IL GIORNO CHE TREMO' LA NOTTE
ph valentina zanzi
Ringrazio Laura Veroni, con me durante la presentazione del mio libro. Questa è la sua recensione, con domande (qui mancano le risposta) apparsa sul suo blog 'Tutti i colori di Laura'
IL GIORNO CHE TREMO' LA NOTTE di CARLO ZANZI
Macchione Editore
Una raccolta di racconti con tema la morte, affrontato in modo diverso in ognuno di essi.
Alcuni sono leggeri, quasi scanzonati, altri più profondi e invitano il lettore a soffermarsi a riflettere. Ci si ritrova in pensieri, in sentimenti, in emozioni che certamente ogni essere umano prova nel corso della propria esistenza, specialmente da una certa età in poi, quando il pensiero della morte si fa sempre più prossimo.
Ci sono alcuni racconti che hanno più l'aspetto di massime filosofiche, altri che esprimono pensieri su atteggiamenti mentali (ad esempio, l'atteggiamento anoressico di fronte alla fetta di torta). Alcuni seguono il punto di vista dell'oggetto e non della persona, come se questo fosse dotato di vita propria (Ne "Lo specchio", l'oggetto soffre delle sofferenze di chi vi si riflette, facendole proprie).
Poi Carlo passa dal racconto dell'oggetto al racconto della persona basato sull'azione ("Corro affondando", "Picchio il pugno", "Mai fidarsi"...)
Ci sono racconti in cui ci si ritrova nei ricordi dell'infanzia, del gioco con le figurine; c'è la crisi del rapporto di coppia, il tradimento; lo spirito giovanile che si risveglia nell'anziano sciatore al cadere della prima neve; riflessioni sui caduti della prima guerra, nel percorrere i luoghi delle battaglie, nel sedersi sulle pietre dove sedevano i soldati, nel leggere i loro nomi sulle lapidi.
Qualche racconto è un affresco dei nostri luoghi, del Sacro Monte, dei boschi del Brinzio; il laghetto di Ghirla sul quale un uomo anela a pattinare e dove si sviluppa una storia breve con finale misterioso; c'è il ciclista che non si arrende, che sfida le proprie forze per arrivare alla meta prefissata; c'è il tifoso "forzato" che deve tifare Italia nella finale dei mondiali, mentre in realtà spera nella vittoria del Brasile e c'è lui, l'ultimo racconto della raccolta, quello che le dà il titolo: "Il giorno che tremò la notte". Bellissimo, avvincente, da leggere tutto d'un fiato, con un finale dolce-amaro.
E c'è "L'ultimo ballo di un concerto memorabile", aggiunto postumo, che parla di Mock, da leggere con gli occhi del cuore.
Alcuni sono leggeri, quasi scanzonati, altri più profondi e invitano il lettore a soffermarsi a riflettere. Ci si ritrova in pensieri, in sentimenti, in emozioni che certamente ogni essere umano prova nel corso della propria esistenza, specialmente da una certa età in poi, quando il pensiero della morte si fa sempre più prossimo.
Ci sono alcuni racconti che hanno più l'aspetto di massime filosofiche, altri che esprimono pensieri su atteggiamenti mentali (ad esempio, l'atteggiamento anoressico di fronte alla fetta di torta). Alcuni seguono il punto di vista dell'oggetto e non della persona, come se questo fosse dotato di vita propria (Ne "Lo specchio", l'oggetto soffre delle sofferenze di chi vi si riflette, facendole proprie).
Poi Carlo passa dal racconto dell'oggetto al racconto della persona basato sull'azione ("Corro affondando", "Picchio il pugno", "Mai fidarsi"...)
Ci sono racconti in cui ci si ritrova nei ricordi dell'infanzia, del gioco con le figurine; c'è la crisi del rapporto di coppia, il tradimento; lo spirito giovanile che si risveglia nell'anziano sciatore al cadere della prima neve; riflessioni sui caduti della prima guerra, nel percorrere i luoghi delle battaglie, nel sedersi sulle pietre dove sedevano i soldati, nel leggere i loro nomi sulle lapidi.
