venerdì 31 gennaio 2025

In paradis

                                                      Panorama dai Pizzoni di Laveno (foto Elena Sassi)


Dagli inizi degli anni Novanta partecipo regolarmente al concorso Poeta Bosino, con una lirica in dialetto. Quest'anno ho scelto una bosinata, cioè una poesia di carattere scherzoso. Maestri di tale genere sono stati Speri Della Chiesa Jemoli e, più recentemente, Natale Gorini. Un primo successo l'ho raggiunto: mentre la scrivevo, mi sono divertito. Sino ad ora l'ha letta solo il mio amico Enea Biumi, e sono riuscito a strappare un sorriso anche a lui. Spero che, ora, i sorrisi aumentino.


In paradis

di Carlo Zanzi

 

Marì e miée, mort insema un dì dre l’alter,

sa trövan bei cuntent in paradis.

“L’è giüsta inscì” al dis l’òmm a la so dona.

“A semm cuscrìtt” e slarga ‘n bel suris.

 

“Verament sètt da magg e mi da utùbar”

fa la miée, bela e prunta a lamentàss.

“Sunt cun ti ma via, l’ann l’è pö l’istèss”

e i düü mort fan la mosa da basàss.

 

In chela, ciav in man, riva San Pèdar:

“Spusìtt dra Lumbardia, ben rivà!

Si stai premià par la vostra fedeltà

ma va specia rispùnd a ‘na dumànda.

 

Preferì avegh cuntèza di altarìtt

o certi ròbb a l’è mej lasai scundü?”

I do anim, catà sü a la spruvista

fann la facia da chi sa sent perdü.

 

Taca l’omm: “Fuss par mi, sunt bianc me’l lacc,

ma i donn la fann grosa par nagòtt.”

E la miée: “La Madona ma perdona,

a l’è mej lasà perd i dì perdü.”

 

Rid ul Sant: “L’è ‘n sfulcìtt, tranquil, bagaj,

ma v’avisi, chi sa fann no munelàd,

parché in cas da pecà va disi -Ai, ai,

saltan föra i robb vecc, e alura hinn guai.”

 

“San Pedar benedètt, l’è mej l’Islàm”

al diss ‘l’omm, c’ha sentì chela cundàna.

“Prumètan donn a mazz dumà par ti,

e cun bundanza sa sazia la to famm!”

 

“Bestema no, linguascia d’un marì.

San Pedar g’ha resùn, chi sa sta quiètt.

Sempar l’istesa fisa tutt i dì:

nanca la mort l’è stai bona da guarìtt!”

 

“Me cara dona, l’è bell ul paradis,

ma anca chi van da moda i sacrifizi

e alura l’eva mej viv da surìis,

pütost che fa tasè bej robb e vizi.”

 

Sentì la discusiun ‘riva ul Signùur:

“Sa l’è sto gibileri? Ghè ‘na rogna?”

e l’varda i nomm di dò pena rivà.

“Per forza” al dis “te chi, ghè stai ‘n erùr.

 

Ti te sett Mario? E ti te sett Carlotta?”

“Sunt propri Mario.” “E mi sì, sun Carlotta.”

“E alura preparèvas a ‘na bota:

föra da chi, va specia ul pian da sota!”

 

 

In vino veritas

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

In paradiso

 

Marito e moglie, morti insieme un giorno dopo l’altro

si trovano belli contenti in paradiso.

“E’ giusto così” dice l’uomo alla sua donna.

“Siamo coscritti” e allarga un bel sorriso.

 

“Veramente sei di maggio e io di ottobre”

fa la moglie, bella e pronta a lamentarsi.

“Sono con te ma via, l’anno e poi lo stesso”

e i due fanno la mossa di baciarsi.

 

In quella, chiavi in mano, arriva San Pietro:

“Sposini di Lombardia, ben arrivati!

Siete stati premiati per la vostra fedeltà

ma vi aspetta rispondere a una domanda.

 

Preferite avere contezza degli altarini

o certe cose è meglio lasciarle nascoste?”

Le due anime, prese alla sprovvista,

fanno la faccia di chi si sente perso.

 

Attacca l’uomo: “Fosse per me, sono bianco come il latte,

ma le donne la fanno grossa per niente.”

E la moglie: “La Madonna mi perdoni,

è meglio lasciar perdere i giorni perduti.”

 

Ride il Santo: “E’ uno scherzetto, tranquilli, ragazzi,

ma vi avviso, qui non si fanno monellate,

perché in caso di peccato vi dico: -Ai, ai,

saltano fuori le cose vecchie, e allora sono guai.”

