole poco ortodosse c...o e c.....ni. Anzitutto mi direte: 'Perché non le scrivi chiaramente, visto che si capisce benissimo di che termini si tratta?' Già...non so..è un po' come per il nudo, un conto è il nudo integrale ed esplicito e un conto sono gli abiti succinti che lasciano intravvedere. A parte ciò, non sono qui certo a fare il moralizzatore, anch'io uso questi termini nei miei romanzi (soprattutto il primo per la verità) e rendono bene l'idea. Del resto ho visto di recente un film con Alberto Sordi degli anni Settanta e anche in quel caso non si lesina con tali parole. In una scena memorabile al Pronto Soccorso, il medico (dopo aver fatto la lavanda gastrica alla moglie di Sordi perché aveva cenato lautamente) dice: "Toglietemi una curiosità. ma si può sapere che c...o avete mangiato?" Mi permetto solo di far notare l'uso improprio, da parte delle donne, del secondo termine qui menzionato.
Qualche giorno fa in un mio post parlavo di Gianluca Piccoli, mio ex alunno alla Vidoletti, arrivato a Varese a dar manforte, a centrocampo, al Città di Varese in serie D: parlo di calcio. Ebbene, non posso non citare oggi il fratello Matteo. Non è stato mio alunno ma alunno Vidoletti sì, giocatore di basket professionista, arrivato quest'anno in A2 alla Vanoli Cremona. Ricordo ancora una sfida di fine anno a basket prof-alunni: il malcapitato prof. Enrico Piazza, che curava Matteo, si prese una involontaria gomitata alla gabbia toracica, con dolore per un certo numero di giorni. Purtroppo non vedremo Matteo a Varese perché Cremona è in A2.
Buon campionato ai due fratelli, Piccoli solo di cognome!!!!!
Soprattutto da una ventina d'anni a questa parte amo osservare la gente. Sono alla Esselunga con Carla, lei compra, io appoggio i gomiti al carrello, osservo e penso. Siamo in centro con Carla? Lei guarda le vetrine, fa shopping, io guardo la gente, fermo in piedi o seduto da qualche parte. Siamo in una nuova città? Carla guarda le novità di quel luogo io, dopo rapida occhiata, preferisco osservare la gente. Anzitutto delle persone si nota l'aspetto fisico, il vestiario, le movenze. Ma ogni tanto rubo qualche frase, qualche espressione particolare, segni di nervosismo, atteggiamenti pazienti, gesti d'affetto. E devo ammettere che - almeno qui - con gli anni ho fatto progressi, miglioramenti sul fronte dell'umanità. Anni fa era più facile che mi sentissi su un'altra barca, oggi la barca è la stessa, lo sguardo comprende, asseconda, a volte condivide, intuisce, accetta, simpatizza.
Ecco, se mi vedete ritto in piedi o seduto, silenzioso, appoggiato da qualche parte, con un debole sorriso, significa che sto simpatizzando.
La sua ultima bici è stata una Atala rossa, presumibilmente dei primi anni Ottanta. Non dimentichiamo che l'Atala è stata la bici di Luigi Ganna, in sella alla quale vinse la prima edizione del Giro d'Italia, nel 1909.
Mio padre Mario è andato in bici sino a 93 anni, un record che vorrei emulare. Ora la sua Atala è da me e mi pare giusto: dei miei fratelli sono certamente quello che ha percorso più km in bicicletta, non so quantificarli ma migliaia e migliaia. Ieri l'ho utilizzata per andare alla Esselunga. Ha quattro rapporti, il più leggero dei quali è comunque molto duro. Le componenti di metallo sottile (carter, parafanghi...) un po' ballano e cantano una melodia che non può non essere triste, visto che sull'Atala ci pedalo io ma non può più farlo mio papà.
Sulla mia nuova bici, dove il telaio incontra il manubrio, si legge la scritta 'Anno di fondazione 1885 - Milano, Via Nirone 7'. E' una scritta che devo leggere per forza, proprio davanti ai miei occhi, quando sono chino e intento a pedalare. Stamani mi ha aiutato. Ero stanco ma ho letto, stavo seduto su una bici che ha il marchio di fabbrica che regge da più tempo, una bici che è stata di Giovanni Gerbi (il diavolo rosso), Giuseppe Olmo, Costante Girardengo, Fausto Coppi, Felice Gimondi, Moreno Argentin, Gianni Bugno, Ivan Gotti, Stefano Garzelli, Marco Pantani...Oggi Primoz Roglic e Wout Van Aert, tanto per citare i più noti.
Dovevo reagire...1885...via a pedalare!
Alla fin fine io scrivo romanzi per incontrare un po' di amici. E' un modo come un altro per popolare la solitudine.
Affitto bilocale arredato in via Vico 29, a 100 metri dal parco di Villa Toeplitz, a Sant'Ambrogio Olona.
Chiama 338.6806423
La famiglia Piccoli, a dispetto del cognome, è stata ed è grande nello sport: la mamma è stata pallavolista da nazionale, il papà buon giocatore di calcio e allenatore, ed ecco i figli, Matteo (ottimo nel basket) ed il qui fotografato Gianluca, mio alunno alla Vidoletti, che è tornato al Varese calcio dopo una carriera da calciatore professionista. Nella foto in alto, secondo da destra, rappresentante della scuola media di via Manin alle provinciali di tennis tavolo (con lui, primo a sinistra, anche Alex Andreoni, facente parte della nazionale di Para ice hockey), e qui sopra con la sua nuova maglia biancorossa. Forza Varese! Forza Gianluca!
Amo
l’atletica leggera, ho seguito i recenti campionati europei e spesso gioito per
le imprese azzurre, in particolare quella del varesino di adozione Pietro Arese
nei 1500 metri. Gianmarco Tamberi, pure vincitore nel salto in alto, non mi sta
simpatico. Perché? E’ - a mio avviso – quello che si suole definire un gasato.