Qualche racconto è un affresco dei nostri luoghi, del Sacro Monte, dei boschi del Brinzio; il laghetto di Ghirla sul quale un uomo anela a pattinare e dove si sviluppa una storia breve con finale misterioso; c'è il ciclista che non si arrende, che sfida le proprie forze per arrivare alla meta prefissata; c'è il tifoso "forzato" che deve tifare Italia nella finale dei mondiali, mentre in realtà spera nella vittoria del Brasile e c'è lui, l'ultimo racconto della raccolta, quello che le dà il titolo: "Il giorno che tremò la notte". Bellissimo, avvincente, da leggere tutto d'un fiato, con un finale dolce-amaro.
E c'è "L'ultimo ballo di un concerto memorabile", aggiunto postumo, che parla di Mock, da leggere con gli occhi del cuore.
Conosco Carlo da tantissimi anni, vissuti nello stesso paese, prima conoscenti, poi colleghi. Di lui, tempo fa, ho letto il romanzo "Lucine", sul tema dell'immigrazione, e una raccolta di racconti. Ma questo libro è diverso, mi permetto di dire più maturo nello stile, più coraggioso nella scelta delle parole, più audace, più incisivo, più diretto. Ho scoperto un Carlo diverso da quello che credevo di conoscere, molto più vicino al mio modo di pensare e di scrivere, rispetto a quello, oserei dire, più controllato di un tempo.
Carlo affronta il tema della morte con timore e insieme con coraggio, con speranza e rassegnata consapevolezza. Di fondo, anche la tematica di una fede che a tratti vacilla nei personaggi di fronte al dramma umano.
Il libro ha un'origine fortemente personale, la perdita del fratello Marco.
Il libro ha un'origine fortemente personale, la perdita del fratello Marco.
Nel leggerlo, ho voluto sottolineare alcune frasi, che mi hanno particolarmente colpita.
Una delle più incisive è quella dell'introduzione, in cui l'autore dice: "Non c’è slancio vitale più efficace quanto il timore di essere dimenticati."
Una delle più incisive è quella dell'introduzione, in cui l'autore dice: "Non c’è slancio vitale più efficace quanto il timore di essere dimenticati."
Riporto di seguito le altre e lascio al lettore la riflessione su ognuna di esse:
LA DELUSIONE: "Avrei voluto nascere gioia sfrenata".
CORRO AFFONDANDO: "Una giovane davvero ben fatta ruba l’ultima occasione d’abbronzatura: è sola, la osservo, ho emozioni di gioventù, vorrei stare con lei. La sua bella giovinezza mi attrae: con lei sarebbe più facile dimenticare".
UN OMBRELLO CONTRO L’ARIA: "L’estasi durò poco. Pensieri vigliacchi, malandrini, molesti giunsero a intossicare la luce. Se li stava inventando lui per rovinarsi la serata, con quell’abilità tipicamente umana di non saper gestire la foga della mente. Ma aveva in mano l’ombrello e cominciò a menare fendenti contro quel nemico invisibile".
LA PRIMA NEVE: "Ci sarà, per me, domani, l’abbraccio di Dio?"
SETTEMBRE: "Tutti pensano alla morte. Molti, credo, immaginano la scena del proprio funerale, quando gli altri, almeno qualcuno piangerà la nostra dipartita."
"Abbiamo bisogno di sentirci capaci di creare nostalgia."