 

“San Pietro benedetto, è meglio l’Islam”

dice l’uomo, che ha sentito quella condanna.

“Promettono donne a mazzi solo per te,

e con abbondanza si sazia la tua fame.”

 

“Non bestemmiare, linguaccia di un marito.

San Pietro ha ragione, qui si sta quieti.

Sempre la stessa fissa tutti i giorni:

neanche la morte è stata capace di guarirti!”

 

“Mia cara donna, è bello il paradiso

ma anche qui vanno di moda i sacrifici,

e allora era meglio vivere di sorrisi,

piuttosto che far tacere le cose belle e i vizi.”

 

Sentita la discussione arriva il Signore:

“Cos’è questa confusione? C’è un problema?”

e guarda i nomi dei due appena arrivati.

“Per forza” dice, “ecco qui, c’è stato un errore.

 

Tu sei Mario? E tu sei Carlotta?”

“Sono proprio Mario.” “E io sì, sono Carlotta.”

“E allora preparatevi a una botta:

fuori di qui, vi aspetta il piano di sotto!”

 

In vino veritas

 

 

 

 

 


 

Paolo Pozzi, poeta bosino 2025

 



Poeta Bosino 2025

Paolo Pozzi    con la poesia ‘Viagià cunt i stell…’

Motivazione della giuria: ‘La poesia immagina che una persona, diventando essa stessa un albero come nella dannunziana ‘Pioggia nel pineto’, venga trasfigurata per farsi tutt’uno con l’universo, ben piantata a terra con le sue profonde radici ma anche proiettata verso il cielo con le sue alte fronde, acquisendo, oltre ogni umana possibilità, la forza, la resistenza, la potenza degli alberi.’

 

 

Viagià cunt i stell...                                       

Almèen par una volta,                                         

val la péna, 

da immaginàs da vèss na pianta:      *                 

cui pée ca sa sprufundan in dul  bósch,                                                     

e i dìit ca ta sa storciónan in radiis                                                             

che sübit sa fissarann dentar la tera.                                                   

 Sóta ‘na tépa ténara: i nerv e i vénn.                                          

A  tel  séntat ?                                                                                              

Dess  te sét  “ tacalà ” cun tütt ul mund!                                                       

In orbita cun la Tera ...                                                                                  

Te pódat sentì scùur dentar da tì                                                                      

un sangh nööv, fresch e trepilàa                                                                  

cal cala, ’mè ’na slavava d’acqua,

dal valt di cò di piant                                                                                    

sü la morbida munina dul sótt bósch                                                                   

fin in la scüra umbrìa di radìis.                               

Mò, a te sé sü,                                                                                              

culegaa cun tütt i céel.                                                                                 

A te sbüsàa  l’orbita dra Tera…                                                                    

…te viàgiat cunt i  stell...                                                                       

e i brasc verd di tò ramm ta fann da àar!

                        Pröva, pröva, almen par una volta,

a inmaginà da vess un Castàan...

par sentì la forza uriginaria

ca ta liga al nass du ra tò vita…                   

*da castaan                                                            

 

                         

Viaggiare con le stelle...

Almeno per una volta

vale la pena,

d’immaginarsi di essere una pianta:      *

con i piedi che si sprofondano nel bosco,                                                          

e le dita che ti si storcono in radici

che subito si fisseranno dentro la terra.

Sotto una zolla tenera i nervi e le vene.

Lo senti?                                                   

Adesso sei collegato con tutto il mondo!

In orbita con la Terra....

Puoi sentire scorrere dentro di te

un sangue nuovo, fresco e fremente,

che cala, come una slavata d’acqua,

dall’alto delle “teste” ** delle piante

sul morbido muschio del sottobosco

fin nella scura ombra delle radici.            

Ora sei su, collegato con tutti i cieli.

Hai bucato l’orbita della Terra…                                                        

…viaggi con le stelle...                                                                                

e le braccia verdi dei tuoi rami ti fanno da ali!

        Prova, prova, almeno per una volta,

ad immaginare di essere un Castagno

per sentire la forza delle origini

che ti lega al nascere della tua vita...

 

                

 

 

Nota a margine                                            

 

Ho Immaginato che la pianta

potesse essere un grosso albero di castagno,

pianta della nostra tradizione.