Ebbene? Perché ne parli? Chissenefrega… Già, e soprattutto non importerà nulla
a Gimbo, che ha migliaia di estimatori ed è osannato dai più. Il mio dire è
solo per affermare un concetto: la potenza del sentimento. Per me Gimbo è un gasato,
non mi interessa la sua vittoria, non la valorizzo, avrei preferito la vittoria
di Frassinetti, e questo nega l’oggettività, cioè il fatto che Tamberi resti il
miglior saltatore in alto italiano di tutti i tempi. E’ oggettivo, ma la
soggettività prevale e per me Tamberi vale poco. Un falso storico, una certezza
sentimentale. Ciò lo dico anche pensando a me: a quanti sto antipatico? Quanti
quindi non valorizzano ciò che sono, anche se (forse) oggettivamente valgo
qualcosa?
Che
fare? Dovremmo forse curare il nostro modo di mostrarci, per ingraziarci la
gente? Non credo. Magari potremmo limare alcuni eccessi. Questo si può fare.
Quelli che non amano perdere tempo e sono convinti di poter sfruttare ogni attimo, sostengono che ogni giorno dovrebbe portare un nuovo apprendimento, ogni giorno bisognerebbe imparare qualcosa di nuovo! Per parte mia mi ritengo già fortunato se ogni giorno non disimparo qualcosa di vecchio!
Estate 1970, Firenze, in viaggio verso l'Isola d'Elba. 14 anni dopo, il 19 agosto, mia mamma Ines sarebbe morta.
38 anni dopo sono qui, a cercare con una foto e qualche parola di trovare ciò che mi è stato tolto.
Mai medaglia di legno appare oggi più splendente!!! Pietro Arese è arrivato quarto nella finale dei 1500 ai Campionati europei di atletica leggera di Monaco, una gara superba, migliorato di due secondi il suo personale, un 3'35" che lo colloca quarto italiano di sempre sulla distanza. E' ora di finirla di considerare solo chi vince una medaglia.
Immagino la soddisfazione del suo allenatore, il varesino Silvano Danzi.
Pietro il grande ha solo 23 anni, le medaglie arriveranno ma il salto di qualità è netto: grandissimo!
Nel 1971 avevo 15 anni e già amavo lo sport e lo seguivo alla tele. Non persi i Campionati europei di atletica leggera di Helsinki e seguii con passione le gesta di Francesco Arese detto Franco, già calvo (pareva un vecchietto) ma abilissimo a vincere la finale dei 1500. Ebbene, a 51 anni di distanza un altro Arese, Pietro, che non è parente di Franco, non è calvo e non sembra un vecchietto (ha 23 anni) sarà in finale nei 1500 agli europei di Monaco. Varesino di adozione, allenato dal varesino Silvano Danzi, Pietro ci aspetta stasera davanti alla tele alle 21.05.
Si ripeterà il miracolo di Helsinki?
Forza Pietrooooooooooooooooooooooooooooooooooo
Come un indiano all'arrivo dei monsoni, accolgo con gioia la pioggia, a torso nudo e con le braccia aperte mi lavo con questo dono dal cielo.
Varese, già pisciatoio d'Italia, nota per le sue piogge abbonanti, gialla per la recente siccità, ringrazia.
Eravamo diventati vicini di casa da tre mesi ma Pierluigi Corbetta lo conoscevo da tempo, da quando lo avevo intervistato in merito alla sua attività lavorativa, un'avviata fabbrica di coppe, medaglie, trofei, targhe. Quando aveva saputo che sarei venuto ad abitare vicino a lui, mi regalò un paio di bottiglie di vino. "Assaggia, questo è buono!" mi disse, e aveva ragione. E di lui ricordo la grande passione per la bicicletta, un amore che ci univa, il suo rammarico per non poter più pedalare, dopo tanta strada percorsa, salite, discese, pianure. Con la moglie Alberta lo vedevo spesso frequentare la vita culturale della nostra cara Varese, e venivano a trovarmi anche alle presentazioni dei miei libri. Sono vicino alla moglie Alberta, alla sorella Anna Maria (che conobbi tanti anni fa al Gruppo Missionario Decanale), ai figli Paolo e Adalisa, ai nipoti.
I funerali di Pierluigi sono in programma venerdì 19 agosto, ore 15.30, nella chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio Olona.
All'ora di pranzo, oggi, ho sentito un passaggio del discorso che Alberto Angela ha tenuto, davanti alla salma di suo papà Piero. Parlava della morte. Ha detto che la paura della morte è la paura peggiore di ogni uomo, e che suo padre gli ha dimostrato che si può vivere la morte non dico senza paura, ma con serenità, senza esserne sopraffatti.
Sì, la paura della morte è la PAURA di ogni uomo. Del resto la morte è necessaria. Non si potrebbe finirla diversamente. Chi poi è genitore vive un'altra preoccupazione, derivante da un senso di colpa genitoriale: hai obbligato tuo figlio ad affrontare la morte. Ogni genitore si augura di poter dimostrare al figlio ciò che ha dimostrato Piero: la morte fa paura, ma la si può affrontare.
Come spesso capita a personaggi televisivi che se ne vanno, Piero Angela in questi giorni è stato lodato sino agli eccessi, non amo queste esagerazioni, preferisco un ricordo più verosimile: pregi e difetti. Credo però che Alberto debba ringraziare suo padre per l'esempio finale che gli ha dato. Infatti lo ha ringraziato.
Monte San Giorgio, patrimonio mondiale dell'Unesco, vista sorprendete, poca auto da Varese, un'ora e mezza a salire, un'ora a scendere, ottima gita per una mattina diversa.