L’ULTIMO BALLO DI UN CONCERTO MEMORABILE:
"E’ stato allora, diciamo alle ventitré e trenta, che il bimbo si è avvicinato a Mock e gli ha fatto intendere che voleva ballare con lui. Mock, che in quelle canzoni suonava la chitarra acustica, si è staccato dal microfono, si è messo in mezzo alla sala e, continuando anche a suonare, a fare assoli, arpeggi, controcanti e a dare ordini, ha principiato il ballo col ragazzino. E rideva e cantava. I due, avrebbero potuto essere nonno e nipote, erano la rappresentazione vivente e danzante della felicità. Saranno andati avanti una decina di minuti, anche quindici. Era vicina la mezzanotte quando il bimbo ha preso per mano Mock, lo ha fatto abbassare, gli ha lasciato un messaggio nell’orecchio e i due, ne verbum quìdere, senza dire una parola, si sono allontanati, seguiti dai genitori del bimbo. Noi tranquilli, sì, vagamente sorpresi ma tranquilli. Perché preoccuparsi? Un fuoriscena divertente, commovente direi.
"E’ stato allora, diciamo alle ventitré e trenta, che il bimbo si è avvicinato a Mock e gli ha fatto intendere che voleva ballare con lui. Mock, che in quelle canzoni suonava la chitarra acustica, si è staccato dal microfono, si è messo in mezzo alla sala e, continuando anche a suonare, a fare assoli, arpeggi, controcanti e a dare ordini, ha principiato il ballo col ragazzino. E rideva e cantava. I due, avrebbero potuto essere nonno e nipote, erano la rappresentazione vivente e danzante della felicità. Saranno andati avanti una decina di minuti, anche quindici. Era vicina la mezzanotte quando il bimbo ha preso per mano Mock, lo ha fatto abbassare, gli ha lasciato un messaggio nell’orecchio e i due, ne verbum quìdere, senza dire una parola, si sono allontanati, seguiti dai genitori del bimbo. Noi tranquilli, sì, vagamente sorpresi ma tranquilli. Perché preoccuparsi? Un fuoriscena divertente, commovente direi.
La paura è arrivata dopo, quando i due genitori sono tornati senza bimbo e senza Mock, sereni come avessero appena gustato un boccale di birra.
Del bambino e di Mock non si è saputo più nulla. E sono passati dieci giorni.
Tutto il resto è Mistero."
Carlo dichiara: "Dopo trent’anni di scrittura credo di non avere più dubbi: prediligo il racconto al romanzo. Il mio è stato un percorso di potatura, un bisogno di sintesi, la necessità di arrivare subito al ‘dunque’, un avvicinarsi della narrativa alla poesia."
A me personalmente è piaciuto molto il racconto più lungo che avrei voluto leggere ampliato come romanzo.
Carlo tornerà a questa forma narrativa?
L'incontro con l'autore, tenutosi ieri pomeriggio nel salone Estense e di cui ho avuto l'onore di essere la presentatrice, si è rivelato un momento intenso di emozioni.
Un elogio agli organizzatori, all'Assessore alla Cultura del Comune di Varese, Simone Longhini, che ha aperto "le danze", alla bibliotecaria, Chiara Violini, al chitarrista Stefano Zanrosso e alla cantante Cecilia Zanzi, che ci hanno accompagnati e a tutti coloro che si sono spesi per rendere speciale questo pomeriggio.
Molto toccante è stato il momento conclusivo, in cui Carlo e suo fratello Guido, si sono aggiunti al chitarrista, suonando insieme un brano dedicato a Mock.
Un elogio agli organizzatori, all'Assessore alla Cultura del Comune di Varese, Simone Longhini, che ha aperto "le danze", alla bibliotecaria, Chiara Violini, al chitarrista Stefano Zanrosso e alla cantante Cecilia Zanzi, che ci hanno accompagnati e a tutti coloro che si sono spesi per rendere speciale questo pomeriggio.
Molto toccante è stato il momento conclusivo, in cui Carlo e suo fratello Guido, si sono aggiunti al chitarrista, suonando insieme un brano dedicato a Mock.
Si ringrazia la fotografa Valentina Zanzi per le foto messe a disposizione.
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