Mi ha stimolato la sensazione di poter creare un ponte tra passato e futuro... Tra il locale della “Grà”, dove venivano essiccate le castagne, e gli altri mond.i..  Sentire la forza delle origini.

La Poesia è nata da un’idea che mi era stata suggerita, molti anni fa (~1999), dall’amico scultore Luigi Pogliani di Brenta,

durante una visita al Giardino Alpinia,

alle pendici del Mottarone.

 

...Seduti su una panca del belvedere guardando il Lago, mi chiese se avessi mai provato ad abbracciare una pianta, e mi parlò delle sensazioni percepite misurando a braccia il tronco di un vecchio castagno, in una selva castanile del Malcantone.

 

 

 

 

 

 


Auguri, Tommaso


 

Felice compleanno a mio nipotino Tommaso, sportivo come suo nonno!

giovedì 30 gennaio 2025

Le donne e la Giobia


 






Nel totale rispetto della tradizione, la Famiglia Bosina ieri sera, 30 gennaio, ultimo giovedì del mese (e quindi giovedì di giöbia) ha rinnovato la festa, con una cena al ristorante Vecchia Riva alla Schiranna. Il regiù Luca Broggini ha salutato i presenti, dando inizio al momento conviviale e alla musica, canti della nostra terra propiziati dal gruppo Folk Bosino in abiti tradizionali, prossimo ormai ai cent’anni di vita. Il primo momento solenne si è vissuto dopo l’antipasto, quando si è passati alla prima premiazione della serata, quella destinata al riconoscimento ‘Varese Donna 2025’. Ricordiamo infatti che la festa du ra giöbia, antesignana della festa della donna, nasce proprio per onorare il gentil sesso. Il premio è stato assegnato ad Adele Patrini. Così si legge nella motivazione, letta da Giuseppe Micalizzi: ‘Figura di spicco nel panorama sociale e culturale di Varese, è presidente dell’Associazione C-A-O-S, delegato FAVO Lombardia-Portavoce Europa Donna, Vicepresidente della Scuola Italiana di Senologia, consigliere dell’Associazione Varese per l’Oncologia, membro della Fondazione Felicita Morandi. Nel 2020 la sua dedizione è stata riconosciuta con il Premio Rosa Camuna Regione Lombardia. Grazie alla sua visione innovativa, ha organizzato campagne di sensibilizzazione, eventi formativi e incontri di solidarietà, diventando un punto di riferimento per chiunque affronti percorsi di cura complessi. La sua energia, empatia e determinazione hanno lasciato un segno profondo non solo nella sanità, ma anche nel tessuto sociale del territorio. Il suo lavoro è un esempio straordinario di come passione e impegno possono trasformare vite e costruire una comunità più consapevole e solidale.’ Presente alla premiazione anche la ex regiura della Famiglia Bosina, Felicita Sottocasa Barlocci, che si è complimentata con la vincitrice. Sempre seguendo la via tracciata dalla tradizione, al momento del sorbetto è stata la volta della premiazione del Concorso Poeta Bosino, riservato a poesie in dialetto varesino, attivo dal 1966. Il segretario del concorso, Marco Broggini, ha ricordato la composizione della giuria: Paola Barlocci, Silvia Bianchi, Carlo Brusa, Giuseppe Carcano, Patrizia Molinaro. 25 le liriche in gara, questo l’esito della votazione: al terzo posto Antonio Borgato con ‘La libertà’. Secondo classificato Carlo Piccinelli con ‘Stori di me gent’. Poeta bosino 2025 Paolo Pozzi, con la poesia ‘Viagià cunt i stell’. Commossi i tre poeti finalisti, in particolare il vincitore, Paolo Pozzi, novant’anni, già più volte premiato, autore di alcuni libri dedicati alla sua vita avventurosa e al suo amore proprio per il dialetto, lo studio della lingua degli avi, che padroneggia con grande perizia. La cena, nuovamente allietata da altri canti, si è avviata all’ultimo momento celebrativo, il più dolce, cioè il taglio della torta a forma di cuore. Brindisi e l’arrivederci al 2026, in questo 2025 che vede la Famiglia Bosina in festa per i suoi settant’anni di vita.  

 


Quelle foto


 

Questo è il mio comodino. Piuttosto spoglio. Non la classica sveglia, non un libro, solo foto. Quelle foto. Direte: 'E' la vita. Poi resta il ricordo.' Nel mio caso due vite mi hanno lasciato troppo presto, 56 anni, quando era il tempo di fare i nonni. 

