Amo
l’atletica leggera, ho seguito i recenti campionati europei e spesso gioito per
le imprese azzurre, in particolare quella del varesino di adozione Pietro Arese
nei 1500 metri. Gianmarco Tamberi, pure vincitore nel salto in alto, non mi sta
simpatico. Perché? E’ - a mio avviso – quello che si suole definire un gasato.
Ebbene? Perché ne parli? Chissenefrega… Già, e soprattutto non importerà nulla
a Gimbo, che ha migliaia di estimatori ed è osannato dai più. Il mio dire è
solo per affermare un concetto: la potenza del sentimento. Per me Gimbo è un gasato,
non mi interessa la sua vittoria, non la valorizzo, avrei preferito la vittoria
di Frassinetti, e questo nega l’oggettività, cioè il fatto che Tamberi resti il
miglior saltatore in alto italiano di tutti i tempi. E’ oggettivo, ma la
soggettività prevale e per me Tamberi vale poco. Un falso storico, una certezza
sentimentale. Ciò lo dico anche pensando a me: a quanti sto antipatico? Quanti
quindi non valorizzano ciò che sono, anche se (forse) oggettivamente valgo
qualcosa?
Che
fare? Dovremmo forse curare il nostro modo di mostrarci, per ingraziarci la
gente? Non credo. Magari potremmo limare alcuni eccessi. Questo si può fare.
Se Tambo è gasato, che dire di tanti calciatori, sciatori, motociclisti listini, piloti di F1?
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