Non dovrebbero essere necessarie le immagini per ricordare chi ci ha preceduto, eppure hanno la loro funzione. Richiami contro la nostra distrazione. Spunti visivi per generare fatti passati. Occasioni di preghiera.    

domenica 26 gennaio 2025

Chi se lo ricorderà?


 




Momento per me commovente ieri, alle 16, alla Prima Cappella del Sacro Monte di Varese. Con il cappello alpino in testa, ho visto il labaro dell'Associazione Nazionale Alpini muoversi verso l'inizio della lunga colonna di alpini, lì radunati per ricordare la battaglia di Nikolajewka (26 gennaio 1943). Fra preghiere e riflessioni, una in particolare è nata in me: fra 40-50 anni o anche meno, chi si ricorderà di questa epica battaglia, gli alpini che scappano dalla Russia, bloccati a Nikolajewka dai nemici? Chi leggerà 'Il sergente nella neve' di Mario Rigoni Stern? Erano previste 5000 persone ieri, ma ne ho viste molte meno. E soprattutto tutti dai 50 anni in su. Del resto i quarantenni di oggi non hanno fatto nemmeno la naja, e i ventenni di oggi forse, fra 40 anni, ricorderanno la guerra in Ukraina. Ciò che si vive a vent'anni è degno di memoria, e io a vent'anni ero negli alpini.

sabato 25 gennaio 2025

La Leonessa ci sbrana


 




Per battere la prima in classifica, Brescia, ci voleva la partita perfetta della OJM basket Varese. E invece ieri sera, sabato 25 gennaio, al Palazzetto di Masnago, la perfezione è stata raggiunta dalla Leonessa d'Italia (e del basket attuale), mentre Varese si è limitata a qualche miagolìo, gattina impaurita e spelacchiata, sbranata dagli ospiti, affamati e indiscutibilmente più forti. Brescia cioè Bilan, gigante di  metri 2,13, inarrestabile e precisissimo. Ma non lui solo: aggiungiamoci pure Rivers, Cournooh, Burnell, Della Valle...diciamo pure tutti i bresciani, compreso Giancarlo Ferrero, a Varese per otto anni, capitano coraggioso che nessuno ha dimenticato, tanto che nel prepartita è stato premiato da Toto Bulgheroni (foto). E noi? E' presto detto. Sotto da subito: 0-5, 17-27, le triple (nostra forza) non entrano, Bilan incontenibile, finisce 19-30. Non li riprenderemo più. Esce Bilan, dobbiamo approfittarne, e in effetti una fiammata c'è, capitan Librizzi mette due triple fantastiche (una in acrobazia estrema), altri due punti, poi triple di Alviti e Gray, ma Brescia risponde colpo su colpo, terzo fallo di Librizzi e si va all'intervallo lungo 40-58. Si teme il tracollo totale. Non sono in giornata né Hands né Johnson, Kao è un fuscello rispetto a Bilan, Tyus sbaglia assai. Terzo quarto: Kao almeno qualche punto lo fa, Libro quarto fallo, sul 51-80 il pubblico fischia impietoso, 58-93. Il quarto quarto è sofferenza pura, Brescia non arretra, sempre aggressiva, non ha pietà di noi, si fa notare il nostro Assui (foto) che gioca più del solito e segna, mette il sigillo anche Ferrero che piazza due triple finali e riceve applausi. Altri fischi e finisce 77-118.
Una partita da dimenticare al più presto. L'effetto Masnago non c'è stato. La Leonessa ci sbrana. Non deprimiamoci e andiamo avanti, anche se ci aspetta la trasferta meneghina.
Forza Varese!!!!

Il sole di ieri



 

C'è sempre un sole di ieri, da rivedere quando l'oggi è nuvole e pioggia. Questo è davvero il sole varesino, ieri sera, al tramonto. Un sole descritto dal cielo e dalle nuvole, bello nell'immaginazione. Per la verità il tramonto richiama alla fine, ma voglio pensare alla vita, anche se oggi mi arriva la notizia della morte del papà di una mia amica. Mi affido alla preghiera che, per chi ci crede, è vita. 

Ma io ci credo? 

Non lo so...però prego. 

Giampaolo: sempar a spàss


 

Complimenti al mio amico e collega Giampaolo Mentasti per questo nuovo libro, frutto della sua passione per i viaggi.

Vi farò sapere quando verrà presentato.  

Ciao Sara


 


Ciao Sara, amica mia.

Ogni ciclista è un mio amico. 

giovedì 23 gennaio 2025

Due


 

...."Già, io...E' possibile che la mia vita , la mia, assomigli alla sua? Lavoro, famiglia, nessuna passione, nessun rischio, nessuna nobile avventura e, alla fine, la morte? Non si può accettare in anticipo l'idea che questo sia sufficiente a riempire la vita, la propria vita, preziosa e unica, e tuttavia...Comincio a credere che un'esistenza qualunque, la più grigia, la più monotona, può estenuare l'uomo tanto da fargli desiderare, una volta invecchiato, il riposo. Al contrario, più la vita è stata fervida e piena, più comprensibile sarebbe il grido del morente: "Come? Di già? Ma non ho fatto ancora niente! Non ho avuto il tempo! ...Non ho vissuto..."......

mercoledì 22 gennaio 2025

Amore sconfinato

                                            Eziofoto
 

L'amore supera ogni barriera.

domenica 19 gennaio 2025

A Cunardo col pirata


 

Da alcuni anni non incrociavo i miei sci da fondo con quelli di Ric, il pirata del Brinzio, oggi in trasferta a Cunardo (a Brinzio non c'è neve) e senza la sua caratteristica bandana piratesca. Foto di rito, per una domenica mattina che vede il ritorno (dopo oltre vent'anni) anche di mia figlia Caterina sulle nevi di Cunardo; lì aveva partecipato, per la Vidoletti, alle provinciali di sci nordico. 

sabato 18 gennaio 2025

Il miracolo della polenta


Sebbene lievemente acciaccata, e troppo 'colorita' sulla parte sommitale, la crosta della polenta è uscita quasi intatta dal paiolo, quindi il miracolo della polenta si è rinnovato, diciotto giorni dopo la tradizionale data del 31 dicembre. Un rinvio reso necessario da motivi familiari, ma che ha dato comunque buoni frutti. Grazie allora ai padroni di casa Luisa (che ha cucinato degli ottimi bruscìtt) e Riccardo e agli amici Paola e Roberto, che hanno condiviso con noi il pranzo. Il paiolo di rame, l'ottima qualità della polenta e la mano esperta di Ric hanno propiziato il nostro tradizionale momento di amicizia intorno alla tavola imbandita.  

 

venerdì 17 gennaio 2025

La notizia non esiste


Incontro interessante 

Giornata nazionale del dialetto


 

Oggi, 17 gennaio, è la Giornata nazionale del dialetto e delle lingue locali. Ecco il mio contributo, una poesia nel nostro bel dialetto.


Angelus

 

I campànn dra Madòna dul Munt bàsan mezzdì;

Angelus dul Signùur, campànn in festa:

Castèll Cabiaij, Brìnsc, Velà, Fujee, la Rasa,

surèll che ciciàren un cant dal pian al ciel.

 

Setèmbar, vùus giuiùus sü al Camp di Fiùur

rampègan dent i fò, i castàn, i pìin

e vann innanz, sa mes’cian cunt i nìul,

par cantà la so gloria al Pà dul mund.

 

Sdraià sùra la prea, i öcc sarà,

a cüntà i culp dul cöör, i bòff dul fiàa,

maseràa sura ‘l grupùn dul Camp di Fiùur,

trövi in festa i campàan dul me paès.

 

S’ciòpa la lüüs du la vöia da pregà

parché ul Signùur al gh’è e ‘l vèed e ‘l sa.

Fann citu, dàsi dàsi, i mè campànn

e ‘l vent ligèer, adèss, gh’ha la Sò vùus.

 

 


 

 

 

 

 

Angelus

Le campane della Madonna del Monte baciano mezzogiorno;

Angelus del Signore, campane in festa:

Castello Cabiaglio, Brinzio, Velate, Fogliaro, la Rasa,

sorelle che chiacchierano un canto dal piano al cielo.

 

Settembre, voci gioiose su al Campo dei Fiori

si arrampicano dentro i faggi, i castagni, i pini

e vanno avanti, si mischiano con le nuvole,

per cantare la sua gloria al Padre del mondo.

 

Sdraiato sopra la pietra, gli occhi chiusi,

a contare i colpi del cuore, i soffi del fiato,

bagnato fradicio sopra la groppa del Campo dei Fiori,

trovo in festa le campane del mio paese.

 

Scoppia la luce della voglia di pregare

perché il Signore c’è e vede e sa.

Fanno silenzio, adagio adagio, le mie campane

e un vento leggero, adesso, ha la Sua voce.